Con la maestra-coraggio l'incubo diventa fiaba di Barbara Spinelli

Con la maestra-coraggio l'incubo diventa fiaba Con la maestra-coraggio l'incubo diventa fiaba L'ANGELO SPARIGI I può immaginare la paura che s'è installata nel cortile dell'asilo «Commandant Charcht», a Neuilly nei pressi di Parigi: 20 bambini presi in ostaggio, alcuni hanno 3 anni altri ne hanno 4, il sequestratore ne ha liberati 14 nelle ultime 3tV ore, ma sei sono ancora dentro, chiusi con la maestra nell'aula-prigione. Si può immaginare il terrore delle madri, dei padri, dei nonni che aspettano da due giorni di fronte al portone dell'asilo, e ogni tanto scoppiano in lacrime, ogni tanto tornano a sperare, e sempre temono il peggio: la strage, che d'un tratto può accadere, i figli appena cresciuti che puoi perdere d'un sol colpo, nei prossimi minuti, e neppure lo pensavi quando giovedì mattina li hai portati a scuola, tutto potevi prevedere tranne l'irruzione di un sequestratore armato che punta la rivoltella su un'intera classe e chiede prima le dimissioni del ministro degli Interni Pasqua, poi 30 miliardi di lire, e infine chissà se si accontenterà. L'incubo è insopportabile, dicono i testimoni: e lo si vede sui volti, lo si ascolta nelle notizie radio, lo si apprende alla televisione. Ma in mezzo a tante tenebre, un lumicino è acceso, da quasi 40 ore, nella classe dei bambini sequestrati. Un lumicino che le camere della televisione non hanno potuto filmare e di cui solo i bambini liberati, solo i pochi che sono entrati in aula narrano il prodigio. Il lumicino lo ha tenuto acceso, con coraggio e ostinazione, una sola persona: la giovane maestra sequestrata con i suoi alunni, e il prodigio è la calma, straordinaria, che per sua opera ha regnato in classe fin dai primi minuti del sequestro. Già il suo nome ha qualcosa di prodigioso, ci sono nomi che sembrano predestinati e il suo certamente lo è: Laurence Dreyfus è la luce che viene dall'asilo di Neuilly, fino a ieri la piccola donna dai capelli corti era sconosciuta e d'un tratto è diventata un esempio di coraggio, di sangue freddo, e di sapienza. La luce s'è accesa subito, appena è entrato nell'aula l'uomo col passamontagna nero, la rivoltella in pugno, la voce probabil¬ mente rude. Difficile tenere tranquilli bambini di 3-4 anni, ma ecco che Laurence Dreyfus trova immediatamente uno stratagemma, miracoloso: si mette a raccontare una storia, trasforma il dramma in una favola, e svia l'attenzione, le angosce, il panico. «C'era una volta...», e il sequestratore viene incorporato nella fiaba, diventa il protagonista d'una fola. «C'era una volta un uomo che voleva cacciare il lupo con una pistola...», e i bambini ascoltano attoniti, dimenticano tutto, i genitori desiderati e lo spavento, restano inchiodati sui banchi, affascinati. E il miracolo prosegue, passano le ore, arriva la sera con le inevitabili malinconie d'infanzia, e poi la notte interminabile, inconsueta, e ritorna di nuovo il giorno ed è sempre gioco, sempre fiaba di Laurence. Si gioca molto con la maestra, per ore, nell'asilo-prigione. Poi si canta, si fanno disegni, si scherza. Poi arrivano i vassoi con il pranzo, la cena, la colazione: un po' di pollo, purè, carote grattate. Tutto quel che succede è normale, si vive come se non fosse niente, solo così l'insopportabile diventa sopportabile, il tempo dilatato dalle paure - s'accorcia. «Incredibile calma in quella classe», commentano stralunati i giornalisti. Alcuni dicono che anche il sequestratore, ieri sera, s'è messo a giocare un po'. Altri dicono che Laurence Dreyfus è un ben strano personaggio: fuori dall'ordinario. Istitutrice-coraggio, la chiamano già i francesi, e le curiosità si addensano tutte su di lei, si allontanano dal protagonista originario, dall'eroe negati¬ vo che voleva monopolizzare gli schermi. Anche questo è un piccolo miracolo: non si N più abituati all'eroe buono, l'attrazione che si prova per l'eroe cattivo è sempre più grande, e i personaggi grandi si fanno così rari, così incredibili. Esistono invece: nelle settimane scorse i francesi hanno scoperto la grandezza di Philippe Morillon, il generale dell'Onu che ha voluto salvare Srebrenica in Bosnia, e in mezzo alla vergogna sono stati fieri di lui. Anche lui l'hanno chiamato: «il generale-coraggio». Il coraggio solitario di un generale, il coraggio solitario e l'autocontrollo straordinario di una maestra d'asilo: sembrano virtù antiche, quando inaspettatamente fanno apparizione e qualcuno le riaccende con gesto assolutamente normale, come quando si schiaccia un interruttore. Sembra antico Morillon, che volutamente paragona se stesso a Don Chisciotte e non sopporta più le stragi. E sembra antica Laurence Dreyfus. Lei stessa viene dalle lontananze delle fiabe che racconta, è personaggio fiabesco: è Shahrazad, la tessitrice delle notti. «Mi permette di raccontarle una storia?», e il sultano ascolta, il tempo è come sospeso, la principessa sa che la morte è dietro la porta, ma finge di non crederci, fìnge non solo la durata del presente, ma anche quella del futuro, dell'eternità: «E Shahrazad continuò in tal modo a dipanare il filo dei suoi racconti, interrompendolo alla fine di ogni notte e riprendendolo nel corso della notte successiva, sempre con il permesso del sultano Shahriyar... e mille e una notte tra scorsero». Non si sa ancora come finirà la terribile storia del sequestro di Neully: non si sa neppure chi sia il rapitore: se voglia davvero solo denaro, oppure se la sua sia un'azione terroristica. Non si sa, ma per un attimo si può fingere che non sia questo l'importante. Che importante sia la luce, che ognuno può riaccen dere se vuole nel buio, l'isola di calma che si può edificare in mezzo al panico. Per un attimo si può sognare che il sequestratore - come il Jinn mostruoso sedotto dal mercante nelle «Mille e una notte» - sia stato stregato e piegato dalle fiabe narrate lunga mente dalla vittima designata. E' così forte la violenza che abita la società - violenza di parole, di guerre - è così vasto lo scontento di tutti, che quasi avevamo di menticato quanto sia reale: la fiaba del coraggio, della resistenza al panico, della fedeltà al proprio compito, al proprio mestiere, al proprio servizio. Barbara Spinelli Una luce dal nome predestinato: Dreyfus e la Francia trova un altro eroe Nel furgoncino ci sono i soldi richiesti dal sequestratore A fianco, una madre in ansia

Persone citate: Don Chisciotte, Dreyfus, Laurence Dreyfus, Morillon, Philippe Morillon

Luoghi citati: Bosnia, Francia, Parigi