Sugli arbitri l'ossessione del fuorigioco di Roberto Beccantini

Sugli arbitri Possessione del fuorigioco CALCIO E FISCHIETTI, IL GIORNO DEI BILANCI Nuove nonne e rivoluzione delle giacche nere: il designatore tira le somme dopo tre anni di prove Sugli arbitri Possessione del fuorigioco Pochi rigori e portieri ancora nel mirino: Casarin allarmato ROMA DAL NOSTRO INVIATO Tre anni di rivoluzione. Paolo Casarin presenta il conto. Una montagna di grafici scalata in quasi tre ore da confronto, e liquidata con un'ammissione tanto mesta quanto leale: se le nuove regole e l'abuso del mezzo televisivo hanno cambiato l'arbitraggio, non necessariamente in meglio, l'impiego sempre più diffuso della tattica del fuorigioco lo ha reso ancor più vulnerabile. Si parte dal gol annullato a Melli contro l'Anversa per arrivare alla conclusione che l'aver abbassato l'età degli arbitri e innalzato il livello specialistico dei guardalinee, non ha prodotto i benefici sperati. «Siamo senza difesa. Quando l'off-side è di un metro, il prenderci o non prenderci diventa un fatto assolutamente casuale», sospira il designatore. La Fifa ha invitato la federazione inglese a redigere uno studio che possa servire da base di discussione. Nel 1991, ai Mondiali giovanili disputati in Toscana, 2 «campo» del fuorigioco venne circoscritto alla linea dei sedici metri. L'esperimento - a torto, secondo noi non ebbe seguito. Perché non riesumarlo? Casarin è vagamente possibilista. Su un punto non transige: la volontà di privilegiare lo spirito del gioco. In pa- role povere, la squadra che attacca. Per questo, la distinzione tra fuorigioco attivo e passivo non si tocca. Anche se, abolendola, si alleggerirebbero le fatiche dei guardalinee. E' giorno di bilanci. Va dato atto a Casarin di averci convocati, non per difendere la sua corporazione, ma per verificarne lo stato dell'unione. Sul modello italiano, Blatter ha investito troppo, e troppo in fretta. Se bastasse coprire 12 chilometri a partita, saremmo a cavallo. Dal 1990 a oggi, le nuove norme fallo dell'ultimo difensore; attenuazione del fuorigioco - hanno appesantito il mestiere e ampliato la portata degli eventuali abbagli. Solo la limitazione del passaggio al portiere, introdotta nel 1992, ha, almeno in parte, risarcito e snellito il gioco, al di là dei risibili incrementi. All'epoca dei Lanese e dei Lo Bello, il regolamento era più semplice; e le designazioni, rispettose dei club egemoni. Casarin ha introdotto il criterio della rotazione, provocando una distribuzione più o meno equa di favori ed errori. Tutti scontenti: ergo, tutto regolare. Meglio cosi. Non mancano le frizioni: una volta c'era poca tv, adesso ce n'è troppa. Casarin crede nella moviola, cosa che ha mandato in bestia Mughetti che, come precisa Lombardo, presidente dell'Aia, «non ha rassegnato le dimissioni, ma resta sospeso in attesa di giudizio». E poi i rigori: se ne fischiano pochi. E i portieri continuano ad attardarsi nei rinvii: presto scatterà, implacabile, la tagliola dei quattro passi. Siamo gli unici ad averla sistematicamente elusa. Ieri avevamo i leader senza il gruppo, oggi abbiamo il gruppo senza i leader. Ma un Collina può diventarlo, se terrà duro. Più competenza e più rigore: ecco cosa ci vuole. Specialmente a metà campo, laddove il fallo tattico sta diventando una turpe abitudine. E abbasso la rimessa coi piedi: se ne parla, ahinoi. Piuttosto, a fronte di 2905 domande d'iscrizione, ci sono state ben 2186 richieste di dimissioni. Perché gli arbitri scappano? Roberto Beccantini Il designatore arbitrale Paolo Casarin: «Siamo senza difesa: quando l'off-side è di un metro riuscire a individuarlo diventa un fatto puramente casuale»

Luoghi citati: Roma, Toscana