Addio collegio crudele
Società' e Cultura Londra, in crisi le grandi scuole private inglesi. Il duca di Westminster: «Perché far soffrire i figli?» Addio collegio crudele Rette alte, poca cultura, troppa severità V| cu I—Ini LONDRA I parla più di soldi che di cultura e di pedagogia, ai vertici dei collegi britannici, le public schools. E se ne parla con ansia crescente, con il nervosismo, la paura quasi, dell'industriale che vede la propria azienda investita da forze avverse e irresistibili. E' una grande industria, infatti, quella dei convitti, un «servizio» con una storia lunghissima e gloriosa, ma che ora trema dinnanzi ad un «mercato» che più non gli sorride. E' finita un'era e nessuno sa quale sorte attenda questi collegi nell'Inghilterra del futuro. Prima di proseguire, occorre un chiarimento. In quest'isola esistono le public schools, che sono, però, private, tanto è vero che gli inglesi preferiscono adesso chiamarle private o independent schools. Ha un'origine interessante, quell'aggettivo public, ideato nel Medioevo per distinguere le prime scuole collettive dal tradizionale insegnamento in famiglia, ad opera di precettori. Soltanto con il passare dei secoli e con l'avvento degli istituti statali, le public schools, finanziate dal re, dalla Chiesa o da benefattori, divennero private. Le public schools possono essere day schools o boarding schools, ed è tra quest'ultime che figurano i nomi più famosi, Eton, Harrow, Winchester e altre. Quando lo straniero pensa al collegio inglese (da non confondersi con il college, che è un istituto universitario) l'immagine è quella della boarding school, un istituto che offre alloggio e pasti, un convitto, un internato, insomma (perché boarding? La parola board ha molti significati, ma descrive anche la tavola, il cibo sulla mensa, nonché il fornire pasti come parte di un contratto o di un servizio), è quella di ragazzi e ragazze nelle loro linde uniformi, il verde vivido, luminoso dei prati; le antiche mura coperte di edera, i composti riti del cricket: quasi un paradigma di bellezza e di saggezza. In patria, invece, il mito è infranto. Le lodi sono sempre più rare, mentre sempre più causti¬ che sono le critiche. Si ricorda che, eccezione fatta per alcuni pregevolissimi convitti, Winchester ad esempio, quasi tutti gli altri non hanno mirato mai ad arricchire l'intelletto bensì a plasmare il carattere. Soltanto da qualche anno Eton esige studi più costanti e intensi: in passato, pochissimi frequentavano questo collegio per nutrire la propria cultura, i più vi andavano per inserirsi in un cerchio di altolocate amicizie, su cui fare assegnamento per tutta la vita. C'è chi l'ha descritta come la «mafia inglese»: old boys che, usciti dal medesimo convitto, si ritrovano negli stessi clubs, si assistono a vicenda. I più feroci accusatori delle boarding schools sono gli ex alunni, che rievocano con parole amare e sferzanti la dolorosa separazione dalla famiglia («Avevo 8 anni. Ero disperato. Volevo la mamma»), la severa disciplina, le prepotenze e i soprusi dei compagni, i disagi inflitti da edifici bellissimi all'esterno, ma antiquati e negletti all'interno. «Avevo sempre freddo. Nei dormitori, nei bagni, nelle aule», rammenta uno scrittore. «Mi ci vollero anni per abituarmi, anni sprecati, di lacrime», racconta un esploratore. Negli ultimi giorni il duca di Westminster, l'uomo più ricco d'Inghilterra, ha annunciato che non uno dei suoi figli metterà piede in una boarding school. «Voglio risparmiare loro le sofferenze da me patite». E ora la grande crisi. Il numero dei boarders, che già era sceso nella seconda metà degli Anni Ottanta, è precipitato nel '92 di oltre il 6 per cento. Le ultime statistiche del Department far Educatìon indicano che, mentre nell'86, le boarding schools accoglievano 126.616 studenti, l'anno passato ne avevano soltanto 109.216. E nulla fa sperare in un'inversione di tendenza, i primi ad ammetterlo sono i presidi. Quasi 70 scuole si sono già arrese, hanno chiuso i battenti, è quanto farà in luglio anche la Nativity School, un convitto cattolico a Sittingbourne nel Kent. Le 400 allieve degli Anni Settan¬ ta sono diventate 210. Il 7 aprile, il consiglio direttivo ha dovuto dire ai genitori: «Non abbiamo scelta. Sarà questo l'ultimo trimestre