Il rock confessa caro Satana ti ho usato

il caso. Elvis, Beatles, Stones hanno fatto un patto col diavolo? Un dizionario risponde il caso. Elvis, Beatles, Stones hanno fatto un patto col diavolo? Un dizionario risponde Il rock confessa caro Satana, ti ho usato E LVIS Presley? «Uno con la fedina satanica pulita». Ma l'alcol, le droghe, gli psicofarmaci e le donne? «Banalità: la benzedrina non stava dietro all'urlo forsennato di uno spirito rivoluzionario. Era solo la conseguenza dell'inettitudine dell'esercito. In Germania gli ufficiali la fornivano con il rancio: impastìccati e butterai il cuore oltre l'ostacolo. Quando Elvis si congedò era già partito da un pezzo». Stefano Marzorati - inventore del Dylan Dog Horror Fest, enciclopedia ambulante che spazia dal rock all'industriai metal - è l'autore de La notte che Elvis usa dalla tomba, un dizionario che uscirà a giorni da Sugarco in polemica con gli Adoratori del diavolo di Monsignor Balducci. Perché questo attacco? «Perché era uno sprovveduto. Si è fatto forte, senza rendersene conto, di alcune pubblicazioni integraliste dell'America bigotta, confezionate ad uso e consumo di genitori retrivi. E' un pamphlet pieno di errori, in cui si propone un'unica equazione: rock uguale Satana. Lui stesso, in tv, ha poi confessato: "No, il rock non è diabolico. Anzi"»... Nel suo libro però il diavolo occhieggia ovunque. «Certo: ma per distinguere il vero dal falso. Alcune volte compare per sottolineare un atteggiamento commerciale, il business. Altre per individuare le presunte radici di una fede, di una setta». Facciamo degli esempi. Ritorniamo a Elvis. «Secondo i predicatori puritani del profondo Sud, lui era Lucifero, il primo Angelo ribelle, il virus che stava per infettare l'America. Bisognava abbatterlo subito. Si ispirava al blues, musica del diavolo per eccellenza, e colorava di bianco la negrìtudine, trasmettendo così le amorali metafore di colore anche a chi possedeva la pelle del Signore». Ma Elvis fu chiamato «Pelvis» per quel suo continuo ondeggiare erotico. «Stupidaggini. Lo faceva da vec- chio, quando contorceva il bacino e succhiava il microfono davanti alle tardone di Las Vegas. Ormai era grasso e bolso: voleva solo sopravvivere alla decadenza cambiando look, usando le uniformi come paramenti. Non era il diavolo, ma ne indossava i simboli per impressionare le carampane». Il periodo di «O' sole mio». «Già, il momento della resa. Ma com'era diverso prima, quando accanto a lui c'era il mitico colonnello Parker che l'aveva artigianalmente avvolto in una bandiera sudista e l'aveva schierato tra le file della rivoluzione. Poi è arrivato il business con i 30 mila dollari di Sam Phillips. Poi ancora, la Rea e Burt Bacharach. E così il genuino ha lasciato il posto al mito prefabbricato, ai falsi diavoli. Pensate alla bellezza di Love me tender e Heartbreak Hotel». Sarà tutto vero. Però nel mausoleo di Graceland si venera l'Elvis dannato. «Per carità: entrare là dentro è come precipitare ne II fantasma del palcoscenico di Brian De Palma: atmosfera sanguinolenta, abiti del morto, catenelle, santini. Il massimo del màcabro e dell'irrazionale. Ma là non c'è nessuna anima in vendita: si esercita solo lo sfruttamento di un cadavere». Sistemato Elvis, passiamo ai Beatles. «Anche i ragazzacci di Liverpool sono stati accusati di aver fatto un patto scellerato. Nel 1969 Charlie Manson fa scempio del corpo di Sharon Tate. E' il primo dei tanti, clamorosi, delitti rituali che segnano 1' America dei santoni pazzi e sanguinari. Il mondo ne ha orrore». E salta fuori un disco firmato un anno prima da Paul, John, George e Ringo... «Sì, Hélter Skelter. Satana Manson sostenne di aver scoperto la luce nascosta nel loro