Haiti, memoria di dittatura di 1. T.

Haiti, memoria di dittatura Haiti, memoria di dittatura L'opera diPeckpiù che mai attuale CANNES. E' strano pensare che Baby Doc, Jean-Claude Duvalier, figlio del sanguinario dittatore di Haiti Frangois Duvalier detto Papa Doc, suo successore come «presidente a vita» diciottenne nel 1971, cacciato dal Paese nel 1986, vive ricchissimo proprio qui, a pochi chilometri dal Palazzo del cinema dove è stato presentato «L'homme sur les quais» (L'uomo sulla banchina) del quarantenne esule haitiano Raoul Peck, film che evoca le atrocità, lo spreco umano, il fascismo quotidiano della dittatura Duvalier. La memoria d'una donna, allora bambina in una città di provincia, torna alla fine degli Anni Cinquanta, quando ad Haiti sotto la dittatura s'inaspriva il conflitto tra i militari che avevano portato Papa Doc al potere e la milizia volontaria per la sicurezza nazionale creata dal dittatore proprio per liberarsi di quei suoi padrini militari: i famigerati Tonton Macoutes, così soprannominati da un imma- gmano personaggio carnevalesco, una specie di orco mascherato che di notte ruba i bambini ficcandoli in una sua sacca da contadino. Comprendendo poco, intuendo molto, la bambina (l'interprete molto brava è Jennifer Zubar) vede sparire i genitori costretti a fuggire, vede perseguitare l'intrepida nonna alla quale insieme con le sorelle è stata affidata, tenta di difendersi dalla realtà feroce chiudendosi in un mondo magico di ricordo e di gioco solitario, è costretta a prendere atto di quanto accade, arriva a sparare per uccidere (ma sarà un altro ad ammazzare il nemico che le ha rubato l'infanzia). Naturalmente, che Duvalier e i suoi Tonton Macoutes fossero infami non è una novità, ma non è male rammentarlo adesso che Haiti, dopo un colpo di Stato militare, è di nuovo sottoposta alla peggiore repressione. Il film, girato a Santo Domingo, ha una sua efficacia nella delicatezza lirica del personaggio della bambina, nelle scenografie polverose e spopolate, nel pudore espressivo dell'atrocità: jeep che si muovono a fari spenti nella notte, la gente che piega la testa, l'uccisione di uno sodomizzato e sfondar to con un bastone raccontata soltanto con una visione fuggevole di natiche, con alte grida, con la faccia terribile della vittima. Il ritmo è all'opposto di quello concitato e melodrammatico, da film d'azione o da thriller, spesso adottato in opere di denuncia politica, specie se ambientate in Paesi latini o latinoamericani: la lentezza assorta, le immagini quasi fissate o sospese, rendono con maggiore eloquenza l'irrealtà e insieme la concretezza della sopraffazione insensata. [1. t.]

Persone citate: Baby Doc, Duvalier, Jean-claude Duvalier, Jennifer Zubar, Raoul Peck

Luoghi citati: Haiti, Santo Domingo