Dimenticato e «ricostruito», in scena Debussy di Enrico Benedetto

Dimenticato e «ricostruito», in scena Debussy Riapre il teatro lirico di Lione, chiuso per sei anni, ora completamente rifatto Dimenticato e «ricostruito», in scena Debussy Toma fra le polemiche l'inedito «Rodrigue et Chimène» PARIGI DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Da cinque mesi non si trova più un biglietto per l'intera stagione '93. Oltre 200 critici musicali tra Europa, Americhe ed Asia assisteranno alla première, venerdì. Lione riapre il suo glorioso teatro dell'Opera, quello che già nel 1688 stupì la Francia. E lo fa con un'opera inedita di Debussy, Rodrigue et Chimène tratta dal Cid corneliano. Il duplice evento musicale scuote il Paese. Quotidiani, tv e settimanali battono la grancassa, la mobilitazione tra i melomani è totale, l'aspettativa anche e le polemiche - come sempre - non mancano. Fa scandalo, in particolare, l'orchestrazione affidata al compositore russo Denisov che ha lavorato sulla partitura originale per voci e pianoforte concedendosi (affermano gli avversari) qualche libertà di troppo. E la rivoluzionaria architettura che Jean Nouvel impone alle vestigia dell'antico stabile fa discutere non poco. Come peraltro i costi - un 130 miliardi - vale a dire il triplo della somma messa in preventivo. Completa il quadro il sindaco, l'ex gollista Michel Noir, che ama la musica sino a esibirsi con il suo violoncello in occasioni semi-pubbliche ma che da qualche mese la magistratura bracca per una oscura storia di bustarelle. Il Rodrigue et Chimène appartiene al repertorio del giovane Debussy. Gli specialisti hanno qualche esitazione nel situarla. L'autore dovrebbe averla com¬ posta ventenne, cioè negli anni. '82-85. Ampiamente anteriore, quindi, al celeberrimo Pelléas et Mélisande. E tuttavia, secondo il musicologo restauratore del manoscritto - l'inglese Richard Langham Smith - ne anticipa il fraseggio e la coloritura. Un po' co¬ me il wagneriano Tannhauser precede Tristano e Isotta, aggiunge Denisov. Più influenze di Musorgskij, reperibili anche nei grandi con. Nessun giallo dietro U ritrovamento. Debussy accantonò l'opera senza neppure musicare le ultime pagine dal libretto, a firma Catulle Mendès. Che fosse stanchezza o insoddisfazione, da allora non la riprese più in mano. Come accade spesso, nel gran mare cartaceo che si trovarono dinanzi gli eredi, quei fogli andarono dispersi. Dobbiamo a Smith la cura certosina nel decrittare pagine che il tempo aveva ormai reso quasi illeggibili. Denisov di suo ci ha messo archi, ottoni, fiati, più vibrafoni e percussioni che destano ostilità tra i puristi. La trasposizione per orchestra amplia ma non snatura. Ne costituiscono la falsariga le opere successive, cui Denisov si ispira nelle scelte base. La «rivisitazione» concerne tremila battute, solo il finale è posticcio. Qualcuno grida al sacrilegio, ma la direzione si difende: «Il nostro teatro vuole uscire dai sentieri battuti». Se tale è il programma, non si può dire che Lione manchi d'inventiva. La struttura, ad esempio. I muri sono quelli antichi, del 1831, ma sopra Jean Nouvel ha fatto edificare una gigantesca cupola in vetro. Il palazzo ha ormai 18 li velli, sei dei quali nel sottosuolo. Gli spettatori sono disposti nella piccola platea, su cui incombono logge, gallerie e palchi per complessive 1284 pol¬ trone. Un «teatro all'italiana» lo definisce «L'Express» - cioè intimo - ma la verticalizzatone gli dona un aspetto bizzarro, vero silo musicale dalla meravigliosa acustica. Si voleva ricreare l'effetto-presenza, il «tutti in prima fila», l'interazione pubblico-orchestra-cantanti. I posti più defilati disteranno 24 metri appena dalla scena. All'Opera Bastille, tra la fossa orchestrale e i palchi più vicini ne corrono quaranta. Insomma, una grande scommessa. Lione «capitale delle Gallie» (un titolo che mantiene tuttora) vi si getta con entusiasmo e la crisi operistica strisciante a Parigi ne moltiplica le energie. Complice Debussy, potrebbe farcela. Enrico Benedetto Contestata l'orchestrazione «troppo libera» diDenisov Ristrutturare l'Opera è costato 130 miliardi Debussy, e a destra Corneille cui è ispirata l'opera

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