«Presidente ladro» scontri a Caracas

Tre morti, rischi di golpe mentre la Corte suprema decide se incriminare Perez VENEZUELA Tre morti, rischi di golpe mentre la Corte suprema decide se incriminare Perez «Presidente ladro»/ scontri a Caracas Stato di emergenza dopo l'accusa di speculazione SAN PAOLO NOSTRO SERVIZIO Negli ultimi quattro anni, il Presidente venezuelano Carlos Andrés Perez è riuscito a restare al potere malgrado una sanguinosa rivolta popolare e due tentativi di golpe militari. Ma con ogni probabilità, il settantenne leader social-democratico non riuscirà a resistere a una ben più prosaica accusa di corruzione rivoltagli dalla corte suprema del suo Paese, che giovedì prossimo si riunirà per decidere se il Presidente dovrà o no essere processato per peculato. Tutto indica che a Perez andrà male, e ciò aprirà la strada alla sua rinuncia o a un impeachment parlamentare, come quello che nello scorso settembre mise fine alla meteorica carriera politica del suo collega brasiliano Fernando Collor. In Venezuela la tensione è altissima. Venerdì è stato dichiarato lo stato di emergenza a Caracas. Da giorni, le vie della capitale e delle altre grandi città sono attraversate da violente manifestazioni di protesta che esigono l'immediata rinuncia di Perez, e negli scontri con la polizia sono stati sinora registrati almeno tre morti e alcune decine di feriti. In prima fila ci sono come sempre gli studenti, ma il malcontento contro il governo è di nuovo forte anche nelle caserme, e le autorità non escludono un terzo tentativo di golpe. Solo che questa volta - ha ammesso il ministro della Difesa, Ivan Jimenez Sanchez - per le truppe leali al governo potrebbe non essere facile repri¬ mere i militari ribelli. Non è certo la prima volta che Cap, come chiamano Perez in Venezuela, viene accusato di corruzione. E' quasi impossibile, però, che riesca a cavarsela ancora. Le prove contro di lui, assicura il presidente della corte suprema, Gonzalo Rodriguez Corro, sono «irrefutabili». Perez e due suoi ex ministri avrebbero effettuato nel 1989 una speculazione finanziaria con fondi segreti del governo, che avrebbe fruttato loro un utile netto di 15 miliardi di lire: con 250 milioni di «Bolivar», la moneta nazionale, i tre avrebbero comprato 17,2 milioni di dollari al cambio ufficiale, rivendoli in seguito al cambio parallelo, assai più alto. Perez respinge ogni accusa, sostenendo che il denaro sarebbe stato utilizzato per «spese di sicurezza» del governo, che non possono essere rivelate per imprecisati motivi di sicurezza. In Venezuela nessuno sembra credere alla versione ufficiale, e certo non hanno giocato a favore di Perez i recente scandali per l'arricchimento «sospetto» della sua amante ufficiale Cecilia Matos, una ex dattilografa che in vent'anni di relazione con Cap avrebbe messo da parte un patrimonio di alcuni miliardi. Dando per scontato che la corte suprema decida di processare Perez, a Caracas ci si interroga su cosa potrà avvenire nelle prossime settimane. Il vecchio Cap non sembra intenzionato a dimettersi, ma in questo caso il Venezuela potrebbe esplodere. Gianluca Bevilacqua Il Presidente venezuelano Carlos Perei rischia di essere incriminato per aver intascato 15 miliardi

Luoghi citati: Caracas, San Paolo, Venezuela