nella storia del collegio». La causa immediata è pecuniaria. Le boarding schools sono divenute troppo care per migliaia di famiglie colpite da una lunga e brutale recessione. La retta annua si aggira fra le 9000 e le 10.000 sterline (tra i 20 e i 23 milioni di lire) ma sale bruscamente nei convitti più prestigiosi. Un figlio a Harrow costa ai genitori, in sola retta, senza calcolare gli extra, 11.925 sterline, oltre 27 milioni di lire l'anno, uno a Eton 11.610: e lo stesso onere finanziario è imposto da una figlia a Roedean, decantata school far girls. Esistono boarding schools «minori», con rette tra gli 8 e i 9 milioni l'anno, ma anche questi prezzi si stanno rivelando pesanti. Che è quanto ha ucciso la Na¬ tivity School di Sittingbourne. Pochi, anche tra i benestanti, possono oggi permettersi simili fardelli. Troppo rapida è stata l'ascesa delle rette durante gli Anni Ottanta, una escalation di gran lunga superiore all'aumento dell'inflazione e dei redditi. Chi ha più di un figlio affoga. E' un conto facile. Due rette ingoiano almeno 20 mila sterline l'anno, poi le tasse, poi il mutuo, non resta molto. Non possono le boarding schools frenare la corsa dei prezzi? E' impresa ardua. L' 80 per cento dei costi è assorbito dagli stipendi. Per avere buoni insegnanti, occorre' ' retribuirli meglio delle scuole statali. E per tener testa alla concorrenza, si deve investire in rinnovamenti. ' Questa la causa immediata, ma ve ne sono altre, più profonde, più ampie, più durature, e sono queste che oscurano il futuro. Anzitutto, una causa storica. Le boarding schools fiorirono con l'Impero, durante il secolo scorso e durante la prima metà del '900. Avevano allora due funzioni precise e concrete. Offrire una scuola, un tetto e una mensa a tutti i figli dei funzionari che, negli angoli più remoti del mondo, amministravano il maestoso British Empire. Babbo e mamma salpavano per una delle tante colonie e protettorati della Corona e i figli venivano affidati ad una boarding school. La separazione era accettata con patriottismo. Ma le boarding schools non soltanto rimpiazzavano le famiglie lontane, preparavano altresì i giovani per i loro futuri compiti nell'impero, o come amministratori o còme soldati, o come esploratori, o come mercanti, o come semplici avventurieri. Fu tale missione a dar vita a quella «filosofia» che anteponeva il rafforzamento del carattere al raf- forzamento della mente. Avevano pertanto una loro logica l'atmosfera spartana, l'austera disciplina, le continue gare, le docce fredde, le gelide aule. Oggi questa «filosofìa» è schernita, ma non era del tutto negativa. L'Inghilterra 1993 avrebbe bisogno di ritrovare alcuni di quei «valori», un po' di agonismo morale, maggiore intraprendenza, una visione più vasta. Infine, più travolgente forse di ogni altra causa, il maggior attaccamento dei genitori ai figli. Esistono ancora, non tanto nell'aristocrazia, ma stranamente in una certa borghesia, coppie pronte a lasciare i ragazzi in collegio, ma diminuiscono a vista d'occhio. Oggi si preferisce tenerli vicini, vederli crescere, goderseli. Si preferisce mandarli a una day school privata, dove resteranno soltanto durante il giorno, oppure a uno di quei convitti che, costretti dalle traversie economiche, hanno adottato il nFlexi-Boarding». I loro alunni possono andare a casa ogni weekend o pernottare quando vogliono. Disperate, le boarding schools, cercano di allettare studenti stranieri, e ne trovano soprattutto in Germania, dove das Englische Internat riceve tuttora un genuino, anche se misterioso, rispetto. Certo, vi sono collegi che meritano ogni encomio, Winchester, soprattutto, veri e propri «Centres of Excellence», ma i più, anche prestigiosi, non offrono nulla di più, e sovente assai meno, di un buon istituto statale italiano o francese. Sopravviveranno? Chissà. L'Impero non c'è più, la City di Londra affronta un futuro difficile e non è più prodiga donatrice di jobs agli old boys. Persino l'accento non conta, non garantisce né status né lavoro. Si parla come si vuole. Mario CìrieHo Studenti nel collegio di Eton. Nella foto grande: un docente in bicicletta, immagine degli anni d'oro
Persone citate: Harrow
Luoghi citati: Germania, Inghilterra, Londra
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