La pausa per il caffè non è reato di Fulvio Lavina
Il giudice di Asti assolve 22 impiegati di una Usi denunciati per truffa Il giudice di Asti assolve 22 impiegati di una Usi denunciati per truffa la pausa per SI caffè non è reato «Il dipendente esce, si ritempra e rende di più» ASTI. L'impiegato di un ufficio pubblico che esce durante l'orario di lavoro per bere un caffè non commette reato. Anzi, la «pausa di ristoro ritempra le energie psico-fisiche del dipendente e consente quindi un maggior rendimento». Lo ha stabilito un giudice di Asti, Franco Corbo, nel decreto con il quale ha archiviato il caso di 22 dipendenti dell'Usi denunciati per truffa e sospensione di pubblico servizio. «Il caso astigiano è destinato a far giurisprudenza» commentano gli avvocati della difesa. I fatti. Tra l'estate e l'autunno del '91, i carabinieri si erano appostati davanti agli uffici dell'Usi astigiana (1600 addetti), filmando e pedinando di- {tendenti che uscivano, durante 'orario di lavoro, senza timbrare il cartellino. Nella relazione si citavano impiegate tra i banchi del mercato, funzionari troppo spesso al bar, dipen¬ denti a casa della mamma ammalata o a fare compere in una gioielleria del centro. Ma in alcuni casi le «apparenze» hanno tratto in inganno. Il funzionario sorpreso al bar, per esempio, ha potuto dimostrare di avere avuto un incontro di lavoro fuori ufficio. In altri casi, alle uscite di servizio s'erano aggiunte «soste personali». Per un solo dipendente è stato disposto il rinvio a giudizio: è stato accertato che quando usciva per andare a pranzo (in mensa) non timbrava il cartellino. Per tutti gli altri il caso è stato archiviato. In 18 cartelle il magistrato spiega perché non si debba procedere. E' una disquisizione sottile che assolve i dipendenti, ma mette sotto accusa la tolleranza di certi enti pubblici. Scrive il giudice: «Per prevedere il reato di truffa, avrebbero dovuto essere messi in atto quelli che il codice definisce ar¬ tifizi o raggiri: in questo caso i lavoratori uscivano tranquillamente dal posto di lavoro, convinti dal tacito assenso dei responsabili dell'Usi». Una situazione che secondo il giudice era di fatto tollerata, anche se forse non ammessa, dall'amministrazióne pubblica, tant'è che la stessa Usi non aveva previsto controlli sui movimenti dei propri dipendenti. «Il mio compito è di accertare se vi siano fatti che possano essere considerati come reati. Non certo andare a giudicare episodi di malcostume, per quanto diffusi possano essere. Direi che rèsta aperta ima questione morale, più che penale» commenta Corbo, un magistrato quarantenne, giudicato da colleghi e avvocati molto attento e preparato. Uscire per prendere un caffè, dunque, sarà poco «morale», ma non è un reato. Fulvio Lavina
Persone citate: Corbo, Franco Corbo
Luoghi citati: Asti
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