L'ONESTA CONDANNATA A MORTE di Ferdinando Camon
Napoli, ragazzo ucciso davanti ai genitori. Il padre lotta con l'assassino che riesce a fuggire L'ONESTA' CONDANNATA A MORTE UN ragazzo a Napoli interviene contro due scippatori, e per questo più tardi vien cercato e punito dai malviventi con una condanna a morte: è il rovescio delle vecchie storie moralistiche, in cui l'eroe fa bella figura. I padri faranno ai figli un solo commento: mai fare come lui, pensate ai fatti vostri. Lo direbbe, se potesse, anche il ragazzo che è stato ucciso. Perché lui credeva che bastasse far scappare la coppietta di ladruncoli, un po' di coraggio e la cosa finiva. Invece no: disturbando i malviventi ti metti contro di loro non per un attimo ma per la vita. Tu sei sprotetto, non c'è polizia, Stato o legge che ti difenda: ti salvi nascondendoti, non facendoti vedere, lasciandoli fare: ognuno per sé, come in guerra. Pochi giorni fa a Roma è accaduto un episodio che doveva, nella mente di chi l'ha progettato, avere conseguenze ben più gravi, una strage: bene, pochi minuti dopo l'esplosione la polizia raccoglieva testimonianze e tracciava un paio di identikit. Stampa e tg commentavano: «Roma non è Palermo», a Roma il delinquente rischia, a Palermo o a Napoli rischia il cittadino onesto. Come mai questa dicotomia? Cambia forse la razza? Ma no, il fatto è che più scendi e meno si fa sicura e capillare la presenza dello Stato, più capisci di doverti arrangiare da solo. Se intervieni nella morte degli altri, ne verrai contagiato, e morrai tu. L'esempio di questo ragazzo finisce per essere dannoso per lo Stato, ne dimostra la debolezza. I bravi cittadini rafforzano lo Stato dove c'è. Dove non c'è, ne mostrano l'assenza. Questo atto eroico voleva dire: viviamo e siamo giusti. Finisce per significare: vivi e lascia morire. Ferdinando Camon
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