Ciampi chiama Prodi: «Salviamo l'lri»

La decisione del manager dopo una sfida in bicicletta con Bugno sull'Appennino emiliano La decisione del manager dopo una sfida in bicicletta con Bugno sull'Appennino emiliano Ciampi chiama Prodi; «Salviamo Plri» 77professore risponde da una trattoria: obbedisco BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO «Certo che ho dormito. E senza incubi. Poi, stamane, ho deciso: vado all'Iri». Scusi, professor Prodi, a Ciampi quando glielo ha detto? «Mah, in mattinata. Da una piccola osteria dell'Appennino, lassù a Monghidoro...». Vestito da ciclista? «Beh sì, stavo facendo la Futa-Rescaldina con Gianni Bugno. Che emozione». Eh sì, suona sempre nel week end l'ora del destino di Romano Prodi. Domenica 25 aprile: Scalfaro lo convoca a Roma all'improvviso per un eventuale mandato a guidare il governo. E finì come finì, con una grande amarezza per l'economista di Bologna, frenato dai veti più inattesi ancor prima di partire. Sabato 15 maggio: a Roma Carlo Azeglio Ciampi, ex governatore della Banca d'Italia, lontano parente di Flavia, la signora Prodi, aspetta la sua risposta. Vuol designarlo al vertice dell'Iri, al posto di Franco Nobili finito in carcere. Lui tentenna, prende tempo. Poi, dopo tante indecisioni, suonal'ora del sì. Perché? «No, oggi non voglio fare dichiarazioni. Non si può sbagliare», si limita a rispondere il professore. Detta da via Gerusalemme, la casa a due passi dall'università, da Nomisma, dalle sue radici bolognesi, una dichiarazione tanto breve quanto eloquente. «Il presidente del Consiglio - recita con voce un po' nervosa un po' strascinata - e i ministri del suo governo mi hanno chiesto un concreto e difficile servizio in un momento di grande difficoltà per il Paese e per l'In, Credo che questo invito sia motivato dalla lunga e profonda conoscenza che ho del gruppo e dei suoi uomini, conoscenza che può quindi facilitare le azioni da intraprendere. Il contenuto di questo servizio, secondo i programmi del governo e gli scambi di opinione avuti, passa attraverso un articolato e rapido processo di privatizzazione». E qui la dichiarazione più impegnativa: «Non ho posto quindi - conclude Prodi - alcuna condizione ed alcun limite alla profonda fiducia che ho nel presidente del Consiglio». No, non è il momento di chieder garanzie personali o di valutare i non ùidifferenti costi di un rientro all'Iri anche se il professore deve rinunciare a tante belle consulenze, dall'Tbm, all'Unilever, alle varie aziende che chiedono la sua opinione per capire quel che sta accadendo in Italia e nel mondo. E un po' d'imbarazzo lui lo deve provare anche verso i suoi studenti. «Non date retta ai giornali - spergiurava a fine aprile io resto qui in Università. Nessun problema per gli esami o le tesi...». Ma il presidnete del Consiglio la pensava in un altro modo. «Ciampi - mormora ad un ami- co - me l'ha chiesto in una maniera tale... Mica potevo dir di no». Il richiamo della patria vale, almeno quando arriva dall'ex governatore. Perché non solo Ciampi, a dire il vero, ha invocato il rientro del professore; all'improvviso, quasi tutti i leader hanno riscoperto, tra venerdì e sabato, il telefono di casa Prodi. Anche quelli che accolsero con un sospiro di sollievo la sua uscita di scena, quattro anni fa, o quelli che, tre settimane fa, hanno lasciato solo il professore, candidato a palazzo Chigi. Di questo, comunque, Prodi non parla. Sa che questi «amici» ieri il coro di consensi alla sua designazione è stato assolutamente unanime - si staglieranno presto quando comincerà il gioco duro, quando si dovrà privatizzare sul serio, senza guardare in faccia a nessuno, salvo che all'interesse del Paese. Si limita a sorridere solo quando gli si riferisce il commento di Umberto Bossi. «Se lui è contento gli manda a dire il leader dei lumbard - sono contento anch'io per lui. Prodi è corretto, bravissimo, ma questo dimostra solo che il regime deve impegnare i suoi tecnici migliori per durare il più possibile». «Che uomo politico quel Bossi - ribatte Prodi - basti dire che, a fine aprile, fu l'unico a darmi un colpo di telefono, dopo il mancato incarico da parte di Scalfaro. E una telefonata costa così poco...». Si è fatto più cauto, più duro, in un certo senso, il presidente di Nomisma che si accinge a varare il Prodi-bis ai vertici dell'industria di Stato. Senz'altro nutre meno illusioni, a 54 anni, dieci in più di quando varcò per la prima volta il portone dell'Ili. E sarà attento, molto attento, nella scelta dei collaboratori. Allora il compito era difficile, adesso, la posta in palio è tremenda, perché l'industria di Stato va a pezzi. E ben vengano, in momenti così delicati, consiglieri inediti e originali, assai lontano dalle segreterie di partito o dai consigli di amministrazione. «Gliel'ho detto anch'io: devi andare là, perché sei un uomo schietto e libero. So quanto ti costa, ma devi andarci. Anche perché ci vuole un modo nuovo di interpretare l'economia in maniera sociale. E dobbiamo essere tutti vicini a Romano». Parola di don Luigi Ciotti, animatore del gruppo Abele, e grande amico di Prodi, a tempo perso manager anche della solidarietà. E lui, il professor Romano, ascolta con gli occhi socchiusi, lo sguardo (in apparenza) perduto nel vuoto. Lo aspetta la battaglia delle privatizzazioni, di favorire la nascita di quei dieci-quindici medi gruppi che possono ridar smalto al made in Italy. Ma lo attende, in particolare, la sfida morale. «Certo - gli dice la moglie di un amicò - un uomo che sta sette anni all'Iri e, di questi tempi, viene richiamato a quel posto dev'esser proprio onesto». «Tu hai capito tutto», brontola il professore. La luna di miele con la politica romana sarà di breve durata e i problemi incalzano. Proprio ieri séra il programma prevedeva una cena ufficiale con Jacques Delors, presidente della Gee, spauracchio dell'Ili, sul banco degli imputati per gli aiuti di Stato, acciaio in testa. Ma, nulla è impossibile quando, a cinquantanni e più, si ha il coraggio, l'impudenza di sfidare Gianni Bugno, campione del mondo, sulle strade dell'Appennino. Ugo Bertone tta eti apacità di essiva che ata come no messo . Poi ce ne In alto il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi la tenuta agricEra in venditagliene incolse: fece e lui entròcultura politicquel momento In alto il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi Romano Prodi All'Iri lo attendono numerosi manager «creati» da lui

Luoghi citati: Bologna, Italia, Monghidoro, Nomisma, Rescaldina, Roma