Rischia di morire per il «740»

Vercelli, pensionato inciampa misurando l'area del terrazzo da mettere nella dichiarazione Vercelli, pensionato inciampa misurando l'area del terrazzo da mettere nella dichiarazione Rischia di morire per il «740» Venti minuti nel vuoto appeso per ipiedi VERCELLI DAL NOSTRO INVIATO Puoi giocartela, la vita. Regalarla o sacrificarla. Puoi perderla, per una causa nobile o un amore grande. Ezio Zucca, 84 anni, pensionato di Vercelli, ha rischiato di morire per la compilazione del modello 740, prospetto dati e notizie particolari, sezione B (residenze principali e secondarie), voce superfìcie in metri quadrati, tre caselle appena, tre numeri da scrivere con precisione. Proprio per essere preciso Ezio Zucca stava misurando, alle 7 e 40 di un mattino di maggio, il terrazzo della sua abitazione al nono piano per ricavare quel 25 per cento da includere nella superficie. L'hanno tradito l'età, l'agitazione, le gambe malferme: è caduto nel vuoto, ma i piedi sono rimasti incastrati tra le sbarre della ringhiera. Lo hanno salvato loro, la moglie accorsa dalla stanza, i vicini che hanno fatto una catena umana per reggerlo prima che arrivassero polizia e vigili del fuoco. Venti minuti a testa in giù, con il terrore negli occhi. Lo stesso terrore che aveva quando diceva a familiari e amici: «Ho paura di sbagliare, ho paura di non saper fare il 740». E' una storia di quelle che poi vengono definite «emblematiche», perché svela il punto limite delle ossessioni della gente comune. Una storia «incredibile» dove rimperscrutabilità del destino gareggia con quella delle istruzioni per la dichiarazione dei redditi. La disperazione del pensionato di Vercelli comincia due settimane fa. La scadenza per la presentazione del 740 si avvicina implacabile. La custode dello stabile (zona tranquilla, nove piani, giardino) ricorda di averlo visto uscire ogni mattina alle otto.'frettolosò e accigliato: «Vado al patronato - le spiegava - a farmi spiegare cosa debbo mettere in questo modulo. Quest'anno è diffìcile, c'è anche l'Ici, sa, la tassa sulle case, ci capisco poco, ma loro non mi aiutano molto, sono in difficoltà». Loro, sono tre signore in una stanza indicata da un cartello rosso «Istruzioni per il 740». Hanno molte pratiche e pochi ricordi. Del pensionato Ezio Zucca, nessuno. «Qui vengono in tanti, ce n'è uno di novant'anni che telefona due volte al giorno e hanno i problemi più strani, non possiamo risolverli tutti». Il signor Zucca ha il problema dell'Ici e non dorme più la notte, tanto lo angoscia. La mattina di giovedì si alza presto, poco dopo le sette. Sua moglie Maria, 71 anni, dorme ancora quando lui esce sul terrazzo. Sopra il pigiama azzurro ha infilato una vestaglia scura, perché l'aria di questa primavera è traditrice e ci vuol poco a prendersi un malanno. Percorre, con le sue ciabatte di stoffa, il grande terrazzo, trascinandosi dietro il metro a fettuccia trovato nei cassetti del soggiorno. Accumula dati, probabilmente inutili. Mi¬ sura anche l'altezza della ringhiera, chissà perché. Sale su una scaletta e inciampa. Cade all'esterno, ma due sbarre di ferro fermano il suo volo. Rimane lì, piedi incastrati, schiena al muro, oscillando a venti metri dal nulla. «Come un pipistrello», ricorda uno degli agenti che lo hanno salvato. Grida, allora, chiede aiuto. La moglie si sveglia e accorre. Lo regge, con la poca forza dei suoi 71 anni e la tanta della sua disperazione. Sotto, nella strada, passano gli studenti diretti alla vicina scuola. Vedono. Corrono ai campanelli del palazzo. Li suonano tutti, diffondono l'allarme. I vicini si precipitano in casa Zucca, si alternano nel reggerlo per le caviglie. Viene chiamato il 113. Arrivano i vigili del fuoco. Issano la scala dall'autopompa. Sale, sale, seguita da occhi speranzosi e dallo sguardo capovolto del pensionato che la vede avvicinarsi, avvicinarsi. E fermarsi. Non sarebbe una tragicommedia perfetta se la scala non fosse troppo corta per arrivare al nono piano. Si blocca due metri prima, inutile braccio teso nel vuoto. Zucca si agita, adesso, nella strada si è raccolta una folla impaurita e vociante. I vigili del fuoco tentano un'altra soluzione: imbracano il pensionato con lenzuola e corde. Funziona. Lo issano. E' salvo. «Cosa ho fatto, cosa ho fatto - ripete scuotendo il capo, ancora smarrito e spaventato - tutto per il 740». «Non preoccuparti - gli dice la moglie - non preoccuparti, anche se lo sbagli non succede niente». Lo portano via in ambulanza. All'ospedale gli riscontrano qualche escoriazione e un forte stato confusionale. I familiari fanno scudo. Non lo lasciano avvicinare e non vogliono più parlare dell'accaduto. Sotto il grande palazzo è un pellegrinaggio di curiosi. Chi ha visto racconta, esagera. «Era là, a testa in giù e malediceva il ministro delle Finanze». Chi lo conosceva ricorda: «Non parlava d'altro, da settimane». Una signora distinta che abita nel palazzo di fronte non ha dubbi: «Il 740 ha fatto un'altra vittima e non è certo l'ultima». Lo dice con uno sguardo duro e una rabbia tangibile. Così convinta che viene da crederle, da pensare che l'Italia possa popolarsi di uomini appesi a testa in giù per una serie di tragici accidenti o per l'assurdo tentativo di capire da un'altra prospettiva quello che appare incomprensibile: sia il senso dell'esistenza, dove sta andando questo Paese o semplicemente cosa dobbiamo scrivere nel prospetto dati e notizie particolari alla sezione B, voce superficie. Gabriele Romagnoli Era ossessionato «Troppi rebus» Ezio Zucca, 84 anni, a destra il palazzo da cui stava per cadere

Persone citate: Ezio Zucca, Gabriele Romagnoli

Luoghi citati: Italia, Vercelli