Chiarugi torni a casa non sa cos'è il pressing

La dura vita dei tecnici della Fiorentina La dura vita dei tecnici della Fiorentina Chiarugi, torni a casa non sa cos'è il pressing Bocciato (è solo 48° su 51 candidati) all'esame d'ammissione per il master Chiarugi, carenFIRENZE. Maledetto pressing, due volte maledetto da Luciano Chiarugi. Lo ha sofferto sabato scorso da un Parma che si è allenato per Wembley, e lo ha sofferto ieri quando ha appreso da un comunicato ufficiale del Settore tecnico di essere stato bocciato all'esame di ammissione al corso biennale «master» di abilitazione ad allenatore professionista di 1a categoria. Sì, proprio la prova orale sul pressing ha fregato l'attuale allenatore (con deroga federale) della Fiorentina. Povero Chiarugi, 48° su 51 esaminandi. In questa sessione sono stati accettati solo 21 candidati e fra i bocciati eccellenti ci sono anche l'attuale allenatore dell'Ascoli, Cacciatori, e quello del Pescara, Zucchini. E' invece andata bene al «piccolo genio» di Ravenna, Francesco Guidolin, a Roberto Boninsegna e ad Alberto Zaccheroni del Venezia. Più un piccolo esercito di aspiranti al grande calcio. Per loro il corso continua, fino al prossimo giugno, quando i promossi effettueranno uno stage ai Mondiali. Per gli altri? Amarezza di un sogno rimandato, come minimo di 12 mesi. I professori sono stati inclementi, nessun favoritismo né occhi di riguardo. Non ha colpito la piccola storia di Chiarugi che con Ahtognoni tenta disperatamente di salvare la Fiorentina mangia allenatore. Né ha fatto compassione Zucchini che, rilevato Galeone, sta traghettando il Pescara con onore verso la serie B. E così non ha trovato pietà Cacciatori che lotta con l'Ascoli per la promozione. Spietata mannaia anche per gli ex interisti Scansiani e Muraro. Ma era così proibitivo il corso? I professori lo raccontano: «Tutto era stabilito. Quaranta punti per le attività pregresse. Ovvero titolo di studio (nessun laureato ndr), successi da calciatore e risultati da allenatore. Poi 30 punti disponibili sulla base delle risposte ai test. Cose semplici, come quelli per la patente dell'auto. Erano 100 do¬ in teoria mande di cultura generale sportiva, alle quali bisognava rispondere in 30'. E dieci domande in lingua inglese alle quali bisognava rispondere in 5'. Infine ancora 30 punti, per la prova orale, ovviamente su materia calcistica. Il tutto per un totale di 100 punti. Solo 21 i posti disponibili, è stata redatta una classifica, e chi è rimasto fuori potrà ripresentarsi, se vorrà, alla prossima sessione». Indiscrezione, a far cadere i candidati eccellenti sono stati (clamoroso) proprio i test. Per la verità per essere semplici erano semplici, ma l'emozione deve aver giocato un brutto scherzo ai candidati. Esempio di domanda: «Il femore è un osso portante, un osso corto o un osso lungo?», e ancora: «Per colpire con precisione il pallone è preferìbile usare la punta del piede, l'interno o l'esterno?». Elementare? Si dice sempre così, ma poi si sbaglia. Immaginate la costernazione di chi è rimasto fuori: mesi buttati via e, soprattutto, il rischio di sfottò da parte dei giocatori allenati. Pensiamo a Luciano Chiarugi, appena affacciatosi alla ribalta, che già deve tenere a bada le velleità tecniche di diri- fenti e calciatori (leggasi Effen ■ erg). Lui, Chiarugi, per la verità ha ingoiato il rospo e ha commentato: «Certo sono sorpreso, hanno lasciato fuori anche Cacciatori. Io credevo di aver fatto un buon esame, non riesco a capire cosa mi abbia fregato. Forse un poco di emozione, ero diventato allenatore della Ffòrentina dà p'ó'chT'gToT-" ni. Comunque non demordo, ho la testa dura. Mi ripresento il prossimo anno. Così nessuno potrà dire che ho ricevuto dei favori. E poi, è più importante la squadra viola del patentino di prima categoria. Consoliamoci così». Nella speranza che il prossimo esame (a Bergamo) sia più semplice e positivo di quello sostenuto fra le mura (maledette) di Coverciano. Alessandro Rialti Chiarugi, carente in teoria

Luoghi citati: Bergamo, Coverciano, Ravenna