Solitario e poco territoriale non frequenta mai un solo giardino

Solitario e poco territoriale non frequenta mai un solo giardino Solitario e poco territoriale non frequenta mai un solo giardino GLI spinosi... noi li mangiamo, sono buonissimi! Così mi diceva tanti anni fa un cacciatore di Tolfa riferendosi a istrici e porcospini, due specie che in Italia è ancora possibile incontrare. In passato i porcospini (Erinaceus europaeus) hanno dato origine a una lunga serie di tradizioni e superstizioni. Durante il Medio Evo se ne utilizzavano varie parti del corpo per curare la cecità e la calvizie e i pastori credevano che i porcospini, che si nutrono di lumache, bruchi e altri piccoli animali, si attaccassero al capezzolo delle mucche per prenderne il latte. Oggi, sebbene l'aspetto grazioso abbia reso il porcospino una delle bestiole selvatiche più amate - basta guardare al numero di favole che li vedono protagonisti, e le tante versioni di peluche che si trovano nei negozi - esistono nuovi problemi per la sua sopravvivenza. Quando questo mammifero insettivoro, con zampe corte e muso appuntito, si trova in pericolo, non fugge e non contrattacca ma si raggomitola su se stesso. Diventa così una palla con cui Lewis Carroll fa giocare a croquet la sua Alice nel paese delle meraviglie. I porcospini sono solitari e poco territoriali. Anche se molte persone sono pronte a giurare che nel loro giardino viene a mangiare sempre lo stesso porcospino, i risultati di ricerche in cui gli ammali venivano marcati o in cui si Utilizzavano radiocollari hanno mostrato come, in

Persone citate: Lewis Carroll

Luoghi citati: Italia, Tolfa