«La mafia minaccia l'economia del Paese» di Giovanni Bianconi

E il Governatore Fazio chiede aiuto agli imprenditori: la lotta ai boss è un investimento E il Governatore Fazio chiede aiuto agli imprenditori: la lotta ai boss è un investimento «In mafia minaccia Peconomia del Paese» L'allarme di Ciampi. Mancino: temiamo nuove stram ROMA. L'allarme mafia, stavolta, arriva dal presidente del Consiglio, e investe il mondo dell'economia: «La presenza diffusa della criminalità organizzata, minando la componente di fiducia su cui si basano le transazioni economiche, mina la fiducia dell'intero sistema Italia nei suoi rapporti esterni». E' Carlo Azeglio Ciampi a parlare così, intervenendo al convegno su «economia e criminalità» organizzato dalla commissione parlamentare Antimafia per ricordare, ad un anno di distanza, le stragi di Capaci e via D'Amelio. In un'altra sede, alla festa della polizia, il ministro dell'Interno Nicola Mancino rilancia: la scelta terroristica di Cosa Nostra «resta ancora un pericolo effettivo, da prevenire con ogni mezzo. Proprio la perdita del consenso popolare, humus tradizionale del potere mafioso, proprio i successi progressivi dell'azione di contrasto dello Stato, possono indurre a disperate riaffermazioni di potenza e di controllo. Nuovi tentativi sono stati negli ultimi mesi scoperti e sventati». Ciampi apre la «due giorni» di studio, a cui partecipano professori universitari, magistrati, investigatori, economisti e funzionari delle istituzioni, e il suo allarme-economia trova mille riscontri. Per esempio da chi mette in guardia dall'ingresso di imprese gestite da Cosa Nostra nelle società a partecipazione statale; o da chi fornisce le cifre sempre più allarmanti dell'invasione dell'economia «legale» da parte delle organizzazioni criminali. Il pericolo mafioso per l'azienda Italia, Ciampi l'ha affrontato quando guidava la Banca d'Italia. Ora, da capo del governo, fa un appello alla vigilanza e all'adozione di efficaci contromisure sia al-, .settore privato i che « quello pubblico. «Le imprese, le banche e gli imprenditori finanziari r di- S: f3soncjtchiamati a contribuire la lotta alla criminalità organizzata innanzitutto in virtù del loro carattere imprenditoriale, per tutelare gli interessi e i valori tipici dell'impresa: primo fra tutti la libertà delle scelte quale condizione su cui si misurano le capacità competitive di ciascun imprenditore e si perseguono gli obiettivi di efficienza a beneficio della collettività». Il successore di Ciampi alla guida di Bankitalia, Antonio Fazio, concorda e aggiunge: «Gli operatori finanziari devono affrontare questi proble mi con spirito costruttivo... I co sti che ne derivano vanno consi derati in qualche modo alla stregua di investimenti». Poi tocca alla pubblica amministrazione. Dice il presidente del Consiglio: «Alla deontologia degli operatori, deve corrispondere la deontologia dell'apparato pub blico, le cui manchevolezze, sul piano della coerenza strategica e dei comportamenti effettivi, con corrono spesso ad aggravare gli oneri per le imprese, ad aprire varchi per la penetrazione di componenti amorali e distrutti ve. La riorganizzazione della funzione pubblica deve farsi carico anche di questi aspetti. E' compito dello Stato favorire il coordinamento di cui gli operatori hanno bisogno per superare comportamenti individuali succubi nei confronti della mafia e per favorire tutte quelle informazioni che possono cementare la cooperazione». Sotto il tacco della mafia, la libertà d'impresa muore. Lo dicono in molti al convegno, parlando di controllo dei fattori di produzione per conquistare il monopolio nei vari settori ed essere poi padroni incontrastati negli appalti. Gli imprenditori possono finire strangolati dalle estorsioni e dall'usura. «Per l'usura - spiega il presidente dell'Antimafia Luciano Violante - il gruppo mafioso prima presta denaro ad interessi assai elevati; poi rileva tutti i crediti dai creditori cui l'imprenditore si è rivolto per ottenere il denaro necessario a pagare gli interessi; infine si presenta come unico creditore prendendo alla gola l'imprenditore». Parlano anche gli investigatori. Il colonnello Cappelli, della Dia, dice che «la presenza mafiosa nell'economia e nella finanza palesa una crescita esponenziale in settori ed attività essenziali per la vita del Paese, giungendo ad ostacolare il regolare sviluppo economico e sociale di intere aree geografiche». Il colonnello Mori, del Ros dei carabinieri, spiega che l'infiltrazione criminale si realizza perfino «con l'ingresso nel settore delle partecipazioni statali»; su questo aspetto l'Arma sta svolgendo un'inchiesta. Alessandro Pausa, del servizio centrale operativo della polizia, annuncia-che il traffico "di" droga non va considerato la principale attività, in termini quantitiva, delle organizzazioni criminali: il settore della truffa nei suoi vari aspetti - dalle estorsioni all'usura, dalla concorrenza sleale alle contraffazioni, dai falsi monetari a quelli in titoli - è di gran lunga più redditizio. E il collonnello Petracca; dalla Guardia'di Finanza, disegna la mappa 'degli investi¬ menti «legali» di mafia, camorra e 'ndrangheta: 60 per cento nel settore finanziario, 17 per cento nel sistema immobiliare, 11 per cento nel sistema del commercio e 4 per cento nel settore industriale, agro-alimentare e dell'oro greggio. Giovanni Bianconi Il ministro aveva detto «Cosa nostra ha perso consenso: e adesso c'è pericolo di una svolta terroristica»

Luoghi citati: Capaci, Italia, Roma