Lilli la rossa nel firmamento Rai; in diretta con lo Spirito Santo

Lilli la rossa nel firmamento Rai; in diretta con lo Spirito Santo AL GIORNALE Lilli la rossa nel firmamento Rai; in diretta con lo Spirito Santo La matrona Buttiglione ci ricorda il canone Il comportamento della Rai forse non fa pensare (non se la prendano i letterati) al capolavoro di Italo Svevo, là dove il protagonista, Zeno Cosini, nel pieno contesto del fronte di guerra, altro non pensa che al suo caffellatte, non ancora preso? Il 27 aprile scorso Ciampi riceve l'incarico di formare il nuovo governo: ci aspettiamo notizie e novità, data la situazione del Paese, ed invece la Rai d'altro non si preoccupa che di chiedere il «suo governo», scaduto da circa cinque mesi. La Rai, isola felice, lo «Stato» nello Stato, al di sopra d'ogni senso e dissenso comune. Il video s'accende e si spegne secondo particolari geometrie di palazzo: «Questo servizio andrà in onda in forma ridotta», ripete la nota della copertura sindacale. Fortunatamente c'è il telecomando, ne siamo grati alla scienza tecnologica. Il firmamento luccica di «Stelle dal Corno d'Africa» alle quattro Corna dell'Universo: spunta dalle sabbie mobili, tra fuochi di vestali, la vergine Carmen; la rossa Lilli, donna di polso, porta sul polso il segreto della vittoria; suade con voce di matrona la venerata e ringiovanita Buttiglione, perché si paghi, al più presto, il canone della televisione. Guai a voi, recalcitranti refrattari, contrari per ragioni d'opinione, ben lo sanno i leghisti bresciani, in tempi, poi, non tanto lontani! Chi non ricorda la sera del 25 novembre 1991, alle ore 20, tutti inchiodati al televisore, in attesa dei risultati delle consultazioni amministrative di Brescia? Improvvisamente, irto, con gesto di tribuno, compare sul video il beautiful Bruno. Nel nome del partito cristiano, Lui, il direttore del Tgl, scomunica il voto bresciano: «Vedremo chi sarà in grado di formare il governo in quella città». Bruno Vespa non è più il direttore del Tgl, ma voci maligne dicono che goda ancora della scorta d'onore, pagata dallo Stato. Alle nuove reclute, maschi e femmine, sia reso obbligatorio un corso di educazione linguistica e fonica: non si pretende la purezza fiorentina del Bembo, né la sintesi armoniosa delle «migliori parlate cortigiane», sostenuta dal Trissino, si parli «da cristiani». Armando Santemi, Torino Il Papa per i nipotini di Enrico Vili Ho letto con stupore, misto a divertimento, che per gli inglesi il futuro Papa sarà Carlo Maria Martini S. J., Arcivescovo di Milano. A me non risulta che ai nipotini di Enrico VIII sia stato riservato un «filo diretto» con lo Spirito Santo, ma dopo quanto ho letto, mi ricredo. La loro certezza sul futuro sommo Pontefice mi lascia senza parole. Evidentemente dopo i problemi sorti con «l'ordinazione femminile» è forte negli anglicani la voglia di rivalsa. Il cardinale Martini è indubbiamente un erudito uomo di Chiesa, ma non è detto che riesca a ottenere i voti dei cardinali nel prossimo Conclave. Egli a quanto pare, una volta eletto, e come moderato (!?), avvierà una vera e propria rivoluzione (o meglio concluderà la protestantizzazione della Chiesa iniziata con il C. Vaticano II!): ammissione delle donne al sacerdozio, fine del celibato obbligatorio, via libera alla libera interpretazione dei testi sacri... Bontà loro gli inglesi le chiamano moderate; m'immagino se fosse un innovatore cosa do- vrebbe fare: forse concedere la poligamia ai preti o il diritto al matrimonio per le suore? Spero proprio che tutto ciò sia frutto del probabile humor britannico perché un Papa che osasse fare anche solo una delle cose dette nell'articolo si troverebbe di fronte