«lo, Padre nudo davanti alla giovinezza»

Torino: incontro con Orsini protagonista di «Affabukzione», in scena stasera al Carignano con la regia di Ronconi Torino: incontro con Orsini protagonista di «Affabukzione», in scena stasera al Carignano con la regia di Ronconi «lo, Padre nudo davanti alla giovinezza» «Sarò un Edipo travestito da industriale del Nord» MA sì, Gassman. Per due volte «Affabulazione» è stata messa in scena e interpretata da Vittorio Gassman. E come si fa a dimenticare la sua voce, le marcature dolorose dei toni, le sonorità di bronzo? Interpretare il personaggio del Padre significa - anche - combattere contro Gassman. No? Umberto Orsini acconsente, ma aggiunge di non avere mai avuto questa preoccupazione: «E' ovvio che resti la sua voce, è la più imitabile d'Italia. Ma fin dall'inizio sapevo che, in mano a Ronconi, il testo sarebbe diventato una cosa diversa». Diversa come? «Abbiamo tirato via il gonfio, il falso tragico e abbiamo cercato di fare una tragedia veramente contemporanea, con sporcature dialettali. Io non recito il personaggio del Padre come un Edipo travestito da industriale dei Nord, ma come un industriale del Nord che recita inconsapevolmente Edipo». E con quali risultati? «Il Padre è un assassino e la sua tragedia è la storia di un assassinio. Non lo dimentico. Perciò il tratto è più brutale, più netto. E' un altro approccio. Il che dimostra che Pasolini è un vero autore di teatro. Soltanto il teatro di un vero autoreti presta ad approfondimenti. Un autore me¬ dio non lo sopporterebbe». E' per questa ragione che si può quasi cancellare Gassman? «Io sto dentro a un concetto di spettacolo diverso dal suo. E io stesso ho un peso diverso. Io sono un peso piuma, il che non impedisce che si sia campioni nella propria categoria». Il lavoro preparatorio con Ronconi è stato lungo e meticoloso... «Il processo è stato sorprendente. Ronconi sa come far entrare in crisi un attore, lo porta per sentieri sconosciuti, gli cancella le certezze, 10 impigrisce. Quando lavori con lui ti adagi, perché sai che sarà lui a scoprire le cose». Per esempio? «Non avrei mai immaginato che l'interrogatorio in commissariato si potesse svolgere in stile Repubblica di Salò. Invece deve essere così, perché questo interrogatorio convince il Padre ad uccidere 11 figlio, rivela la sua natura priva di pietà, mette in luce l'uomo che non vuol farsi sconfiggere dalla giovinezza del figlio». Aggiunge: «Lo spettacolo è molto esplicito, non nella nudità, non nella scandalosità, ma nei concetti». Che è un modo di dare corposità ai lunghissimi monologhi. «I monologhi non sono soliloqui, sono lo strumento con cui il Padre guarda dentro se stesso e affronta realtà diver- se. E' un lavoro meticoloso di dosaggio. Perciò lo spettacolo va fatto come uno spartito, deve avere una circolarità precisa. La bravura va concentrata durante le prove, poi non resta che eseguire. E' il lavoro moderno dell'attore che ha la fortuna di lavorare con un regista-autore. Si tratta poi di non tradirlo. Quando sono convinto del lavoro di un regista, lo difendo sempre, fino all'ultima replica». Nel lungo lavoro preparatorio ha scoperto qualche verità insospettata? «Ho scoperto che Pasolini non è noioso e che rischia di essere quasi popolare. Chissà se questo spettacolo gli rende il giusto servizio. Quasi certamente sì: ha dentro una terribile esplosione di forza, di concretezza, di chiarez¬ za. E mi basta che quattro, cinque persone in sala riescano a capire fino in fondo il nostro lavoro per sentirmi felice». Sembra un'affermazione snob. In realtà è il riflesso di un'operazione difficile. E Orsini è ormai abituato ad affrontare imprese complesse e non popolari. Dice: «Se poi diventano popolari, come accade, fingo di sorprendermi». Eccolo dunque pronto alla scommessa, pensando già alla quasi sicura trasferta parigina di «Affabulazione»; pensando a «Un marito» di Svevo che interpreterà con la regia di Castri nel varco tra le recite torinesi e la ripresa primaverile di Roma. Ma lui è così. Chiedergli di fermarsi significherebbe ucciderlo. TORINO. Va in scena stasera al Carignano l'anteprima a inviti di «Affabulazione» di Pier Paolo Pasolini, nuova produzione del Teatro Stabile diretta da Luca Ronconi. Lo spettacolo è interpretato da Umberto Orsini (il Padre), Paola Quattrini (la Moglie), Marisa Fabbri (la Negromante), Carlo Montagna (l'Ombra di Sofocle, ma anche il Prete, il Medico, il Commissario, il Mendicante e il Ferroviere), Alberto Mussap (il Figlio), Martina Guideri (la Ragazza). Le scene sono di Carmelo Giammello, i costumi di Ambra Danon. Le musiche sono a cura di Paolo Terni. Servizi di Osvaldo Guerrieri In gruppo per «Affabulazione»: Ronconi, Orsini, Fabbri, Quattrini o Montagna

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