Delitti e baci a CANNES

Si apre oggi il festival della Francia, dei quarantenni e delle donne Si apre oggi il festival della Francia, dei quarantenni e delle donne e baci a ■ cy/'v. ■ <\< yuytyy ' CANNES DAL NOSTRO INVIATO «Un'atmosfera, diciamo, studiosa. Non arriverei a dire austera, ma studiosa sì. Meno pubblicità e promozione, meno feste e bicchierate, meno ragazze e scemenze. Non è più l'epoca. La crisi economica è dura. La gente risparmia. Costa molto caro, sa, portare un film a Cannes: quarantamila, cinquantamila dollari». Elegante e meditabondo, il direttore del festival Gilles Jacob segue con lo sguardo, oltre la finestra del suo ufficio, le piccole vele bianche palpitanti sul bellissimo mare grigiazzurro, i grandi spiegamenti di polizia: la consegna è di non parlarne, ma la Costa Azzurra annaspa in un'ondata di criminalità mai vista prima. Negozi saltano in aria con l'esplosivo, il numero degli assassinii è cresciuto del 63% negli ultimi cinque anni, l'ex sindaco di Nizza Jacques Médecin è scappato in Uruguay per sfuggire all'accusa d'aver sottratto miliardi ai fondi pubblici, l'esodo dei ricchi residenti inglesi, americani o tedeschi ha fatto sì che i prezzi sul mercato immobiliare siano scesi del 20% negli ultimi tre anni, il turismo interno è diminuito del 15%. L'Eden del cinema, il paradiso della bella vita, è diventato un posto delinquente come troppi altri: colpa della mafia italiana, accusano i più sciovinisti. Però, magico come un esorcismo o come la tenacia dei sogni, l'emblema del festival mostra il bacio più appassionato tra Cary Grant e Ingrid Bergman, e sulle pareti del Palazzo del cinema i baci si moltiplicano in mostra: la Bestia bacia la Bella, Delon e Vitti si baciano ne «L'eclisse» di Antonioni, Gene Kelly e Leslie Caron si sfiorano con un bacio ballerino sul fondale falso-Senna di «Un americano a Parigi», si baciano Ava Gardner e Gregory Peck, Gabin & Morgan, i turbolenti Rita Hayworth e Glenn Ford, gli interrazziali Wensley Snipes e Annabella Sciorra, Mastroianni & Ekberg nella Fontana di Trevi, Marion Brando e Tarita a Tahiti, Clark Gable e Vivien Leigh in «Via col vento». Il bacio più commovente è quello di Dracula-Klaus Kinski proteso sulla candida Isabelle Adjani (le dita sottili e prensili del vampiro stringono il petto dell'esangue addormentata), ma è strano: in realtà non si bacia nessuno, le icone meravigliose del grande cinema sono ■ cy/.'v. ■ <.\< yuytyy ' accostate, abbracciate, avvinte, le loro labbra restano lontane, solitarie. Simbolo? Nouvelle Vague? Il paesaggio dei sentimenti subentra alTiperrealismo Anni Ottanta, la mappa della tenerezza sostituisce le geografie ideologiche? La maggioranza dei registi è quarantenne, nella selezione ufficiale ci sono dieci donne registe e tre giovani debuttanti al primo film: si vedrà se queste presenze anomale cambiano il panorama del festival. Ci sono film terribili sulla neobarbarie urbana («Un giorno di ordinaria foiba», «La scorta», «Naked») ma anche commedie amorose oppure surreali, Ci sono film che si ha davvero desiderio di vedere (le lezioni di pianoforte di Jane Campion, l'invasione degli ultracorpi di Abel Ferrara, gli amori omosessuali all'Opera di Pechino di Chen Kaighe) è altri che sembra d'aver già visto mille volte senza neppure divertirsi. Ci sono almeno dieci film (sui ventotto in concorso o fuori concorso) ambientati nella Storia, italiana, francese, americana, asiatica: chissà se per il bisogno di riflettere sulle radici e sulle origini nel caos presente; oppure perché (come dice Jane Campion che ha collocato «The Piano» alla metà dell'Ottocento) ad autori che amano creare mondi nuovi passato e futuro offrono ogni libertà d'espressione, mentre il presente li costringe a fare i conti con la realtà; o ancora perché la Storia, con le sue belle scenografie e i suoi bei costumi, è più cosmopolita, più televisivamente vendibile. Nel presente, qui e ora, per vedere Schwarzenegger e un pezzetto del suo «Last Action Hero», per vedere Liz Taylor e i suoi nastrini rossi della Aidsbeneficenza, per vedere Stallone alpinista, bisogna ottemperare a cerimoniali complessi, obbedire a gerarchie non più intelligenti del gioco dell'oca: ritirare un lasciapassare che auto¬ rizza ad avere un numero che consente di mettersi in fila per ottenere un permesso che lascia la possibilità di conquistare un biglietto... Quando poi il divo più sorprendente è certo Gorbaciov, interprete di se stesso nel nuovo film di Wim Wenders. E' un festival molto eclettico, il quarantaseiesimo di Cannes, con tutti quei film che il direttore è riuscito a mettere insieme: come sempre, come a ogni manifestazione del genere. E' un concorso molto europeo-occidentale: nessun film africano, nessuno latinoamericano (in Brasile, dove si realizzavano 44 lungometraggi l'anno, quest'anno per via della crisi economica se ne son realizzati 4), appena uno dall'Europa orientale tragicamente senza soldi e trionfalmente invasa dal cinema ameri¬ cano. E' un festival molto francese: si apre e chiude con due film francesi e con l'apparizione di due dive francesi, Catherine Deneuve e Isabelle Adjani; è francese il presidente della giuria, Louis Malie; è francese, Bertrand Tavernier, il regista incaricato d'impartire l'annuale tradizionale Lezione di Cinema; sono cinque i fimi francesi della selezione ufficiale; due film francesi inaugurano la rassegna Un certo sguardo, rendendo omaggio a due registi francesi, Frangois Truffaut e Jacques Demy; due film francesi figurano alla Settimana della critica; Canal Plus, la rete televisiva più attenta al cinema, fa tutti i réportages, detiene in esclusiva le notizie sui premi finali, ed è presente come coproduttrice in sette film del concorso. Davvero non ci aveva azzeccato Truffaut quando, giornalista inviato al festival, scriveva nel 1958: «Con una formula simile la manifestazione è ormai impensabile. Sono convinto che abbiamo assistito all'ultimo festival di Cannes...». Lietta Tomabuoni Alla 46a edizione c'è molta Europa Mancano gli africani q Catherine Deneuve in una foto di André Rau (Madame Figaro/ Volpe). Dall'alto: Louis Malie e Claudia Cardinale Al centro: Schwarzenegger In basso: Marcello Mastroianni - ■ . ... . ■ . ■. ■ 1 ■.■ ■ : ... ■■■ .-: ■ :■ ■ ■:■ ■. ■■' . : . ■ 1 mmmmmSmmmSSBmM LA GIURIA Louis Malle presidente Claudia Cardinale attrice Inna Churikova attrice Judy Davis attrice Abbas Kiarostami regista Emir Kusturica regista William Lubtchanski dir. fotog. Tom Luddy produttore Gary Oldman attore Augusto Seabra critico

Luoghi citati: Brasile, Cannes, Europa, Francia, Parigi, Pechino, Trevi, Uruguay