Zeno Colò l'eroe con gli sci di frassino
Da bambino tagliaboschi a «razzo del Colorado» Morto «il diavolo delle nevi»: trionfatore ai mondiali di Aspen, fu un mito degli Anni Cinquanta Zeno Colò, l'eroe con gli sci di frassino Dopo gli allori, la malattia e la vecchiaia in solitudine e povertà 1 GNORATO per anni, si era tornato a parlare di Zeno Colò alla fine del '90, dopo che gli era stato asportato un polmone. La malattia gli aveva prosciugato i pochi risparmi, lui e la moglie Laura tiravano avanti con meno di 600 mila il mese, tra pensione e assicurazione degli sportivi. «I ricordi sono la mia ricchezza», aveva detto Colò. Si era andati a trovarlo nella sua casetta all'Abetone. «Sino a un anno fa sciavo ancora, ero tutto il giorno sulle piste. Adesso le devo guardarle da qui». Alle pareti del salotto c'erano medaglie d'oro, coppe, vecchi giornali con il suo nome nei grossi titoli: «Il fulmine dell'Abetone», «Il diavolo delle nevi», «Il razzo del Colorado», «Il falco di Oslo». Colò era nato a La Consuma, borgo al margine di un'abetaia, d'inverno mezzo sommerso dalla neve, dove tutti erano sciatori non per sport ma per necessità. I primi legni li ebbe a quattro anni e glieli fece il padre con la scure di boscaiolo. Anche lui fu tagliaboschi d'estate, sciava d'inverno e Rolando Zanni fu suo maestro. A 16 anni fu scoperto da Leo Gasperl, selezionatore della squa¬ dra azzurra. A 18 anni era ai vertici delle classifiche mondiali, Poi venne la guerra: «Mi ha tolto la possibilità di partecipare a due Olimpiadi, ed ero nell'età migliore». Finita la guerra ritornarono le classiche internazionali e Zeno andò a vincere qua e là, lo soprannominarono Blitz, lampo. Stabilì a Cervinia il nuovo record di velocità che dal 1931 era rimasto con 136,600 all'ora a Leo Gasperl. Il primato di Colò fu di 159,291 all'ora e nessuno l'avrebbe più migliorato per dodici anni, ma va detto che Zeno era venuto giù a quella velocità con sci di legno e senza lamine. Nel 1950 andò ai Mondiali di Aspen, nel Colorado. Aveva trentanni, era uno dei più anziani. Vinse la discesa libera e lo slalom gigante con distacchi superiori al secondo, per trenta centesimi fu preceduto dallo svizzero Schneider nello speciale. Due medaglie d'oro e una d'argento: nessun discesista aveva mai fatto tanto. Quell'anno in America bimbi ebbero nome Zeno e Abetone fu chiamato un nuovo albergo di Aspen. Due anni dopo a Oslo, con una picchiata irresistibile («Non si poteva andare più forte, per battermi dovranno volare», disse al traguardo) conquistò il titolo olimpico di discesa. Una carriera fantastica. Colò fu un mito degli Anni 50, come Coppi, il più grande sciatore italiano d'ogni tempo. Vinse anche due volte la combinata del Lauberhorn, una del Kandahar e ventun titoli italiani. Avrebbe continuato a vincere, ma a 35 anni fu squalificato perché accusato di professionismo. («Fresi qualcosa, se ricordo bene due milioni, da una ditta per aver concesso il mio nome al modello di uno scarpone e di una giacca a vento»). Altri tempi. Alla notizia del trionfo di Aspen gli abetonesi si erano quotati per regalargli una «Topolino». Zeno Colò visse facendo il maestro di sci, poi il direttore delle piste dell'Abetone. Poi la malattia, i risparmi bruciati e l'impossibilità di arrotondare la magra pensione con il lavoro. C'era stata l'interrogazione parlamentare dell'on. Colucci affinché Colò potesse godere di un vitalizio dello Stato e potesse «sopravvivere dignitosamente», come era avvenuto per altri campioni dello sport in difficoltà. Zeno aveva detto con fierezza: «Nell'interrogazione si dice che sono malato e in miseria. Malato sì nel senso che non posso più lavorare. Ma la parola "miseria" non mi piace molto. Sarebbe stato meglio dire "non in floride condizioni"». Il vitalizio previsto dalla «legge Bacchelli» (24 milioni annui) gli era stato concesso dal Consiglio dei ministri il 24 marzo 1990. Luciano Curino Da bambino tagliaboschi a «razzo del Colorado» L'ex campione di sci Zeno Colò è morto ieri pomeriggio all'ospedale di San Marcello Pistoiese. Aveva 73 anni, da tempo soffriva per una malattia polmonare. I funerali si svolgeranno oggi alle 16 nella chiesa dell'Abetone Zeno Colò: a quasi ! 60 all'ora con sci di legno senza lamine
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