TADINI,PAROLE IN TEMPESTA

2.. 2.. TADINI, pittore e scrittore di grande talento, è arrivato alla sua quarta prova narrativa con un romanzo che si intitola La tempesta e rinvia proprio, non soltanto nel titolo, al capolavoro di Shakespeare. Prospero si chiama anche qui il primattore, che però è naufragato e ha cercato riparo su un'isola creata dalla sua immaginazione e follia. La vicenda nuda e cruda è anticipata in una specie di prologo dove apprendiamo che il re matto, che si è barricato in casa con un suo servo nero - nero come Calmano appunto - respinge a colpi di fucile l'intimazione di sfratto e, dopo avere accolto nell'isola un giornalista, latore di buoni uffici, rivolge l'arma contro se stesso. Il romanzo non è che la debordante, appassionata e lambiccata deposizione del giornalista davanti a un commissario, il quale si picca d'essere uomo di buone letture, ma è spinto dalle sue funzioni a esigere una testimonianza stringata, resa nell'incredibile linguaggio giuridico-poliziesco. Quando invece il linguaggio di chi racconta, nonostante le disinvolture del parlato proprie del cronista, appare tramato di pause e digressioni sapienti che danno conto del veduto e del vissuto, dei fatti e dei pensieri-sensazioni. Citazioni di classici a parte, non ignora le questioni filosofiche, ideologiche e stilistiche alla moda. E' un travestimento che troveremo negli stessi discorsi di Prospero, ricavandone il dubbio che tutto si risolva in una sia pur drammatica messinscena. Dove non sai se l'orpello siano le false piume e gli stracci di una tragedia degradata o le stesse parole che pretendono di interpretarla e contestarla. E il senso di artificio sembra sottolineato da quell'aria di SI avverte nelle raccomandazioni iniziali espresse al lettore quasi un timido pentimento dell'autore per l'impostazione strutturale data al proprio libro: «Matilde è un romanzo di un'unica frase, senza segni di interpunzione, ma, dopo qualche pagina - rassicura sempre l'autore - il lettore se ne dimenticherà... procederà senza fatica, come se leggesse un romanzo tradizionale». La successiva avvertenza riguardante il ritmo del libro che potrebbe non essere adeguatamente percepito da una lettura troppo spezzettata, di fatto assegna al lettore una responsabilità assai simile a una chiamata in correo che mal si concilia con l'abbandono al piacere della lettura inizialmente proclamato. Ma questa è solo una piccola schermaglia preliminare. Le schermaglie vere, dalle più ardue alle più accattivanti, avvengono sulla pelle del libro e lasciano traccia di stupita sorpresa anche nel lettore più prevenuto verso le soluzioni stilistiche meno tradizionali. Giovanni Marietti s'addentra con finissima maestria nei meandri intricati di una storia familiare lunga più di un secolo, con spostamenti temporali, al suo interno, rapidi e continui, a tratti vertiginosi. Ma la storia narrata in Matilde non è solo un insieme di storie che contengono, in un intreccio difficile da sciogliere, le esistenze

Persone citate: Giovanni Marietti, Shakespeare