Il Papa: cattolici uniti nel pluralismo di Pierluigi Battista

Giovanni Paolo II improvvisa un discorso e stupisce i Vescovi con uno storico richiamo Giovanni Paolo II improvvisa un discorso e stupisce i Vescovi con uno storico richiamo Il Papa; cattolici uniti nel pluralismo La Chiesa intervenga: «L'Italia ha bisogno di preghiera» ROMA. L'Italia, tutta l'Italia, quella che ancora si riconosce nella de ma anche quella rappresentata da quella figura adamantina di apostolo laico che è stato Sandro Pertini, «ha bisogno di una grande preghiera. Di una grande, impegnata preghiera». Giovanni Paolo II sorprende i vescovi riuniti in assemblea e parla a braccio. Pochi minuti di fuori programma per fissare il ruolo della Chiesa di Roma nell'Italia sconvolta dal terremoto politico-giudiziario e per mettere fine alla controversia sull'unità politica dei cattolici che sta spaccando in due l'episcopato italiano. E in quella «torre di Babele» in cui rischia di trasformarsi il Paese che sta attraversando il suo momento «più preoccupante e pericoloso», Karol Wojtyla afferma con perentorietà che «la Chiesa potrebbe fare molto di più di quello che fa»: assumere direttamente la tutela morale e spirituale di un Paese riunito «in preghiera» senza delegare più a nessuno la rappresentanza del mondo cattolico. La Cei si divide sulla proposta di Ruini. I vescovi italiani discutono se la Chiesa, crollato il muro di Berlino e fugato il pericolo del comunismo, debba o no promuovere l'unità politica dei cattolici dietro le insegne dello scudo crociato. Ma il Papa fa sentire la sua voce per indicare la strada dell'«unità nella diversità: come mantenere e non perdere l'unità rispettando un nuovo pluralismo». «Un tema ecclesiale», ha detto il Papa, ma anche, dal punto di vista del Karol Wojtyla vescovo di Roma, «sociale e politico». E il problema cruciale per l'Italia è di «non perdere l'anima nel pluralismo» e insieme quello di «non perdere il pluralismo nell'unità». Un modo indiretto per rispondere alla questione dell'unità politica dei cattolici riproposta dal cardinale Ruini. La de viene investita da un moto centrifugo, Segni minaccia la secessione di una parte del mondo cattolico, ma il Papa polacco ribadisce che i problemi dell'Italia non possono essere risolti in un modo diverso da quello affrontato dalla Chiesa in tutte le parti del mondo. E cioè riconoscendo il primato del suo magistero. Prima di tutto la Chiesa, ammonisce il Papa: «Nei momenti difficili il popolo guarda verso la Chiesa». In tempi di vacche grasse, «quando tutto va bene o sembra andar bene», il ri¬ chiamo della Chiesa si fa più flebile e inascoltato e si finisce per guardare al suo operato addirittura «con occhi critici», come di questi tempi si tende a fare in Polonia. Oggi però le cose non vanno bene: è uno dei «momenti critici». E i momenti critici si superano «con la preghiera», riconoscendo l'autorità del Papa. Un richiamo forte al mondo cattolico, ma anche al di là dei suoi confini. Il presidente Pertini, «che era socialista», disse al Pontefice in un altro momento crìtico della vita italiana: «La Chiesa potrebbe fare molto di più in Italia di quello che fa». Rivelando che un Presidente che pure «non si confessava come credente cattolico» avrebbe auspicato uno sforzo maggiore della Chiesa cattolica, Karol Wojtyla indica con quell'esempio la possibilità che i laici, pur restando tali, non debbano necessariamente storcere il naso a causa di una presenza più attiva della Chiesa. Ma in questo modo viene diminuito e ridimensionato lo steccato che divide sul terreno politico il mondo laico e quello cattolico, mentre si auspica che tutta l'Italia si inginocchi in una «grande preghiera». Un modo per azzerare la discussone sull'unità politica dei cattolici? Secondo il segretario generale della Cei Dionigi Tettamanzi, Giovanni Paolo II «ha parlato al di fuori degli schemi usuali» esortando gli italiani a riconoscere il «grande ruolo della Chiesa» e a «pregare di più». Ancora più esplicito padre Bartolomeo Sorge che interpreta così le parole del Papa: «L'unità politica dei cattolici è un bene. Ma oggi non può venir imposta, deve essere meritata. Anche da un partito di ispirazione cristiana che eventualmente prenda il posto della de». Di altro tenore il commento di monsignor Luigi Bettazzi, secondo cui il Papa avrebbe detto: «Pensateci bene prima di sciogliere l'unità dei cattolici». Un ammonimento a Segni. Ma anche alla de, che non può più pensare che l'appoggio della Chiesa sia un atto dovuto. Pierluigi Battista