Figli d'un vizio nazionale

Figli d'un vizio nazionale Figli d'un vizio nazionale Li preferiamo irrisolti, ecco perché mi N tutto il mondo esistono E misteri politici. In quanti 1 hanno sparato a John I Kennedy? Come è morta _MJ Marilyn Monroe? Perché si è ucciso Pierre Bérégovoy? In tutto il mondo poi i misteri si distinguono in due ovvie categorie: i misteri risolti e i misteri irrisolti. Risolti sono quelli su cui un'istituzione competente è pervenuta ad una verità ufficiale, cioè accertata nei limiti, nelle forme e secondo procedure fissate (ad esempio, un processo, la relazione di una commissione d'inchiesta ecc.). Irrisolti sono quelli sui quali tale verità o non è stata raggiunta o, dopo che lo è stata, viene messa in dubbio da nuovi dati. In questo senso, ad esempio, è risolto il mistero della morte di Luther King ma non quello sull'assassinio di Kennedy. In tutto il mondo democratico occidentale, infine, i misteri del primo tipo (i risolti) sono di gran lunga più numerosi di quelli del secondo (gli irrisolti). L'Italia fa una duplice eccezione: perché esistono più misteri irrisolti che misteri risolti e perché esistono misteri che, pur essendo risolti, continuano ad essere considerati irrisolti. Siamo all'inesauribile potenza del mistero. La prima eccezione è grave. Essa mette in luce un'inefficienza dello Stato. Se ancora restano irrisolti misteri come quello di Ustica, delle stragi sui treni, del giornalista De Mauro, del commissario Calabresi, ciò significa che, o per difficoltà obiettive o per scarsa sagacia o per sviamento 0 per inquinamento, le istituzioni non hanno funzionato. Ed è chiaro che molti misteri irrisolti, soprattutto se connessi a omissis di governi, inaffidabilità dei servizi segreti, politicizzazione degli inquirenti, sono un peso sulla coscienza della democrazia. Ma la seconda eccezione è ancora più grave. La proliferazione di misteri risolti trattati come irrisolti ha due effetti perniciosi. Il primo è l'effetto boomerang della cultura del sospetto. Prima che ne fosse vittima e si mettesse a insinuare sull'America o la Cia come un qualunque veterocomunista, Andreotti usava ripetere, senza capirne le conseguenze, la lepidezza che a sospettare (o pensar male) si fa peccato ma s'indovina quasi sempre. Ora che è a sua volta sospettato in modo che, allo stato, oltre a me, non convince neppure il presidente della giunta per le immunità, Andreotti si sarà accorto che questa forma di inquinamento servirà forse al padre Pintacuda per guadagnarsi un posto in paradiso, all'on. Orlando per ottenere qualche seggio in più, a quegli «amici» che usano presunte confidenze del povero Falcone per mettersi in capo un'aureola, ma fa precipitare al fondo la nostra civiltà giuridica e politica. Il secondo effetto pernicioso è che il mistero risolto trattato come irrisolto diventa un'arma politica impropria. Altrove un mistero risolto alimenta al più la letteratura o le arti (vedi i casi Kennedy e Monroe); da noi alimenta la lotta, la faida e il linciaggio. Prendiamo un caso. Il mistero Pinelli-Piazza Fontana è risolto: la verità ufficiale (giudiziaria) è che Pinelli si è suicidato e che gli anarchici non sono responsabili della strage (Valpreda ha subito sei processi e passato tutti i gradi di giudizio). Eppure di recente, Craxi ha trattato quel mistero come se fosse irrisolto, accusando come responsabili gli anarchici, i servizi segreti e la Nato, e addebitando a Pinelli di essere caduto in una trappola. Aveva Craxi nuovi elementi? No, voleva solo colpire qualificandolo come comunista il giudice D'Ambrosio (il quale, a onor del vero, gli è venuto incontro, mettendosi a dar consigli ai ministri pidiessini dimissionari dal governo Ciampi, il che non è né un reato né un peccato, ma una sconvenienza sì). Lo stesso cosa si può dire del mistero risolto dell'omicidio Tobagi, oppure del mistero risolto di Feltrinelli. Oppure prendiamo un altro caso. In mancanza di altri dati certi, il caso Moro è un mistero (giudiziariamente) risolto. Eppure, ogni tanto qualcuno lo riapre. Ad esempio, di recente, il direttore di Repubblica Eugenio Scalfari ha parlato di un «filo nero» che legherebbe la morte di Moro addirittura (la logica è qui emblematicamente pindarica) alla assoluzione di Craxi in Parlamento, entrambe legate dal disegno di impedire «l'accesso al governo di forze nuove e incorrotte». Casi come questi, di misteri fatti vivere artificialmente per colpire ora questi ora quelli, sono frutto di forme velenose di lotta politica, provano mancanza di cultura dello Stato di diritto, alimentano un'atmosfera da peste manzoniana. Siccome questo costume è diffuso, ecco un fattore che spiega perché l'Italia stenta ancora a diventare un'autentica democrazia. Marcello Pera la morte della Monroe: mistero Usa, ma senza «usi politici»

Luoghi citati: America, Italia, Ustica