Unità dei cattolici Cei divisa Perplessità sul voto alla dc

Per alcuni prelati è «efficace l'impegno in altre aggregazioni» Per alcuni prelati è «efficace l'impegno in altre aggregazioni» Unità dei cattolici, Cei divisa Perplessità sul voto alla de CITTA' DEL VATICANO. I vescovi discutono sull'unità politica dei cattolici, e per la prima volta in maniera ufficiale emergono pareri diversi su questo tema scottante: dalla Campania e dalla Puglia sconvolte da Tangentopoli, e dal Veneto leghista si sono levate le voci di alcuni presuli che esprimevano perplessità sulla linea storica tenuta, dalla Chiesa. E, per la prima volta, dell'esistenza di un dissenso viene data informazione all'opinione pubblica. I nomi dei protagonisti sono per ora coperti dal riserbo: i lavori dell'assemblea infatti, a differenza di quanto avviene in altre nazioni, sono a porte chiuse. E' stato l'arcivescovo di Torino, il cardinale Giovanni Saldarmi, a rendere noto che su 24 presuli intervenuti in argomento una minoranza meno di dieci - si sono detti perplessi sull'opportunità di continuare a chiedere ai cattolici italiani di votare la democrazia cristiana. «La maggioranza era d'accordo con la richiesta di un impegno unitario ai cattolici - ha detto il porporato - mentre alcuni hanno detto che forse in questo momento non era il caso di chiedere ai cattolici che si organizzino unitariamente in quanto la loro presenza può essere efficace in altre aggregazioni nelle quali essi ritengano di impegnarsi». Il dibattito è stato molto soffice, con l'eccezione di «uno o due interventi più appassionati». «Impegno unitario» significa, in codice, «democrazia cristiana»; e infatti nessuno dei presuli che hanno chiesto di esprimersi ha pronunciato il nome di nessuna forza politica, salvo uno, che ha parlato esplicitamente dello scudo crociato. «Nessuno ha pronunciato il nome di un partito/ tranne uno che ha nominato la de e proposte alternative non ne sono state fatte». La linea di minoranza soste¬ neva che «forse non è il caso di chiedere ancora l'unità dei cattolici in maniera esplicita e formale ma che sarebbe meglio lasciare che i laici decidano da soli se operare uniti o altrove, ma sempre con una visione cristiana della vita». Alla luce di questo dibattito inusuale si spiega il tono, meno categorico dell'usuale, della prolusione di apertura del Presidente della Cei. Il card. Saldarmi ha poi espresso il suo parere: «Le esperienze che sono state fatte in altri Paesi come la Francia o la Spagna mostrano che senza l'impegno unitario la voce dei cattolici non ha nessun peso, e da noi i cattolici che mossi da intenzioni belle e positive hanno cercato di essere presenti in altre aggregazioni, sia di destra che di sinistra, non sono riusciti». E ha riferito quanto ha detto uno dei vescovi favorevoli all'unità: «Se ci fosse una diaspora totale dei cattolici perderemmo tutto, e nemmeno con la nostra faccia». Il Cardinale di Torino ha espresso il «mea culpa» della Chiesa: «Quanto è accaduto è colpa dei politici, ma anche noi vescovi dobbiamo batterci il petto perché dovevamo investire di più nel campo culturale, evangelizzare la cultura». I praticanti sono ormai una minoranza, e spesso neanch'essi ragionano in base a una cultura cristiana: così, «il servizio politico dei cristiani ha finito per essere controproducente, non tanto per la Chiesa che non aspira agli applausi del mondo, ma per il Paese: siamo stati sconfitti proprio là dove pensavamo di dare una mano, nella costru-, zione di una casa comune».* Ma ha aggiunto: «In nome del passato sbagliato non si può desiderare che infuturo sia ancora più sbagliato». Ma chi ha sbagliato «non può limitarsi al pentimento. Dev# fare penitenza e riparare. Chi ha rubato restituisca il maltolto». Marco Tosarti Qui accanto l'Arcivescovo di Torino monsignor Giovanni Saldarmi ha dato per la prima volta l'annuncio di posizioni differenti all'interno, della Cei A sinistra la mappa regionale del dissenso tra i vescovi

Persone citate: Giovanni Saldarmi

Luoghi citati: Campania, Citta' Del Vaticano, Francia, Puglia, Spagna, Torino