«Bosniaci, sospendo gli aiuti» di Foto Reuter

«Bosniaci/ sospendo gli aiuti» «Bosniaci/ sospendo gli aiuti» II miliardario George Soros: sono inutili LA POLEMICA DEL FILANTROPO GPARIGI EORGE Soros non ha problemi di insonnia. «Sì, dormo benissimo con i miei miliardi», dice divertito. Anche quando riposa, infatti, continua a guadagnare soldi. In una notte, il 16 settembre '92, giorno di burrasca per lo Sme, il suo patrimonio è cresciuto di un miliardo di dollari. In Inghilterra lo hanno definito «l'uomo che ha messo la sterlina alle corde». La tempesta monetaria dell'autunno scorso gli ha fatto guadagnare due miliardi di dollari. Sette mesi più tardi, Soros ha fatto di nuovo parlare di sé, questa volta sul mercato dell'oro: comprando per 400 milioni di dollari una partecipazione in una delle più grandi miniere d'oro degli Usa, ha fatto balzare in alto il valore del metallo giallo. A 63 anni, quest'uomo tranquillo, capace di far tremare le Banche centrali di tutto il mondo, dice che «si è ritirato dagli affari». Nella sua suite del Bristol Hotel (è di passaggio a Parigi per la presentazione del suo libro «Salvare la democrazia all'Est»), si cercherebbe invano l'armamentario del perfetto magnate della finanza. «Un telefono, è tutto quanto mi serve per tenermi al corrente di ciò che succede», sostiene sorridente. Squilla il telefono e lui risponde in ungherese, la sua lingua materna. E dalla cartella di cuoio esce il libro di Strobe Talbott, il nuovo ambasciatore di Clinton per l'ex Urss: «At the Highest Level». «E' un libro che dimostra come gli americani non avessero capito i cambiamenti rivoluzionari all'Est». Sin dall'inizio delle rivoluzioni nel blocco comunista Soros ha intrapreso una nuova strada. Grande speculatore in Occidente, è un filantropo all'Est. Attraverso una rete di fondazioni create in 18 Paesi ex comunisti dà il suo contributo alla costruzione della democrazia, adoperandosi per favorire l'apparizione di tante «società aperte». Alle sue fondazioni - spiega consacra la maggior parte del tempo e 50 milioni di dollari l'anno, ai quali bisogna aggiungere, nel '92, un prestito di 25 milioni di dollari alla Macedonia, un contributo di 100 milioni di dol- lari per aiutare la ricerca scientifica in Russia e un altro di 50 milioni in aiuti umanitari alla Bosnia. Quest'ultimo è stato sospeso l'altro giorno - come è stato. fatto sapere in una serie di inserzioni sui quotidiani - perché «l'inazione dei governi» nella ex Jugoslavia ha reso «le iniziative umanitarie dei privati una missione impossibile». L'annuncio era firmato, tra gli altri, da Sadruddin Aga Khan, ex alto commissario dell'Orni per i profughi. Per il ragazzo ebreo ungherese, costretto a vivere sotto falso nome durante l'occupazione tedesca prima di fuggire dal comunismo a 17 anni, le fondazioni Soros sono una straordinaria rivincita. Quando arriva a Londra nel '47, si mette subito a cercare i soldi che gli permettano di studiare. Entra alla London School of Economics, dove impara com'è naturale - i segreti dell'economia, ma si familiarizza anche con le teorie di Karl Popper, il cui libro «La società aperta e i suoi nemici» è per lui una vera e propria rivelazione. Dopo un periodo alla City, parte per gli Usa nel '56, quando nella sua città Budapest - i carri armati sovietici schiacciano la rivolta. A Wall Street lavora come analista fìnaziario fino al giorno in cui fa il grande passo: nel '69 crea il suo fondo di investimento, il Quantum Fund, registrato a Curacao. Oggi, Soros è arrivato alla notorietà internazionale grazie al suo ruolo nella tempesta monetaria di settembre, tanto che alcuni esponenti del governo francese hanno parlato con lui per convincerlo della stabilità del franco. Non senza successo, visto che lui afferma di «aver avuto un ruolo costruttivo nella difesa del franco non per senso civico - precisa - ma perché era mia convinzione che la sua difesa sarebbe stata coronata da successo». E adesso c'è un «effetto Soros». Si viene a sapere che il miliardario americano si sta interessando ai titoli giapponesi? Subito, il rialzo del mercato giapponese si accelera. Quando a Washington, due settimane fa, il cancelliere dello Scacchiere Norman Lamont propose che l'Fmi vendesse una parte delle sue riserve d'oro per finanziare nuovi crediti ai Paesi del Terzo Mondo, si sospettò immediatamente che si trattasse di una manovra per vendicarsi di Soros - il «giustiziere» delle monete - allo scopo di far scendere il valore dell'oro. Un sospetto che ha sfiorato lo stesso Soros: «Quella è stata anche la mia impressione». Entrato nel mondo dei ricchi e dei potenti, è ora sulla grande po¬ litica - essenzialmente sulla sua visione del futuro dell'Europa dell'Est e della Russia - che Soros vuole dire la sua. Lui ha il grande merito di essersi interessato all'Est nel momento in cui tutto doveva ancora succedere. Viene riconosciuto, per esempio, il ruolo della fondazione Soros in Ungheria, fondata nell'84, che si sforzò - spiega - «di provocare delle piccole fratture nel comunismo». A Budapest, alla fine degli Anni 80, le sale della fondazione diventarono un'isola di democrazia. Lì si poteva incontrare l'Ungheria che conta: persone brillanti e indipendenti che erano, di fatto, già uscite dal comunismo. Le sue fondazioni hanno conosciuto vicende alterne, a seconda dei Paesi. In Cina, è stata ben presto abbandonata, dopo che era stata infiltrata dai servizi segreti. In Polonia, la sua organizzazione fece un primo tentativo con alcuni intellettuali di Solidarnosc ma senza grande successo. La storia della fondazione Soros a Mosca, «parallela all'evoluzione della società russa», comincia invece nell'87. Sakharov declina un'offerta di collaborazione, convinto che l'organizzazione possa venire inquinata dal Kgb. Ma, alla fine, la fondazione è riuscita a varare alcuni programmi, in particolare uno in collaborazione con il ministero dell'Educazione per sostituire l'insegnamento del marxismo-leninismo con quello delle scienze umane. Lo spietato speculatore di Wall Street si è quindi trasformato in un San Giorgio? Intellettuale frustrato, Soros ha trovato uno scopo nella filantropia. «L'impegno nell'Europa dell'Est ha trasformato la mia vita», ha scritto nel suo libro. «Durante le rivoluzioni dell'Est, il mio ruolo personale ha superato quello delle mie fondazioni. Sono diventato una sorta di uomo di Stato senza Stato. Obiettivamente, lavoro per il bene dell'umanità». Preoccupato che il nazionalista Milosevic possa avere dei seguaci, Soros mette in guardia i governi dell'Europa dell'Est contro il fenomeno «Nadi» (acronimo di «dittatura nazionalista») che si sta allargando nella vasta area ex comunista. E chiede alla Cee di servirsi dei «mezzi di pressione di cui dispone» - vale a dire degli aiuti economici - per costringere i nuovi regimi dell'Est a rispettare le regole della democrazia. Sylvie Kauffmann Francois* Lazare Yves-Michel Riols Copyright «Le Monde» e per l'Italia «La Stampa» «E ilfallimento dell'Occidente» Profughi musulmani e sopra George Soros [foto reuter]