Kurosawa ritratto dell'artista da vecchio

A Cannes «Madadayo» del regista ottantatreenne e «Naked» di Mike Leigh: né vivere né morire A Cannes «Madadayo» del regista ottantatreenne e «Naked» di Mike Leigh: né vivere né morire Kurosawa, ritratto dell'artista da vecchio Una parabola sulla solitudine e l'attesa della fine tra gioco, malinconia e insegnamenti etici e morali CANNES DAL NOSTRO INVIATO A ottantatré anni il grande Kurosawa dirige con «Madadayo-Il compleanno» una parabola, in forma di commedia ottimista, sulla vecchiaia, la solitudine e l'attesa della morte, sugli insegnamenti culturali e morali che un maestro (come lui) può trasmettere ai propri discepoli, sul sentimento amoroso e rispettoso che potrebbe-dovrebbe esistere tra generazioni. E fa un film perfetto, limpido, malinconico e divertente, servendosi d'un personaggio realmente esistito, il docente universitario e scrittore Uchida, molto ammirato in giovinezza dal regista. Il titolo del film si rifa alla versione giapponese di nascondarella: «Lupo, ci sei?», chiedono i giocatori al bambino a cui tocca nascondersi, e quello risponde «madadayo», non ancora, non sono ancora pronto a farmi scoprire e acchiappare. Non è ancora pronto (non sarà mai pronto) a morire l'artista che nel pieno della seconda guerra mondiale, prima dell'atomica, lascia l'insegnamento per dedicarsi a scrivere i suoi libri: e del quale i reverenti allievi prediletti, riuniti nel Circolo Maada Kai, celebrano ogni anno il compleanno con un banchetto e una festa, con molto alcol, danze e canzoni («Nel giardino del sapere il tempo passa presto», «Solo la morte guarisce l'imbecille»), con discorsi per nulla ipocriti sulla morte e persino con un funerale del festeggiato allestito per scherzo scaramantico. Il momento cruciale della cerimonia prevede che il festeggiato beva d'un fiato un gigantesco boccale di birra e venga poi applaudito da tutti: una performance che (come i film per Kurosawa) diventa ogni anno più difficile da realizzare ma che viene puntualmente accolta da battimani (come ogni film di Kurosawa), anche se il boccale ha via via proporzioni sempre più ridotte (come i film di Ku- rosawa dopo «Ran»). Il maestro giapponese è grande anche perché accetta la sua vecchiaia e la racconta nei dettagli: il ritorno all'infanzia nei sogni, l'affetto sentimentale per gatti e bambini, la tendenza a piangere spesso, la vanità da battutista di far ridere gli altri. Restano inalterati il suo stile, la sua capacità di dirigere attori che qui risultano bravissimi come il protagonista Tatsuo Matsumura, la grande bravura nell'ideare coreografie impeccabili in spazi ristretti, la forza delle emozioni. Non tutte le allusioni né le manifestazioni di comicità giapponesi sono accessibili allo spettatore europeo, ma un canto corale suona chiarissimo: «Si parla di democrazia ma corruzione e concussione si danno la mano, truffe, ladri, furberie...». Lietta Tornabuoni MADADAYO - IL COMPLEANNO di Akira Kurosawa è da ieri ai cinema Romano di Torino Ambasciatori di Milano Etolle di Roma Il maestro giapponese accetta e racconta la sua vecchiaia Il regista inglese narra lo smarrimento della nostra epoca materialista cinica e povera 46° FESTIVAL INTERNATIONAL DU FILM CANNES 1 993 Il protagonista di «Madadayo - Il compleanno» in una scena del filmparabola sulla vecchiaia

Persone citate: Akira Kurosawa, Kurosawa, Lietta Tornabuoni, Mike Leigh, Tatsuo Matsumura, Uchida

Luoghi citati: Cannes, Milano, Roma, Torino