Tutti liberi i bambini di Foto Epa

Il bandito era un ex colono d'Algeria Ha ceduto al sonno E' stato tradito da una telecamera Le teste di cuoio lo hanno freddato Si conclude dopo 46 ore il dramma di Neuilly: la Legion d'Onore alla maestra che ha protetto i piccoli Tutti liberi i bambini Un blitz all'asilo: ucciso il sequestratore PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Un breve colpo di sonno è stato fatale a Eric Schmitt alias «H.B» (human bomb, la bomba umana), il quarantaduenne ex colono francese in Algeria che teneva in ostaggio da 46 ore sei bambine e la loro maestra nell'asilo «Commandant Charcot», appena fuori Parigi. I «Raid» le unità speciali che circondavano l'edificio - lo vedono appisolarsi, dice una versione ufficiosa, attraverso la microtelecamera piazzata nell'aula con uno stratagemma. 7.25 precise. Blitz, ma felpato. Le teste di cuoio vorrebbero portare via le piccine (tre-quattro anni) senza svegliarlo. Ma Schmitt ha un sussulto. Prima che possa muoversi, un commando gli è addosso e apre il fuoco. Tre proiettili alla testa: l'incubo che inchiodava la Francia finisce per sempre. Qualche istante dopo, Laurence Dreyfus - la maestrina - riprende a giocare con le bambine: per impedire nuovi traumi, bisogna non si accorgano che la polizia ha ucciso «monsieur». Era quello il nome con cui gli si rivolgevano le piccole detenute, non senza affettuosità. Perché Schmitt sarà anche paranoico al 100%, come dicono gli psichiatri, ma giocava con i suoi ostaggi. Le testimonianze sono unanimi. Mai un gesto brutale, numerose attenzioni e persino qualche coccola. Era stato lui a esigere, venerdì, che una pediatra - Evelyne Lambert, 25 anni, capitano dei pompieri - affiancasse la stremata Laurence Dreyfus. Ed esaudiva ogni richiesta umanitaria (salvo quella fondamentale, la libertà): dolciumi, giochi, cartoni animati da guardare su un piccolo schermo. Sino a lasciare che Evelyne e Laurence (la «spia» chiave per l'irruzione) facessero la spola con i parenti e le autorità. Per Charlotte, Melanie e le altre quattro, non era un carnefice. Con straordinaria prontezza, la maestrina lo designava dall'inizio come «l'uomo che viene a fare le pulizie». E arrivò, senza grandi problemi, l'accettazione. Che poi il «bidello» avesse una maschera, e anziché la ramazza brandisse un revolver e 21 candelotti di dinamite, poco importava: ormai le piccine gli attribuivano un ruolo familiare, rassicuratorio. Eppure non avrebbe esitato a ucciderle. Quell'esplosivo che sulle prime gli investigatori giudicavano una probabile messinscena era vero. Sedici pezzi li teneva adosso in un minuscolo zaino, altri dietro la porta o sparsi nella stanza. Poteva azionarne autonomamente i detonatori grazie al minuscolo comando portatile. «Mi disse: ho una chance su 100 milioni di venirne fuori», narra Evelyne Lambert. Nelle ultime ore la cupa determinazione ini- ziale mostra qualche crepa. E' scoppiato in singhiozzi, come se l'obiettivo originario - i 28 miliardi - non lo interessasse più. Una prima tranche (3000 milioni in pezzi di vario taglio) l'aveva lì dinnanzi, in aula. Altri 9 lo aspettavano oltre il corridoio, banale trabocchetto per indurlo a scoprirsi. L'arrivo dei quattrini, venerdì pomeriggio, fa ipotizzare che l'epilogo si avvicini. Ma Parigi non intendeva transigere - come spiegherà più tardi il ministro degli Interni Charles Pasqua - sul principio che le bambine tornassero libere. Nessuno scudo umano. Passino i soldi: vite umane mai. E' qui che la trattativa s'inceppa. I «Raid» preparano il blitz. Ora X, le 3 antimeridiane. Ma i rischi sono ancora forti: meglio soprassede¬ re. Il pisolino darà via libera. Le teste di cuoio gettano materassi alle creature per ripararle da eventuali colpi. «Aggrappatevi a noi». Neanche 5 secondi, e la tragedia collettiva finisce. Le recluse in erba hanno qualche difficoltà a considerare benefattori gli uomini in divisa nera e passamontagna con fucili d'assalto. «Monsieur» era ben più carino. Ma Laurence Dreyfus, che si è guadagnata la Legion d'Onore, fa rientrare nel gioco anche il loro muscoloso intervento. Ecco precipitarsi i genitori, lacrime e abbracci. I traumatizzati veraci sono loro: gli psicologi raccomandano di non trasmettere choc e angoscia alle figlie ignare. 7.50: varca i cancelli Edouard Balladur. Anche Nicolas Sarkozy, sinda- co di Neuilly e portavoce governativo, nonché il ministro alla Pubblica Istruzione Bayrou ricevono copiosi applausi. Rimane il cadavere, e l'enigma Schmitt. La famiglia vive in Linguadoca da ormai trent'anni, un'esistenza modesta che rinfocola le nostalgie per il Maghreb natale. Lui dirigeva una piccola azienda informatica, ma poi fallì. Negli ultimi due anni pare non avesse domicilio e lavoro fissi. Lo descrivono gentile, introverso, acculturato. Scrisse al computer - il vecchio amore - un primo volantino rivendicando la bomba l'8 maggio nel parcheggio di Neuilly vicino a casa Pasqua. E utilizzò la medesima stampante per chiedere i 28 miliardi. «Paranoia» sentenziano i medici. La Francia esce provata dall'avventura. Le 65 mila scuole diverranno un bersaglio per altri altri happening terroristici? ci si chiede. Ma, in qualche modo, il «lieto fine» riconcilia il Paese con le forze dell'ordine messe in accusa nelle ultime settimane per gravi episodi - e i media. Imputati Numero Uno per il suicidio Bérégovoy ricevono ora il «grazie» di Charles Pasqua. Schmitt teneva con sé radio e tv: la minima indiscrezione sul blitz avrebbe potuto mettere a repentaglio l'intera scolaresca. Per una volta, l'autocensura ha prevalso. Enrico Benedetto Il bandito era un ex colono d'Algeria Ha ceduto al sonno E' stato tradito da una telecamera Le teste di cuoio lo hanno freddato Istituto scolastico Commandant Charcot UFFICIO DELLA DIRETTRICE Classe dove è avvenuto il sequestro dei bambini e dove è stato ucciso Schmitt INGRESSO PUNTO DOVE ERANO PIAZZATI I TIRATORI SCELTI PALESTRA QUARTIER GENERALE DELLA POLIZIA Gli ultimi bambini vengono portati in salvo A fianco, la maestra Laurence Dreyfus 30 anni [FOTO EPA]

Luoghi citati: Algeria, Francia, Linguadoca, Maghreb, Onore, Parigi