IL FALCO CHE ODIA di F. Sq.

IL FALCO CHE ODIA «La guerra alla Cee continua» Il fronte del fflo wm, IL FALCO CHE ODIA COPENAGHEN DAL NOSTRO INVIATO «Non ci daremo per vinti. Faremo ricorso alla Corte costituzionale, perché il Trattato di Maastricht non è compatibile con la Costituzione danese». Per Jens Peter Bonde, leader dell'anti-europeista «Movimento di giugno», la vittoria del fronte del sì non è stata una vera e propria sorpresa: in un certo senso se l'aspettava. Ma per uno che come lui si batte da quindici anni contro la Comunità europea dal suo interno, la resa non ha senso. Ex militante comunista, passato poi al partito radicale, ora «cane sciolto», Bonde fu eletto nel 1979 deputato al Parlamento europeo, nelle file del «Movimento antieuropeista». Un paradosso? certo, ma tutto in spirito danese. Signor Bonde, non considera ormai persa la battaglia? «Nient'affatto. Intanto noi faremo ricorso alla Corte costituzionale. E comunque la battaglia prosegue in Gran Bretagna e in Germania. La ratifica britannica non è affatto scontata. Gli "eu¬ ro-scettici" sono forti nel partito conservatore, ed il tentativo dei laboristi di aderire anche alla carta sociale di Maastricht, che Major era riuscito a non sottoscrivere, potrebbe far saltare la ratifica. Major può contare su una maggioranza di appena 19 voti, e basterà l'assenza di una manciata di deputati per bloccare Maastricht. Quanto alla Germania, il Parlamento tedesco ha votato a favore del Trattato, ma la ratifica non è ancora stata formalizzata, e secondo le nostre informazioni la maggioranza dei tedeschi sono contrari a Maastricht. Infine, non va dimenticato che i criteri di convergenza economica fissati dal Trattato sono estremamente severi, ed oggi solo il Lussemburgo potrebbe entrare a far parte dell'Unione economica e monetaria. In questo modo, è possibile che nel 1996, quando i Dodici dovranno analizzare il cammino fatto, il Trattato venga riconosciuto inadeguato, ed abbandonato». Svezia, Norvegia e Finlandia, gli altri tre «Paesi del Nord», hanno già chiesto di aderire alla Cee, così come l'Austria. Non crede che questo dimostri al contrario la vitalità del Trattato e la necessità di una maggiore integrazione europea? «Non lo credo, perché nei Paesi scandinavi la maggioranza della popolazione è decisamente contraria al Trattato. Solo i politici lo vogliono, ma nei Paesi del Nord il senso della democrazia diretta è molto sviluppato, ed è impensabile che l'adesione alla Cee non venga sottoposta ad un referendum popolare. Anche in Italia, del resto, l'appoggio della popolazione a Maastricht è tutto da dimostrare. I popoli hanno Q diritto di esprimere la propria volontà, e noi ci batteremo per una sorta di "referendum europeo". Quanto alla "integrazione europea", mi consenta: non è altro che un bluff. Di quale integrazione si può parlare quando la Cee rifiuta di accogliere le nuove democrazie dell'Est, limitandosi a dettar loro condizioni politiche ed economiche in cambio di vaghe promesse per il futuro? La verità è che con Maa- stricht si è posta la prima pietra della "fortezza Europa": una potenza militare pensata per competere in modo aggressivo con gli Stati Uniti, con l'Est europeo, con l'ex Unione Sovietica e con il Terzo mondo. Noi non lo accetteremo». E' strano sentire un ex co munista parlare di «fortez< za Europa», una definizione coniata dalla Thatcher. Ma non crede che il conflitto nell'ex Jugoslavia abbia dimostrato la necessità di un maggiore coordinamento europeo nel campo della sicurezza anche militare? «Al contrario. L'Europa si è dimostrata impotente di fronte al le crisi etniche che, domani, po trebberò dilagare verso Est, in fiammando tutto l'ex impero sovietico. La verità è che bisogna rafforzare il ruolo dell'Orni, ed allo stesso, tempo accrescere l'integrazione europea attraverso una struttura che esiste già, e che davvero abbraccia tutto il continente: la Conferenza per la sicurezza e la cooperazione in Europa». [f. sq.]

Persone citate: Bonde, Jens Peter Bonde, Thatcher