Cannes nel nome del bambino Re di Lietta Tornabuoni

In «Louis, enfant roi» e «Fiorile» si fondono Storia e piccoli protagonisti: le tendenze del Festival In «Louis, enfant roi» e «Fiorile» si fondono Storia e piccoli protagonisti: le tendenze del Festival Cannes nel nome del bambino Re L'educazione del futuro monarca raccontata con fasto da Planchon CANNES DAL NOSTRO INVIATO Raggiunti dall'inevitabile interrogativo sulla crisi del cinema italiano, Paolo e Vittorio Taviani quasi si mettono a ridere: «Sono vent'anni che rispondiamo a questa domanda. Sono vent'anni che aspettiamo una legge per il cinema capace di risolvere i problemi». Però, ricordano, quando loro arrivarono a Roma dalla Toscana, circa trent'anni fa, le cose andavano ancora peggio: le vignette satiriche mostravano i registi come cenciosi accattoni, con al collo il cartello esplicativo di tanta miseria, «Facevo il cinema». «Fiorile» e «Louis, enfant roi» (Luigi, re bambino) di Roger Planchon, presentati nella stessa giornata, condensano due tendenze evidenti al festival. I film nella Storia, che ricercano nel passato origini e spiegazioni del presente, sono almeno una decina. Altrettanti sono i film con bambini, obbedienti a una tendenza adesso generale nel cinema, quasi che i piccoli stiano diventando personaggi esotici o eroi passepartout, simboli d'una continuità di vita o d'una speranza di futuro messe in dubbio: bambine-vittima ad Haiti, bambini giapponesi ridenti, un bambino sfruttato e manipolato nel film di Greenaway, un bambino più sensibile e accorto degli adulti in «Body Snatchers», un ragazzino intraprendente della Grande Depressione americana in «King of the Hill», una ragazzina fatta monaca in «Magnificat» e una ragazzina fatta musicista in «The Piano», i due bambini ai quali il padre racconta in «Fiorile» la leggenda perenne dell'avidità e dell'amore, dei soldi benedetti e maledetti. In «Louis, enfant roi», il bambino è già un re, Luigi XIV non ancora Re Sole, che si trasforma durante il film in ragazzo e uomo, attraverso la doppia maturazione della biologia e della politica. Alla metà del Seicento in Francia, la Fronda, la rivolta di aristocratici e borghesi di Parigi contro la reggente Anna d'Austria (Carmen Maura) e il cardinal Mazzarino (Paolo Graziosi), provoca conflitti, complotti, guerra civile, morte, decisioni dolorose. La Storia terribile e. grandiosa è raccontata con ironica impertinenza dal fratello minore del re, il duca d'Anjou (Jocelyn Quivrin). Il film presenta con lussuoso fasto e in stile fortemente teatrale tutti quegli elementi che deliziano gli amanti dei film in costume: il Grand Condé e suo fratello Conti, la Grande Mademoiselle, ventagli agitati con nervosismo o con malizia, scontri guerreschi, Mazzarino col suo collettone bianco, cortigiani che ammiccano, duelli, orge trame e giochi di Corte, banchetti, scollature profonde, intrighi, soldataglia ubriaca, cerimonie religiose militari o mondane perfettamente coreografate, balletti e spettacoli nel teatro di Corte, il re che cena in piatti d'oro sul campo di battaglia (alla luce delle candele s'intravedono cadaveri), lo sverginamento del re non più bambino, i suoi tormenti, le battute irose della regina («I francesi sono stupidi, è ben noto. Dio è spagnolo»), il regista Planchon che s'è riservato il piccolo ruolo di sovrintendente ai reali vasi da notte, sardonicamente inadeguato alla sua gran personalità teatrale. Ogni tanto si resta stupefatti dallo splendore (scene e costumi sono di Ezio Frigerio e Franca Squarciapino), dalla vitalità, dalla gaudiosa carnalità. Ogni tanto (più spesso) si ha l'impressione di guardare la tv. Incanta il piccolo re, Maxime Mansion: una faccia di gonfio bambolotto, un'aria remota e spietata, un'alterigia naturale e arrogante. Lietta Tornabuoni 46° FESTIVAL INTERNATIONAL DU FILM CANNES 1 993

Luoghi citati: Austria, Francia, Haiti, Mazzarino, Parigi, Roma, Toscana