a una rivolta al cui confronto l'attuale «caso» anglicano sarebbe poco o nulla. La Chiesa ha bisogno d'un grande Papa, un Pio XIII restauratore. Un Papa che non abbia paura a levare alta la voce contro lo scandalo della moschea nella città di Pietro; un Papa che richiami nell'ovile di Santa Romana Chiesa le pecore smarrite delle chiese scismatiche. A me non sembra che Martini risponda a queste caratteristiche e sarei proprio contento se ancora una volta valesse il proverbio «Chi entra in Conclave Papa ne esce cardinale». Marco Zanlorenzi Bianzè (Vercelli) Nel nostro Paese sole e benessere Vorrei fare una riflessione e dare risposte a chi disprezza la nostra Italia in pubblicazioni maldicenti, e credo che tutti gli italiani e il mondo siano con me d'accordo. Ma perché «Porca Italia» quando il nostro Paese è meraviglioso con un meraviglioso Presidente, quando qui ci si trova libertà e benessere, un Paese che dà ospitalità a stranieri, con un Agnelli che da anni dà lavoro assicurato a chi ha voglia di lavorare, e un Berlusconi che assicura l'avvenire ad artisti bravi e non bravi e poi abbiamo tanto sole e tanta voglia di vivere per migliorarsi sempre di più. cav. Maria Condìo, Imperia Bologna, in fumo il diritto alla salute Scrivo per dimostrare il mio disappunto alla notizia pubblicata su La Stampa dell'8 maggio. Si tratta della sentenza del Tar di Bologna che ha delegittimato l'ordinanza del sindaco relativa al divieto di fumo nei locali pubblici e negli ambienti comunali della città. La soddisfazione della «Ai» che si augura che questa sentenza «sia di esempio per tutti gli amministratori pubblici», mi lascia perplessa e amareggiata. Vedo infatti nell'iniqua sentenza del Tar l'autorizzazione ad una forma di palese prevaricazione, inciviltà, offesa e sommo dispregio per uno dei più elementari diritti della persona: il diritto sacrosanto di tutelare e difendere la propria salute. Mi spiace che a Bologna, spesso esempio di vivere civile, sia stata emessa una sentenza che con questo è in netto contrasto. Adele Jus, Ivrea «I miei diari al sicuro dai sovietici» A proposito del titolo che mi riguarda in «Tuttolibri» del 15 maggio, vorrei precisare che i miei quaderni di Cuba ormai da tempo non hanno niente di segreto. Altrimenti non ne avrei parlato per telefono a Battista. In realtà i servizi cubani microfilmavano tutto ciò che scrivevo e anche a me questo serviva per tastare il polso di poteri vicini e inawicinabili. Quando anche i sovietici mi chiesero di leggere i miei diari io avevo già messo al sicuro quei quaderni lontano da loro. Ma in quelle pagine non ho mai scritto niente di sensazionale; tanto che nel 1970, quando le feci leggere a Laterza, l'editore me le restituì come materiale di scarso interesse per il nostro Paese. Saverio Tutino Cortona (Arezzo) «Mai fatto film porno-soft» In relazione all'articolo dal titolo «Quanti flop, coi soldi pubblici» apparso su La Stampa del 27 aprile '93, preciso: 1) Il mio film La casa del buon ritorno è stato realizzato nel 1986 e non nel 1992, ed ha ottenuto un finanziamento di 220 milioni, lontanissimo dalla «media» di quattrocento milioni a cui si fa riferimento nell'articolo; 2) Ho ottenuto dal 1981 al 1993, 5 e non 6 «aiuti ministeriali», per i film: Il cavaliere, la morte e il diavolo; La casa del buon ritorno; Rosso di sera; Diceria dell'untore; In viaggio verso Est. Questi film, immessi sui circuiti cinema/Tv/home video italiani ed esteri, hanno ricevuto oltre all'attenzione ed a volte il consenso della critica, anche riconoscimenti e premi non solo in Italia; 3) Nella mia non ignota attività professionale non ho mai realizzato né uno né «parecchi film porno-soft». Beppe Cino, Roma