Tangenti telefoniche Vizzini è accusato di ricettazione di Susanna Marzolla
6 E intanto l'amministratore del pds Stefanini si dice pronto a testimoniare Tangenti telefoniche, Vizzini è accusato di ricettazione MILANO. Era Carlo Vizzini, ex segretario del psdi ed ex ministro delle Poste, il destinatario del decimo avviso di garanzia. Ieri è arrivato a palazzo di giustizia per ima «deposizione spontanea». All'inizio una battuta: «Una volta tanto non devo far dichiarazioni a voi giornalisti, ma ai giudici». Al termine una fuga, con Di Pietro che ha ordina ai carabinieri di «proteggerlo» dall'invadenza di cronisti «troppo» curiosi. E con il suo avvocato, Carlo Taormina, che cerca di minimizzare: «E' accusato solo di violazione della legge sul finanziamento ai partiti». Le cose, in realtà, non stanno proprio così: accanto al finanziamento illecito è ipotizzato anche il reato di ricettazione. Nell'avviso si parla chiaramente di «contributi» per tre miliardi e mezzo ricevuti assieme al padre Casimiro, avvocato, ex deputato psdi e tuttora una potenza tra i socialdemocratici in Sicilia. I soldi sarebbero stati versati ai Vizzini da Giuseppe Parrella, ex direttore generale dell'Azienda di Stato per i servizi telefonici, che a sua volta li aveva ricevuti da imprenditori interessati ai lavori di ammodernamento della linea telefonica e agli appalti Asst. Tangenti, insomma. Cui però Vizzini non fa il minimo accenno nel comunicato che invia dopo essere sfuggito alle domande dirette. «Trovo assolutamente corretto dice - che se qualcuno ha fatto il mio nome gli inquirenti indaghino. Voglio ribadire piena fiducia nella magistratura e sopratutto essere un cittadino come tutti gli altri». Vizzini definisce poi «particolarmente utile per fornire le mie chiarificazioni» l'incontro in procura e afferma di aver consegnato «tutta la documentazione personale e patrimoniale che mi riguarda». Chi «ha fatto il nome» di Vizzini sembra essere proprio Parrella che da San Vittore, dove è tuttora rinchiuso, sta fornendo ai magistrati il quadro delle tangenti sulla telefonia. Tra l'altro avrebbe raccontato dei rapporti con l'altro ex ministro Cirino Pomicino al quale, si è saputo ieri, gli episodi contestati sono due: il miliardo fatto avere a Ciarrapico e un altro miliardo che avrebbe incassato da Parrella. Intanto il senatore Marcello Stefanini, attuale amministratore del pds, ha fatto sapere ai magistrati di Milano di essere disposto a essere sentito come testimone. L'incontro tra Stefanini e i magistrati milanesi sarebbe dovuto avvenire già una ventina di giorni fa, ma non aveva potuto presentarsi per gravi motivi di salute. Ieri inoltre due nuovi arresti. Uno è l'architetto napoletano Antonio Gallitelli, che era «ben introdotto» nel ministero dei Beni culturali. Si scopre così che neppure i monumenti, vanto e gloria d'Italia, si son salvati dalle tangenti. Le antiche mura di Lucca, la Reggia di Caserta, il museo archeologico di Firenze, il centro storico di Benevento: per lavori di conservazione e restauro Fiat engineering e altre due aziende hanno pagato quasi un miliardo di tangenti. E un altro miliardo sarebbe arrivato a Gallitelli per la costruzione di scuole a Napoli. L'altro arrestato è Ciriaco d'Alessio, ex provveditore alle opere pubbliche di Milano, adesso a Perugia: accusato per una tangente (400 milioni) pagata da Cogefar-Impresit per la strada sorrentina. E gli arrestati «eccellenti» come Nobili e Ciarrapico? Saranno presto interrogati. Si è saputo che, davanti al gip, il presidente dell'Ili ha negato su tutta la linea. «Intendo rispondere dichiarandomi estraneo ai fatti contestati», ha premesso. E ha mantenuto: «Per la centrale di Montalto di Castro nessuno mi chiese nulla. Io nulla ho dato»; «Tornieh non mi parlò mai di richieste avute come amministratore delegato di Italimpianti. E io non autorizzai alcunché»; «Nulla so delle società Fidin e Saint Peters, nemmeno se esistono». Susanna Marzolla Vizzini. In alto Tiziana Parenti
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