messaggio vinilico scritto, secondo le regole del Maligno, al contrario». E cosa avrebbe annunciato? «La fine del mondo, la rivolta dei neri, la distruzione dei bianchi e la fuga nel deserto. Inoltre, la copertina dell'album era bianca, senza titolo. Un gioco ambiguo, ripetuto in altre copertine in cui i Beatles si mascheravano da macellai, il grande grembiulone chiazzato da orrende macchie di sangue, o accompagnati da una macabra serie di bambole dalle teste mozzate». Tutti armamentari che ap- S(tengono più a una filoso estetica che non a una ferocia interiore. «Sì, un divertimento da "ragaz- zacci", non da biechi sacerdoti del Male. Senz'altro meno innocenti e puliti sono i Rolling Stones che, oltre a giocare con ironia il look dell'incarnazione diabolica, si sono fatti sostenere dalla rabbia dei testi, quasi a sbandierare la loro effettiva, e intima, diversità». ' Qualche esempio... «PrendiamoMidniqhtrumbler: è la storia nera di Albert Di Salvo, lo strangolatore di Boston, un serial killer interpretato al cinema da Tony Curtis. Oppure Sympathyjbr the Devil: Lucifero parla in prima persona, racconta i suoi trionfi e tenta di stringere un sulfureo patto con il pubblico. Gli Stones sono sinceri? E' una vera ribellione su vinile o è tutto costruito? Certo è che quel disco fu marchiato a fuoco». C'è altro? «Let it bleed: lascialo sanguinare. Siamo nel '69, ancora gli anni di Manson. Gli Stones sbarcano a Altamont, California. Il servizio d'ordine è affidato ai famigerati Hell's Angels. Tra fumi psichedelici e lancinanti guaiti di chitarra, un uomo di colore viene accoltellato sotto il palco. "Lascialo sanguinare", urla Mick Jagger nel ritornello. Poi fugge sconvolto». Ma se sono satanici i Rolling Stones, allora che si deve dire di Jim Morrison? « Jim si è assunto il ruolo di sciamano, non quello di diavolo. Era tanto colto quanto Jagger era rozzo. Si ispirava ai poeti maledetti francesi non alle cabale degli inferi». Stiamo smontando tutto: speriamo di trovare Belzebù almeno nell'inferno metallaro... «Dal fondo del pozzo degli Anni 80 fiammeggiano gli occhi accecati d'odio dei Black Sabbath. Ma, con loro, il secchio tira su anche le scorie di un gioco che diventa sempre più fasullo: copertine gotiche, donne straziate che emergono dia stagni, croci rovesciate, tutto l'horror più vieto che va da Dracula in poi, fatto di riti notturni, di bande demoniache, di magia e di occulto. Vero, falso? Sì, forse, ma»... E i (detali» Iron Maiden? «Fede e filosofie deicìde, la punta di un iceberg gigantesco. Glenn Benton, professione bassista, in Legion inneggia alla distruzione dell'universo e al satanismo come religione. Ma in giro c'è molto caos di suoni, esistono solo più ibridi. Ieri c'era James Dean, oggi c'è la confusione cosmica». E lei, Marzorati, brianzolo trentatreenne, prima leader vestito di nero dei «Leucemia» ora Dylandoghiano convinto, ha la convinzione di aver sistemato il caos con la sua enciclopedia? «Ho fatto solo un po' di ordine e spero di aver confutato i Balducci di questo mondo. Il rock non è dannoso. Non ho mai avuto sintomi di squilibrio mentale, né alterazioni metaboliche. Lo dice un ascoltatore insaziabile». Chiaro. Sperando che questo non sia un messaggio subliminale scritto al contràrio. Piero Sona della musica rock Siili S Eli Pl Il rock non ha nulla di veramente «diabolico», anzi è un gioco: lo sostiene nel suo dizionario Stefano Marzorati, l'inventore del «Dylan Dog Horror Fest». Sopra, Mick Jagger: il leader dei «Rolling Stones». Un flirt con il demonio Sotto, padre Balducci: fu il grande accusatore della musica rock Sopra, Elvis Presley: uria «fedina satanica» del tutto immacolata

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