Anche gli avversari aiutano Ciampi di Alberto Rapisarda

Il Senato vota la fiducia al governo: rientra la minacciata «ribellione» di pli e parte della de Il Senato vota la fiducia al governo: rientra la minacciata «ribellione» di pli e parte della de Anche gli avversari aiutano Ciampi Pds, Lega, pri e Verdi si sono astenuti come alla Camera ma hanno fatto in modo che non mancasse il numero legale ROMA. Il governo Ciampi ha ottenuto anche la fiducia del Senato senza che diventassero concrete le minacciate defezioni dei liberali e di pezzi di de. Tutto secondo la norma, con i quattro partiti astenuti (pds. Lega, pri, Verdi) che si son dati un gran da fare per evitare che la loro scelta finisse col far mancare il numero legale. Tutti, al momento, vogliono far vivere il governo. Chi per evitare le elezioni anticipate, chi per ottenere la rapida approvazione della riforma elettorale prima delle elezioni da fare al più presto. Queste contrastanti attese sono la forza del presidente del Consiglio. Ciampi lo sa bene e ieri ha ripetuto che il suo «è un governo con pienezza di poteri, senza esclusione di materie o campi». Insomma, se il Parlamento non si decide ad approvare la riforma elettorale secondo le indicazioni dei referendum, si muoverà il governo. Sempre pronto ad andarsene se il Parlamento dirà no «a proposte che l'esecutivo considererà essenziali per il suo programma». Ovvero, bocciare le proposte del governo vuol dire andare subito alle elezioni anticipate. Ma le preoccupazioni di Ciampi non sono, ormai, solo la riforma elettorale. Anzi. «Se non si agirà con tempestività sul terreno dell'economia, a poco varrà dare al nostro Paese un migliore assetto istituzionale. O tutto tiene o tutto rischia di cadere». Parole di grande allarme che lasciano prevedere provvedimenti dui* per portare soldi nelle casse dello Stato. Questo farà il governo, probabilmente sin dal consiglio dei ministri di oggi. Il Parlamento, fin da ieri, ha messo mano alla riforma elettorale. Se ne sta occupando la commissione Affari costituzionali della Camera, ne hanno discusso i presidenti di Senato e Camera, Spadolini e Napolitano, assieme ai ministri Barile e Elia. L'obiettivo è quello di spianare la strada alla riforma in modo da evitare intoppi più o meno pretestuosi. Camera e Senato dovrebbero cominciare ad esaminare le leggi che le riguardano, procedendo con approvazioni intrecciate per non perdere tempo e cercando di vedere di arrivare ad un unico provvedimento che le riguardi entrambe. «Siamo con¬ tro la divaricazione, lo spezzettamento, il frazionamento» ha detto Spadolini. «Non si può procedere su binari separati e sconnessi, bisogna vedere le questioni che riguardano i sistemi elettorali di Senato e Camera in un contesto unitario» ha detto Napolitano. I due presidenti si rivedranno tra non molto. Studiare le procedure .per rendere più celere il lavoro delle Camere non vuol dire, ovviamente, che sia stato scelto il tipo di riforma da approvare. Alla commissione Affari costituzionali della Camera ce ne sono 13 sotto esame, con la promessa del presidente Ciuffi di unificarle in un unico testo entro la fine del mese. Ieri l'inizio è stato lento tra sospetti di manovre dilatorie. Il fatto è che non è stata ancora fatta la scelta tra sistema uninominale maggioritario a uno o due turai. E, nelle ultime ore, pare crescere il fronte che preferisce il turno unico. Lo vuole la de, la Lega, il pli, i missini, Pannella ed ora anche i socialisti ne parlano. Sulla carta ci sarebbe una maggioranza schiacciante per questa soluzione che lascerebbe isolato il pds. Nei fatti, bisognerà capire cosa vuole veramente la de. Il segretario Martinazzoli sembra simpatizzare per il turno unico ma così rischia di rimanere in compagnia della vecchia de e di un fronte sbilanciato a destra. Al contrario, Sergio Mattarella, della sinistra de, considera possibile un accordo con il pds e respinge il tentativo dei cossighiani di fare approvare subito anche la riforma presidenziale. Che appare un modo per non far nulla e tirare alle lunghe la legislatura, denunciano i leghisti. Insomma, si è alle prime mos- ' se e sulla linea di partenza' c'è una notevole confusione aggravata dallo sgretolamento della struttura dei partiti. Ieri Pannella è riuscito a riunire una sessantina di deputati di sei partiti (de, psi, psdi, pli, verdj; pannelliani), tutti d'accordo per varare per la Camera una riforma elettorale identica a quella del Senato, uninominale ad un turno. Una trentina di deputati socialisti (tutti craxiani) si sono riuniti a loro volta per dire che son pronti a schierarsi con Amato, in polemica col segretario Benvenuto. Alberto Rapisarda

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