Un quarto (Fora di paura per Pi Pietro
Un quarto (Fora di paura per Pi Pietro Negozi evacuati e strade bloccate intorno alla Questura di Milano fino all'arrivo degli artificieri Un quarto (Fora di paura per Pi Pietro Ma l'«autobomba» davanti all'ufficio era solo una Panda rubata MILANO. Era solo un'auto rubata, ma che agitazione. Sufficiente a far scattare l'allarme rosso attorno al giudice Di Pietro. Parcheggiata a fianco del Palazzo di giustizia una Panda bianca, per quindici minuti ha messo in allarme la scorta del giudice antitangenti, poi carabinieri e artificieri. Strade bloccate, locali pubblici evacuati, passanti tenuti alla larga, tutto nel timore dell'autobomba. Come ai Parioli. E il fatto che l'auto sospetta fosse parcheggiata proprio davanti alla tavola calda dove spesso vanno i giudici di «Mani pulite» ha portato la tensione a mille. Quindici mesi d'inchiesta e di minacce vere, verosimili, false hanno portato a controlli sempre più accurati ogni passo dei giudici milanesi. Di Pietro in testa. Ventiquattro ore su ventiquattro, di giorno, di notte, anche al ristorante. Particolarmente controllato, ma questo da sempre, il Palazzo di Giustizia: scorte armate, metal detector, telecamere, controlli all'ingresso. E' stata la scorta di Di Pietro, magistrato nel mirino, ad accorgersi di quella Panda bianca. Ferma davanti al self-service «La toga» di via Manara, uno scatolone sul sedile posteriore. E' bastato un controllo, via terminale, a confermare i sospetti: la targa dell'auto corrispondeva a quella di un altro veicolo. «Gli uomini della scorta del giudice ci hanno detto di lasciare il ristorante. All'inizio non capivamo il perché», spiega la titolare della tavola calda. E aggiunge: «Ci hanno fatto andare in fondo alla via, ben distanti. E a quel punto non hanno fatto passare più nessuno. No, Di Pietro e gli altri giudici non erano ancora arrivati». Sirene, carabinieri, artificie¬ ri, agitazione, in pochi minuti la via si è svuotata di passanti per riempirsi di forze dell'ordine. Tenuti lontani anche telecamere e giornalisti. Ad un esperto di esplosivi dei carabinieri il compito di effettuare i primi controlli. Microesplosivo sulle serrature della Panda, botto, niente. Apertura al cardiopalma della scatola di cartone sul sedile: solo alcune videocassette. Allarme finito. E l'auto «solo» rubata è stata portata via con un carro attrezzi. Dai primi accertamenti si è poi scoperto che la Panda «travestita» con la targa MI 8M2904 era stata parcheggiata da un ladro, quanto meno incauto visto il posto scelto, uno dei più controllati di Milano, specie in tempi di minacce, attentati, Tangentopoli. C'era già un acquirente per la Panda truccata, ignaro del bidone che gli stava piovendo sulla testa. Un acquirente sal¬ vato dalla scorta dei giudici antitangenti. Finito l'allarme rosso tutto è tornato tranquillo. «Gli artificieri sono stati velocissimi. Ci hanno messo meno di un quarto d'ora a fare tutti i controlli. Alle due e trenta siamo ritornati nel ristorante», dice ancora la titolare della tavola calda, davanti a un caffè dopo la paura. Che fa novanta, ma non toglie l'appetito. E alle due e trenta in punto arriva Di Pietro, arriva Piercamillo Davigo, anche lui spesso a pranzo nel locale a pochi passi da lavoro, interrogatori, carte, inchiesta, «Mani pulite» e il suo sfracello. Fa Di Pietro alla proprietaria del locale: «Scommetto che adesso non vuole più che venga qui a mangiare?». E poi si siede: pastasciutta, contorno, frutta. Allarme finito. Fabio Potetti
Persone citate: Di Pietro, Fabio Potetti, Piercamillo Davigo
Luoghi citati: Milano
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