Mattioli torna dal giudice di Francesco Paolo Mattioli

Mattioli torna dal giudice Mattioli torna dal giudice E giovedì confronto Mosconi-Belliazzi MELANO. Gli avvocati che difendono i manager della Fiat hanno avuto la stessa impressione: i magistrati sarebbero «insoddisfatti» dei risultati degli interrogatori. Tanto «insoddisfatti» che giovedì due di loro saranno messi a confronto: sono Antonio Mosconi, amministratore delegato della Toro, già ai vertici di Fiat Impresto, e Umberto Belliazzi, rappresentante della Fiat a Roma, che ieri ha fatto la sua prima comparsa a Palazzo di giustizia. Accompagnato dai suoi legali, Pezzotta e Siniscalchi, Belliazzi, indagato per corruzione e violazione della legge sul finanziamento ai partiti, ha risposto a domande sulle tangenti pagate dalla Intermetro di Roma, la società (di cui anche la Fiat fa parte) che ha costruito la metropolitana della capitale. Belliazzi ha parlato di tangenti del 5 per cento sul valore delle opere, di politici (già in¬ quisiti) a cui le somme sarebbero finite. Ma su alcuni punti le sue dichiarazioni erano in contrasto con quelle di Mosconi. L'altro manager aveva detto infatti che Belliazzi lo aveva «rimproverato» perché «la Impresto non pagava i debiti e il mondo politico si lamentava per questo». «In particolare - sono sempre parole di Antonio Mosconi - Belliazzi mi disse che facevo fare brutta figura a Romiti sia nei confronti del mondo politico che nei confronti di Ettore Bernabei». Belliazzi però ha negato ieri queste circostanze, in particolare il riferimento a Romiti: un contrasto che i magistrati vogliono approfondire e per questo giovedì ci sarà il confronto. E, sempre giovedì, potrebbe essere nuovamente interrogato anche Francesco Paolo Mattioli, direttore finanziario della Fiat, che ieri è stato sentito prima di Belliazzi. Oggetto del colloquio, alcu¬ ne precisazioni sul conto «Sacisa», aperto su una banca di Nassau, di cui alcune aziende del gruppo Fiat si erano servite per finanziamenti ai partiti: anche qui Mosconi ha detto cose diverse dagli altri managers, in particolare sostenendo che tutto il vertice Fiat conosceva l'esistenza di questo conto e che gliene avrebbe parlato lo stesso Romiti. Sembra che, durante l'interrogatòrio dj Mattioli, il nome dell'amministratore delegato della Fiat non sia stato fatto. Ma l'ipotesi di un nuovo interrogatorio di Mattioli, tuttora àgli arresti domiciliari, fa pensare che anche a lui si vogliano porre domande. E, sempre stando ai «si dice», i magistrati vorrebbero sentire presto lo stesso Romiti. Non c'è stata però solo la Fiat al centro degli interrogatori Ieri infatti si è presentato in procura anche l'ex ministro e attuale senatore socialista Francesco Forte. Una «presen- tazione spontanea per chiarire - hanno spiegato i suoi avvocati - alcuni aspetti in merito alla vicenda, o alle vicende in cui potrebbe essere coinvolto». Di più i legali non hanno voluto dire, ma si sa che il nome di Forte era stato fatto dall'ex ufficiale dei carabinieri Roberto Arlati: dichiarò di avergli consegnato 200 milioni, provenienti dal giro delle tangenti all'Enel, come «contributo» per la campagna elettorale del '92. [s. m.l Francesco Paolo Mattioli

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