Abusi alle Poste otto arresti

Inchiesta su funzionari dell'ente, ingegneri e architetti, 23 avvisi di garanzia Inchiesta su funzionari dell'ente, ingegneri e architetti, 23 avvisi di garanzia Abusi alle Poste/ otto arresti /progetti erano pilotati? Otto arresti, ventitré avvisi di garanzia, un giro d'affari miliardario e sospetto: l'inchiesta sugli abusi nella progettazione di alcune opere per le Poste torinesi è decollata ieri con una raffica di misure cautelari che hanno raggiunto dipendenti e dirigenti dell'ente, titolari di studi di engineering, responsabili di imprese di costruzione. Tra gli «avvisati», anche gli imprenditori Enrico Lodigiani e Claudio Recchi. E noti professionisti, architetti e ingegneri, titolari di studi a Roma e in altre città, che avrebbero fatto da prestanome firmando progetti che non avevano eseguito. Una vasta operazione, condotta dai carabinieri della Compagnia Mirafiori, che ha messo fine a una serie di presunti intrallazzi che avevano base nell'Ufficio IV del compartimento Poste del Piemonte e Valle d'Aosta: un ufficio fondamentale, dove si decidono gli appalti per la costruzione e ristrutturazione dei nuovi edifici postali, si fanno le gare e i progetti di massima. L'indagine riguarda 19 edifici delle Poste, in Piemonte e Liguria. Al centro dell'inchiesta, di cui è titolare il sostituto procuratore Enrica Gabetta, c'è Giuseppe Del Popolo, ingegnere, 48 anni, già responsabile dell'ufficio IV, attualmente ispettore generale tecnico per le costruzioni del Dipartimento Poste di Piemonte, Valle d'Aosta e Liguria. Del Popolo è stato arrestato ieri mattina per abuso d'ufficio. Lo stesso reato contestato a tutti gli altri arrestati, tra cui la moglie Enza Covelli, 32 anni, e il suocero Enrico Covelli, 67 anni, agli arresti domiciliari. Secondo l'accusa, Del Popolo avrebbe favorito lo studio Im.Te. sas di corso Siccardi 6, di cui fanno parte come soci la moglie e il suocero: a questo studio faceva affidare gran parte dei progetti esecutivi delle opere da realizzare (di cui aveva la direzione dei lavori), che venivano pagati dalle ditte che si erano aggiudicate le gare. La Im.Te. si accaparrava così buona parte degli incarichi: in 6 anni un giro d'affari ufficiale di un miliardo. L'inchiesta è partita da alcuni esposti anonimi giunti alla procura, forse opera di chi, a causa di questo circuito privilegiato, era rimasto tagliato fuori. Gli arrestati: oltre a Del Popolo, la moglie e il suocero (tutti difesi dall'avvocato Oreste Verazzo), c'è l'ingegner Giovanni Bobbio, 45 anni, direttore dell'Ufficio IV; gli ingegneri Francesco Manzo, 40 anni, e Giovanni Sgandurra, 43 anni, dipendenti dello stesso ufficio; l'architetto Gian Carlo Memeo, 43 anni, e l'ingegner Alessandro Riccetti, 53 anni, già dipendente della Italposte, la concessionaria di Stato poi assorbita dalla Edilpro (la Italposte era concessionaria per la costruzione di alcune opere finite sotto inchiesta). Infine, l'ex amministratore delegato, Paolo Ferrari Baliviera, già inquisito per concussione nell'inchiesta sulle «mazzette» pagate dagli imprenditori che si aggiudicarono l'appalto per l'ampliamento del Politecnico. Uffici postali, come quello di Pinerolo, Chieri, Verzuolo, Rotolante, Carrù, Farigliano, Bene Vagienna, Rubiana, Costigliele Saluzzo, Orbassano, via Marsigli a Torino, ma anche opere ben più importanti e co¬ stose, come il centro meccanografico di via Nizza a Torino, il Centro movimento postale di Cuneo, l'Ufficio Ponte radio di Gattinara, il centro telecomunicazioni di Genova Lagaccio, l'ufficio di settore in corso Grosseto a Torino. Nell'inchiesta, oltre alla Lodigiani e alla Recchi, sarebbero coinvolte altre imprese che si erano aggiudicate i lavori di costruzione: la Carena di Genova, la Imco, la Scandellari e la Fer di Roma; la Crea di Milano, la Ima di Monza, la Deiro di Cuorgnè, la Soda di Carrù. I legali rappresentanti di queste imprese sono stati raggiunti da avvisi di garanzia per concorso in abuso. Ieri pomeriggio negli uffici della procura sono iniziati i primi interrogatori davanti al pm Gabetta: verso sera, alcuni arrestati, per aver chiarito la loro posizione, sono stati scarcerati. E' il caso di Giovanni Sgandurra, difeso dall'avvocato Papotti, che avrebbe spiegato di essere stato collaboratore part-time della Im.Te., ma di esserne uscito nel giugno '92, dopo un'inchiesta amministrativa interna delle Poste, di cui era dipendente. Anche Gian Carlo Memeo, difeso dall'avvocato Galasso, è uscito dal carcere. Quest'ultimo, come altri architetti indagati in altre città d'Italia, aveva firmato alcuni progetti che in realtà non aveva eseguito: «Non ho ricevuto nessun vantaggio» avrebbe detto al magistrato. Brunella Giovara Nino Pietropinto Gli studi per uffici e grandi opere affidati sempre alla stessa società Il nuovo ufficio postale di via Marsigli Enrico Covelli e (sotto) Giovanni Bobbio arrestati per abuso d'ufficio