Pronti contro termine oppure solidi mattoni? di Mario Salvatorelli

r I NOSTRI SOLDI Pronti contro termine oppure solidi mattoni? I ' prudente investire * é tutti i propri risparmi (ammontanti anche a diverse centinaia di milioni) in contratti «pronti contro termine», a un interesse annuo pari, oggi, a poco più del 10% nettò? L'operazione potrebbe essere suddivisa fra più banche, ma. quali rischi, comunque, si corrono? Mia moglie ed io siamo pensionati, abitiamo il nostro alloggio, abbiamo una seconda casa, ma non vorremmo vederci spossessati del nostro gruzzolo, con i tempi che corrono. D'altra parte, acquistare un alloggio da dare in affitto non appare remunerativo, perchè si fa presto a spendere 250 o 300 milioni, con i prezzi attuali, e ciò comporterebbe un canone di oltre un milione di lire al mese che non tutti possono pagare. Ed anche così, tra imposte e tasse varie e spese padronali fisse e straordinarie, non resta che un rendimento veramente minimo: 1 -2%. E' ben vero che rimane sempre l'immobile, ma anche questo, con il trascorrere del tempo si degrada e deprezza (salvo inflazione galoppante). Che fare?». Il lettore, M.P. (lettera firmata), di Alba (Cuneo), mi propone un dilemma che, in teoria, non avrebbe senso, in quanto i suoi due «corni» sono costituiti, l'uno da un investimento a breve, anzi a brevissimo termine, e l'altro da un investimento a lungo, lunghissimo termine. E' ben vero, lo riconosco a mia volta, che anche l'investimento finanziario, «pronti contro termine», lo si può far diventare «permanente», rinnovandolo ad ogni scadenza (di solito, tre mesi) quante volte si vuole, e che l'investimento in un immobile, viceversa, lo si può ridurre a pochi mesi, se capitasse l'occasione di rivenderlo con un buon guadagno. In proposito, attualmente ci troviamo in un periodo di quasi completa stasi per quanto riguarda le compravendite di abitazioni con i prezzi quasi ovunque fermi, se non in regresso. Quindi, ciò che afferma il nostro lettore, sullo scarso rendimento delle case da dare in affitto, da questo punto di vista sarebbe un discorso anacronistico, d'affrontare, invece, in senso «speculativo». Cioè, stabilendo se si può fare a meno del reddito mensile derivante dal «pronti contro termine», per tutto il tempo che si prevede si dovrà fare a meno del «gruzzolo» da investire nell'appartamento, e, dopo averlo acquistato, attendere il momento buono per rivenderlo. Perché comprare una casa non è semplice come invece lo sono, di solito, gl'investimenti finanziari. I Btp o i Cct, sono tutti eguali tra loro (per lo meno quelli di una data emissione, a 5 o a 7 o 10 anni), mentre gl'immobili sono uno diverso dall'altro, e per essi occorre tener conto di varie caratteristiche: l'ubica¬ zione, l'anno di costruzione, l'esposizione, il probabile sviluppo (o viceversa) della zona, eccetera. Quindi, se il «pronti contro termine», non è operazione che presenti rischi (escludendo improbabili terremoti finanziari), l'acquisto d'una casa, per uso proprio o per darla in affitto, richiede prudenza e conoscenza, degli immobili e del mercato. Ma soprattutto, richiede che l'acquirente possa privarsi di un certo capitale, per un certo periodo di tempo, senza dover ricorrere a prestiti personali troppo gravosi. Rimane, intanto, un fatto che il lettore Giuseppe G. (lettera firmata), mi sottolinea da Cuneo. «Il tema interessa tutti. C'era già l'on. Giuliano Amato che insisteva nel dire che ogni italiano ha un debito di circa 29 milioni nei confronti dello Stato; ora arriva anche Palmella a dire che noi abbiamo ben 80 miloni di debito a cranio («La Stampa», 21 aprile '93). Sarebbe bene che lei chiarisse questi aspetti negativi. Prima di tutto l'enorme debito è lo Stato italiano che lo ha fatto, e noi italiani abbiamo sovvenzionato lo Stato con soldi nostri, e pertanto siamo noi ad essere in credito anziché in debito. In secondo luogo lo Stato ha enormi ricchezze che può e deve vendere, come in parte si accinge a fare (Enel, banche, Iri, eccetera). In terzo luogo l'enorme debito lo hanno accumulato i governi precedenti...». E la lettera continua a lungo, addentrandosi anche nel gran mare delle tangenti, per concludere invitandomi a difendere i diritti dei risparmiatori, che «hanno finanziato lo Stato con soldi puliti, guadagnati onestamente». E' quello, caro signor Giuseppe, che cerco di fare, e che, su ben altro livello, si è impegnato a fare il presidente del Consiglio, Carlo A. Ciampi, ribadendo, come ho già ricordato nella scorsa rubrica, «il principio irrinunciabile che la natura sovrana del debitore Stato costituisce garanzia per il creditore, italiano ed estero». Quanto alla cifra di questo «credito», che per oltre in 95% è in mano ad italiani, è giusta la cifra data dall'on. Amato, e cioè di circa 29 milioni a testa, se la si divide per 57 milioni di italiani. Probabilmente, dando invece la cifra di 80 milioni, l'on. Pannella non voleva dire «a cranio», ma per famiglia, considerando che le famiglie censite sono circa 20 milioni. Mario Salvatorelli emj

Persone citate: Carlo A. Ciampi, Giuliano Amato

Luoghi citati: Cuneo