Costanzo in tv: batteremo la mafia

Dopo l'autobomba il presentatore è tornato al Parioli per registrare la puntata del suo show Dopo l'autobomba il presentatore è tornato al Parioli per registrare la puntata del suo show Costanzo in tv: batteremo la mafia E Santoro dal palco: l'agguato è fallito per questo alla fine vinceremo noi ROMA. «Mi spiace per quelli che avranno pensato: insomma, Costanzo doveva morire, altrimenti che attentato è? Sì, mi spiace di averli delusi». Una risata. Finalmente. Dopo gli applausi, le lacrime e i colpi di tosse, il teatro Parioli si fa una grande risata, alla faccia di chi gli ha voluto male. Ridono, nelle ultime file, gli occhi ancora lucidi di pianto, le famiglie degli sfollati di via Fauro, a cui Costanzo pochi attimi prima ha solennemente promesso il suo appoggio, affinché riabbiano presto una casa. Ridono le tre' ragazze arrivate in motorino da Centocelle, che è sempre un bel viaggetto, con i loro mazzi di rose rosse che il servizio d'ordine non voleva lasciar passare. E ride, proprio sotto il palco, la solita coppietta - il generale con signora - che ogni lunedì sera arriva al Parioli e si siede lì, al solito posto, come un portafortuna. La platea tira il fiato, ma lassù, sotto i riflettori, ridere è ancora difficile: Costanzo ha pronunciato la battuta liberatoria, ma adesso si tormenta il baffo con un accanimento meno naturale del solito. E vicino a lui Michele Santoro, bianco come un cencio, scioglie la tensione a modo suo, e cioè con un mix di rabbia e retorica: «Maurizio è vivo, questi delinquenti hanno sbagliato. E se hanno sbagliato, possiamo sconfiggerli». Buoni sentimenti, commozione, paura. Prima di quella risata così bella, così vincente e vittoriosa, fuori e dentro il teatro sono sfilate molte emozioni, ma con un pudore e una compostezza forse inaspettate. Per Costanzo è il primo giorno di lavoro dopo l'attentato. Il primo giorno di una nuova vita. Si presenta al Parioli verso le cinque, la sua «164» strizzata fra altre due macchine di scorta. Le auto passano veloci e Costanzo ha appena il tempo di alzare gli occhi verso quel lenzuolo appeso al primo piano della casa di fronte, su cui a caratteri rossi hanno scritto: «La voglia di cambiare non si ferma con le bombe». Il lenzuolo sventola, abbandonandosi al ponentino della sera: in fronte a lui, sul tetto del teatro, ogni tanto fanno capolino due carabinieri, ultimo avamposto di uno schieramento di poliziotti e artificieri antisabotaggio. Alle cinque e mezzo, da una «Tipo» bianca scende la compagna di Costanzo, Maria De Filippi, che si è vestita come la sera della bomba, forse per esorcizzarne il ricordo: camicetta rossa, jeans, scarpe da basket. Il suo uomo la ringrazierà pubblicamente, in trasmissione. Gli abitanti della zona cominciano a far ressa. C'è voglia di entrare, ma ce n'è anche tanta di chiamarsi fuori. Due signori, rappresentanti di un fantomatico «comitato» del quartiere, vogliono che il «Costanzo Show» emigri altrove: «A teatro bisogna fare teatro, non politica», spiegano. «E' una vechia storia», replica il pres'entatore. «Questa è gente che, pur di non avere me, avrebbe preferito una discoteca gestita da arabi...». Sono le sei, e Costanzo è ai piedi del palco. Ha la faccia di un uomo che di fronte al pericolo non si è comportato da fanatico, ma da persona normale: ha avuto paura. Normale. E' la parola che Costanzo si affannerà a ripetere per tutta la sera. «Io non sono un eroe, anzi, gli eroi mi fanno anche un po' senso... Vado avanti. Niente di più, niente di meno. Non salgo sul cavallo bianco, ma nemmeno scendo da quello su cui sto». Il suo «cavallo bianco» sarà la trasmissione di giovedì prossi¬ mo, nell'anniversario dell'assassinio di Falcone. E la sorella del giudice gli ha appena telefonato, uno dei mille attestati di solidarietà che in queste ore gli piovono addosso. «Andiamo avanti». Lo ripete, in camerino, il suo alter-ego Bracardi, il pianista silenzioso. Poi i due uomini si avviano come sempre verso le scalette, il palco, i riflettori. Il pubblico salta in piedi, per due-minuti-due di applausi. Anche Costanzo e Bracardi applaudono: e mentre uno si arriccia il baffo, l'altro tira su dal naso. Costanzo vorrebbe parlare e invece tossisce. «Scusate, un po'd'emozione». Arriva Santoro, suo partner televisivo nel- la serata anti-mafia di giovedì: «Volevano ridurci al silenzio. E allora dovremo fare rumore». E promette suoni di campane e sirene di fabbriche, per dopodomani. Poi anche lui dice: «Nessuna bandiera bianca. Continuiamo». Sì, continuiamo. Arrivano gli ospiti. Ospiti normali. C'è Gioele Dix, la donna molestata sul lavoro prima da un capufficio uomo e poi da un capufficio donna, l'ex cassiera diventata attrice, «perché un giorno un fotografo venne a fare la spesa da me». Bomba o non bomba, lo spettacolo continua. Massimo Grameiiini Ma un comitato di quartiere chiede «Via dal teatro chi fa politica» w Maria De Filippi, l'attuale compagna di Maurizio Costanzo Maurizio Costanzo, costretto a girare con la scorta dopo l'attentato di cui avrebbe potuto essere vittima venerdì scorso all'uscita dal teatro Parioli

Luoghi citati: Falcone, Roma