Due giorni In auto morta d'overdose

Donna di 36 anni trovata in corso Regina Margherita con la siringa nel collo Donna di 36 anni trovata in corso Regina Margherita con la siringa nel collo Due giorni In auto morta d'overdose Inunprimotempo s'era pensato ad un delitto L'hanno trovata ieri sera dentro la sua auto, una Peugeot parcheggiata nel controviale di corso Regina Margherita 101. Il corpo riverso sul sedile di destra, la faccia schiacciata sul cuscino, e una siringa piantata nel collo. Irriconoscibile: in un primo tempo un ematoma sulla fronte aveva fatto pensare a un delitto. Invece era overdose. Aveva 36 anni, D. M. Ed era una malata terminale di Aids. Con un'altra persona, malata come lei, divideva un alloggio che le era stato messo a disposizione dal Gruppo Abele: un modo per vivere con dignità quel poco che le restava da vivere. Proprio il fondatore del Gruppo Abele, don Luigi Ciotti, è stato uno dei primi ad accorrere appena s'è diffusa la notizia. Ha benedetto la salma. Ha parlato con i carabinieri. Poi, è andato dal convivente di D. M. «Sarà una tragedia. Meglio che glielo dica io». Don Ciotti dice d'averla incontrata per l'ultima volta lunedì. Lunedì è anche il giorno in cui titolare e meccanici del¬ l'officina di autoriparazioni che è lì di fronte ricordano di avere visto quella Peugeot chiara sotto i platani di corso. Regina Margherita. Perché non hanno subito dato l'allarme? «Sul volante c'era un TuttoCittà aperto su una cartina di questa zona. Abbiamo pensato che quella donna stesse dormendo». E il martedì? «Non ci abbiamo più fatto caso. Con tutta la pioggia che è venuta...». Nel tardo pomeriggio di ieri, finalmente, qualcuno ha telefonato ai carabinieri. «In un'auto abbandonata c'è una persona apparentemente senza vita». Gazzella, ambulanze, un valzer di luci blu. Condomini ai balconi e dietro le tende, tram che rallentavano e passeggeri ai finestrini. C'erano mille occhi a sbirciare le operazioni di soccorso. E' stato rotto il vetro e aperta la portiera, un barelliere ha sollevato la massa di capelli chiari e ha. richiuso. Nien¬ te da fare: «Portate un lenzuolo, copriamo il corpo». D. M. era già morta. Da tanto tempo. «Minimo 36, massimo 48 ore» ha suggerito il medico nel suo referto. L'autopsia chiarirà anche questi particolari, ormai inutili. C'è voluta un'ora per l'identificazione. D. M. non aveva documenti addosso, solo una lettera che le aveva spedito un amico e una tessera del Gruppo Abele. Alla fine, i carabinieri hanno trovato il portafogli con la patente in una sacca che era ai piedi della donna. All'interno della sacca, scarpe, vestiti, riviste, oggetti personali. E' come se, con la sua vita, D. M. avesse voluto deliberatamente disfarsi di tutto ciò che possedeva: anche il bagagliaio della sua auto era pieno di scatole e borsoni. Don Luigi Ciotti ha pregato per lei, sotto la pioggia fine, immobile davanti a quella portiera con il vetro in pezzi e il corpo senza vita allungato sui sedili anteriori. «Adesso dobbiamo stare vicini alla persona che viveva con D. M». Don Ciotti benedice la salma della donna trovata morta su un'auto parcheggiata in corso Regina Margherita, il corpo riverso sui sedili anteriori, la feccia schiacciata sul cuscino. Aveva una siringa piantata nel collo

Persone citate: Don Ciotti, Don Luigi Ciotti