FERMATA A RICHIESTA

FERMATA FERMATA A RICHIESTA JONA E IL MALE CHE SFUGGE SI può certo dirlo un film dignitoso, ma rammaricandosi che non corrisponda alle ambizioni di chi l'ha realizzato. Un film a soggetto sulla deportazione e la Shoah, e centrato sulla figura di un bambino, e le reazioni dell'infanzia alla vita del campo, non può essere che edulcorazione, o truculenza, o sbiadimento. Questo Jona che visse nella balena di Roberto Faenza, ora sugli schermi, dà piuttosto sullo sbiadito, quando si arriva a Bergen Belsen comincia a girare a vuoto: l'intima atrocità dell'evento sfugge completamente di mano al regista e agli interpreti. Il cinema occidentale, così com'è oggi, alla fine snervata della sua parabola, non è neppure in grado di riuscire in impegni più facili, e un genocidio di tali proporzioni, ai suoi mezzi limitati, alle sue semplificazioni visive e dialogiche grossolane, è una porta sbarrata. Film superiori a quésto ne ricordo: Kapò di Pontecorvo, La passeggera di Munk, ma inesorabilmente l'indicibilità erica dell'evento, la sua inaccessibilità metafisica (lo scoprirsi, nel pieno della civiltà tecnica e democratica, del Male assoluto) si sottraevano alle loro storie e alle loro immagini. In specialissimo modo, gli occhi di un bambino, che guarda e patisce, non sono in nessun interprete-bambino, scelto a quel fine, ben nutrito e compensato, ripetibili. Impossibile ritrovarli, tra milioni di altri occhi. Si può dire lo stesso per gli altri inferni concentrazionari, quelli comunisti, le miniere d'oro della Kolymà di Sciaiamov, la fame nella guerra biafrana, le pulizie etniche dei serbi. Basta la testimonianza, l'immagine isolata del fotoreporter che coglie la verità in una luce di folgore. Registi e attori sono come da j una spada di fuoco tenuti lonta- • ni. Guido Coronerà

Persone citate: Guido Coronerà, Munk, Roberto Faenza

Luoghi citati: Bergen, Pontecorvo