ITALIANI: DICONO DEL FESTIVAL

Il miracolo «Abissinia ITALIANI: DICONO DEL FESTIVAL ARCHIBUGI La regista romana Francesca Archibugi presenterà nella rassegna «Un certain regard» il suo film «Il grande cocomero». Dice: «Il Festival di Cannes rappresenta soprattutto un luogo dove si ha l'occasione di vedere il lavoro di registi che altrimenti non sarebbe facile conoscere», dice, «e quindi appena ho saputo di essere stata invitata, mi sono messa in moto per procurarmi i biglietti per le proiezioni». AVATI Pupi Avati (in concorso con «Magnificat») dice: «Cannes? E' come correre i 100 metri alle Olimpiadi: la grande occasione della vita, ma anche il posto dove, se sbagli, ti ritrovi sputtanato nell'arco di una notte anche nell'angolo più sperduto del mondo. Un insuccesso a Cannes si riflette ovunque: i giornalisti ■ accreditati sono 4500, il numero di osservatori più elevato, dopo quello delle Olimpiadi». I TAVIANI I fratelli Paolo e Vittorio Taviani (in concorso con «Fiorile») dicono: «Un film presentato a Cannes ha il maggior numero di possibilità di essere visto, di essere venduto, di essere amato, che in qualunque altro luogo del mondo. Ed è anche importante», aggiungono, far uscire la propria opera dall'habitat in cui è nata, farle incontrare persone di altri continenti, farla scontrare con altre cinematografie...». TOGNAZZI Ricky Tognazzi (in concorso con «La scorta») dice: «Per me Cannes è un appuntamento che esiste da quando sono nato, perciò è un po' un luogo della mia infanzia, della mia memoria. Mi ricorda soprattutto i viaggi con mio padre, le sue bizzarrie e le sue incazzature. In seguito, quando sono venuto per il mio «Piccoli equivoci» e ora per «La scorta», Cannes è diventato per me il luogo di un esame importante e dell'emozione».

Persone citate: Francesca Archibugi, Pupi Avati, Ricky Tognazzi, Vittorio Taviani

Luoghi citati: Cannes