Suicidio attenti a quei segnali possiamo salvare chi è disperato

Uno psichiatra scandaglia i drammatici motivi che spingono i giovani a togliersi la vita e indica le vie d'uscita Uno psichiatra scandaglia i drammatici motivi che spingono i giovani a togliersi la vita e indica le vie d'uscita Suicidio, attenti a quei segnali possiamo salvare chi è disperato mi ERESA, 25 anni, con di' I ' sturbi psichici cominI ciati nell'infanzia: l'inaJ deguata risposta di una -*J famiglia stressata, la discontinuità delle cure e l'alternarsi dei terapeuti, sono, probabilmente, stati determinanti. Per Luca, diciassettenne meridionale trasferito al Nord da bambino, e mai inserito anche a causa di problemi scolastici, deve aver contribuito una miscela di elementi. Alla separazione dei genitori ed al nuovo legame della madre, si aggiungono una delusione amorosa, l'incomprensione degli insegnanti e la sottovalutazione del suo disagio da parte del padre che, seppure presente e affettuoso, non si rende conto di riversare sul figlio aspettative scolastiche da lui insostenibili. Per entrambi l'esito è stato il suicidio. Sono due casi che evidenziano carenze familiari, scolastiche, sanitarie e mass-mediali segnalate da Paolo Crepet in Le dimensioni del vuoto, i giovani e il suicidio, un saggio che sta per arrivare in libreria edito da Feltrinelli e che disegna tra l'altro un quadro drammatico della situazione giovanile. Cresce la violenza subita o perpetrata dagli adolescenti, aumentano i tossicodipendenti e gli alcolisti, i giovani in cerca del primo lavoro e quelli adescati nella grande e piccola criminalità. Sempre più numerosi risultano poi gli abbandoni scolastici e le conseguenti situazioni a rischio. Ma il dato più allarmante è che all'aumento del disagio giovanile corrisponde, in molti Paesi occidentali, la crescita del tasso di suicidio sia tentato che attuato. Se negli Stati Uniti esso è al primo posto nelle cause di morte dei giovani tra i 15 e i 24 anni, in Europa è la terza causa dopo gli incidenti automobilistici, gli omicidi o il cancro. E in Italia, dopo la diminuzione del fenomeno registrata negli Anni Sessanta, che era dovuta al miglioramento delle condizioni economiche e sociali cui si accompagnavano interessi, valori e speranze di un futuro migliore, nel periodo compreso tra il 1969 e il 1989, c'è stato un incremento del 24,5 per cento nelle femmine e del 37 per cento nei maschi di età compresa tra i 20 ed i 29 anni. Aggiungendo il numero dei decessi per overdose, che negli ultimi tren t'anni negli Usa ed in Gran Bre tagna si sono quintuplicati, la tragedia assume dimensioni che debbono far riflettere e suggerire tempestivamente in terventi adeguati. Paolo Crepet affronta il prò blema a largo spettro attraverso analisi statistiche e studi, ipotesi interpretative e proposte di prevenzione: è un giovane psichiatra e sociologo torinese trapiantato a Roma, che da tempo si occupa di salute men tale a livello nazionale ed inter nazionale. Teresa e Luca sono due dei casi presi in esame da Crepet. Entrambi hanno messo in atto dei tentativi prima del gesto definitivo. Hanno entrambi lanciato dei segnali sulla loro estrema solitudine e le reazioni familiari sono state opposte. Nel primo caso, ci si è rivolti alle istituzioni ed alla fine si è deciso di ricorrere alla casa-famiglia che, presumibilmente, Teresa ha vissuto come un'ennesima espulsione. Nel secondo caso, si è taciuto con tutti e ci si è rifiutati di ricorrere ad un aiuto esterno per paura di traumatizzare ancora di più il figlio. Teresa e Luca potevano essere salvati? La domanda di Crepet non vuole essere accusatoria o colpevolizzante, ma richiamare alla responsabilità. E per quanto l'argomento sia angoscioso, ci riguarda tutti. A suo parere infatti si possono e si devono prevenire drammi che, in genere, sono preceduti da segni premonitori. Non si tratta infatti di un raptus, ài fatalità o dell'ineludibile conseguenza di una malattia mentale. E' un gesto che anche nell'adolescente e rtel giovane risulta dà una incubazione più o meno lunga, che può essere legata a scarsa autostima, eventi traumatici, influenza negativa della famiglia, violenze sessuali, isolamento sociale. Depressioni, bruschi cambiamenti di umore e calo vertiginoso del rendimento scolastico; scarso inserimento nella classe e discorsi sulla morte o visioni eccessivamente pessimistiche della vita; e ancora, fughe da casa, atteggiamenti autolesionistici, esageratamente aggressivi o addirittura antisociali, debbono mettere in guardia. Se la prevenzione vede in prima linea genitori, insegnanti e operatori sanitari, non esclude l'attenzione e la capacità di ascolto da parte di coetanei ed adulti in cui l'adolescente in crisi potrebbe individuare il personaggio chiave in grado di aiutarlo. Il terzo caso trattato in Le dimensioni del vuoto, è quello dei tre giovani di Merano che, alla fine dell'agosto 1990, si tolsero la vita in automobile. L'evidenza che i mass media dettero alla notizia provocò nei mesi se- guenti un triste fenomeno di induzione su giovani e meno giovani. Come d'altronde si è verificato in alcuni Paesi dove erano stati trasmessi degli sceneggiati in cui compariva il suicidio del giovane protagonista. Allora, che fare? Crepet non suggerisce il silenzio stampa o la messa al bando di questo doloroso evento. Anzi, ritiene rischiosa la rimozione del lutto, nei gruppi familiari, amicali e scolastici o socio-sanitari. Bisogna parlarne, trovando le parole giuste (e, in questo senso, può essere utile il decalogo che pubblichiamo a lato). Ma nel suo studio è di grande interesse anche la parte che riguarda il «rischio suicidiario» e i «tentativi, molto più numerosi nelle donne che, per la loro tendenza ad interiorizzare i conflitti, per lo stress derivante dall'affermazione di sé e dal carico sociale più pesante di quello maschile, sono maggiormente esposte. Sono loro infatti le più affette da sindromi depressive e le maggiori consumatrici di psicofar¬ maci». Recentemente, un libro di Giovanni Cassano, fautore della terapia farmacologica e dell'elettroshock per la depressione, ha aperto un acceso dibattito. Questa metodologia può aiutare a guarire tendenze autodistruttive? «Non credo che gli eventi felici o dolorosi della vita - risponde Paolo Crepet possano essere ridotti a spie di un meccanismo biologico, alla combinazione sfasata o all'imperfezione di un frammento di cromosoma. Significherebbe semplificare e non arricchire la comprensione dei fenomeni. E poi, porterebbe a concludere che quanto accade è inevitabile. Le conseguenze sarebbero terrificanti. Leggere la depressione in chiave biologica come fase di passaggio tra il disagio ed il suicidio, è pericoloso anche se apparentemente, fornendo delle spiegazioni e delle terapie, placa la generale ansia sull'argomento». Paola Decina Lombardi Il fantasma della solitudine e della disperazione: «Miss Fantòme» è il titolo della illustrazione di George Smith

Persone citate: Crepet, Feltrinelli, George Smith, Giovanni Cassano, Paola Decina Lombardi, Paolo Crepet

Luoghi citati: Europa, Italia, Merano, Roma, Stati Uniti, Usa