Martelli caso da archiviare di Claudio Martelli
Per i giudici non avrebbe preso la tangente da 200 milioni Per i giudici non avrebbe preso la tangente da 200 milioni Martelli/ caso da archiviare Ma sarà il Gip a decidere. Resta aperto il procedimento sul Conto Protezione Avvisi a tre de e tre socialisti: c'è anche Beppe Garesio, condirettore dell'Avanti! MILANO. Una buona notizia, da Tangentopoli, per Claudio Martelli. I magistrati del pool «Mani pulite» hanno chiesto l'archiviazione della posizione dell'ex ministro della Giustizia indagato per una tangente di 200 milioni. Soldi versati dall'imprenditore Paolo Scaroni della Techint per gli appalti Enel, e poi finiti su un conto svizzero presso la banca Pictet di Ginevra. Intermediario dell'operazione: Sergio Restelli, segretario particolare di Martelli, da settimane detenuto a San Vittore. No, non basta la parola di Paolo Scaroni per mettere sotto processo Claudio Martelli. E Sergio Restelli, che dal carcere continua a ripetere «quei soldi non sono finiti a Martelli», fa da diga alle indagini dei magistrati. Adesso l'ultima decisione spetta al giudice per le indagini preliminari. E mancano solo due giorni alla data ultima per inviare l'eventuale richiesta di autorizzazione a procedere contro l'ex ministro. Ma per Martelli è una buona notizia solo a metà. I suoi guai a Tangentopoli continuano. E alla Camera tocca decidere sulla richiesta di autorizzazione a procedere, inviata già da tempo, che riguarda il conto Protezione. Una vicenda costata a Martelli la poltrona di ministro, e la tessera del partito. Primo caso, nella storia di «Mani pulite», di doppie dimissioni. Martelli mezzo salvato, per tanti altri sarà ancora una settimana di fuoco. «E' in arrivo un terremoto», dicono in procura. E fioccano gli avvisi di garanzia. Sette in un colpo solo, addirittura due in una volta per Severino Citaristi, ex cassiere nazionale della de, «beccato» questa volta per gli appalti Aem a Torino e per i telefoni di Stato. Corruzione e violazione della legge sul finanziamento pubblico le accuse per lui. Solo violazione al finanziamento per tutti gli altri. E sono: Beppe Garesio, psi, attuale condirettore dell'«Avanti!», ex segretario regionale del garofano in Piemonte, mazzetta da 100 milioni, in dollari; Giusi La Ganga, psi, 250 milioni da aziende del gruppo Fiat; Antonio Testa, psi. Nel mazzo anche due democristiani, l'ex ministro dei trasporti Carlo Bernini e Romeo Ricciuti. Dicono entrambi: «Siamo sorpresi». E respingono le accuse. Non solo buste gialle, ieri a Tangentopoli. E a San Vittore finisce Teodorico De Angelis, ex amministratore delegato della Astaldi costruzioni. Ha pagato 350 milioni per appalti Fs. Poi ci sono gli interrogatori. A partire da Antonio Mosconi, il top manager Fiat scarcerato sabato. Rinviato invece a mercoledì quello di Franco Nobili, ex presidente Iri, i giudici hanno ascoltato il manager della Sasib (gruppo De Benedetti) Antonio Altobelli, Alessandro Marzocco della Socimi e in carcere Gianstefano Buzzi, ex capogruppo del pds in Regione. Tre interrogatori con al centro le mazzette e i finanziamenti illeciti al pei. Se Altobelli nega di aver mai incontrato l'ex tesoriere del pei Renato Pollini, ora a San Vittore, Marzocco conferma di aver versato 500 milioni al partito, 200 dei quali su un conto occulto in Austria. E' pure tempo di processi a Tangentopoli. E per il filone delle discariche lombarde arrivano le prime condanne patteggiate: ammissione di colpa e sconto di pena per due politici (un democristiano e un psi) e un imprenditore. Due anni di carcere e 270 milioni di risarcimento la condanna per Luigi Martinelli, ex consigliere regionale de. Oreste Lodigiani, ex segretario amministrativo del psi in Lombardia, se la cava con meno: un anno di carcere e 150 milioni da restituire. L'imprenditore Gino Nicoletti ha invece ottenuto una condanna a un anno e 4 mesi, più 100 milioni da restituire. Fabio Paletti Claudio Martelli
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