Parte la crociata delle donne gay
In convegno a Verona: basta ghettizzarci, chiediamo gli stessi diritti delle altre In convegno a Verona: basta ghettizzarci, chiediamo gli stessi diritti delle altre Parte la crociata delle donne gay Vogliono potersi sposare e avere il diritto di adottare bambini La segretaria dell'Arci: abbiamo scoperto di essere davvero tante VERONA DAL NOSTRO INVIATO «Io e la Graziella siamo le sole, a Verona, ad aver scelto di rispettare la nostra individualità come lesbiche. Circa due anni fa me ne sono andata da casa, ho cominciato a farmi domande sul mio desiderio di indipendenza. Poi sono entrata in contatto con l'Arci Gay. E ho scoperto che essere gay non ti cambia la persona». Questa ragazza che ci parla è una delle partecipanti alla prima convention nazionale delle lesbiche, promossa dall'Arci Gay donna. Lei non ha problemi nel dichiararsi: «Scriva pure nome e cognome, non voglio mica nascondermi». Si chiama Elisabetta Sartori, ha 28 anni, è studentessa. «Certo, dire ai familiari che sei lesbica non è una cosa facile. Io l'ho detto, ai miei: mi pareva brutto che lo scoprissero da soli. Mio fratello mi ha domandato se sono felice, mia sorella è rimasta indifferente, mia madre ha detto che lo sospettava. E tra la gente io non ho mai avuto difficoltà. Però i problemi ci sono, per tante di noi. Quando mai, in Italia, si è affrontato il discorso del diverso?». Se una parla senza il paravento dell'anonimato, altre non sono disposte a farlo. Come questa operatrice sociale di 36 anni: «H nome no, per favore. Ma voglio dirle che il termine lesbica non lo accetto. Non vedo perché una donna che ama un'altra donna debba essere chiamata così. Questo significa ghettizzare». Comunque, il tema di questo convegno è "Movimento lesbico e movimento delle donne". Saranno un centinaio, ad ascoltare, in maggioranza giovani: studentesse, impiegate, operaie, commesse. Escono da un mondo quasi sommerso, soffocato dal pregiudizio, e si scambiano sguardi di solidarietà. Anche se qualcosa sta cambiando, resta difficile per loro conquistarsi un posto allo scoperto. Ci sono, per esempio, associazioni come «Famiglia e civiltà» che bollano la «manifestazione lesbica e il clima di turpe esaltazione del vizio contro natura». Non si scompone Graziella Bertozzo, segretaria nazionale dell'Arci Gay. «Abbiamo scoperto - dice - di essere in tante. Quasi tutte sono rimaste nascoste. Il nostro obiettivo, adesso, è quello di essere visibili, come associazione. Ed è già molto che qui, in questa sala, ci sia uno striscione con la scritta: "Arci Gay donna, una nuova generazione in movimento". E' un successo in un Paese dove di queste cose non si è mai parlato, se non in termini scandalistici». Le lesbiche vor¬ rebbero avere anche un incontro con la commissione nazionale per le pari opportunità. «Sono cittadine come le altre, hanno diritto di scegliere la partner, magari anche di sposarsi». Betty Di Prisco, parlamentare del pds, che lesbica non è, cerca di dare una mano a queste donne. «Le lesbiche ci sono, hanno delle cose da dire. Il fatto che non siano visibili spesso dipende dalla discriminazione. Quindi rimuoviamo le cause della discriminazione». «Io - dice Lidia Menapace - sarei favorevole anche al riconoscimento, per queste donne, del diritto di adottare o di avere in affidamento dei bambini». E Carol Beebe Tarantelli guarda al movimento lesbico degli Usa. «Là si sono condotte forti battaglie». Giuliano Marchesini Carol Beebe Taratitelii
Persone citate: Carol Beebe Tarantelli, Elisabetta Sartori, Giuliano Marchesini Carol, Graziella Bertozzo, Lidia Menapace
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