Sul governo l'incubo del «non voto» di Alberto Rapisarda

Al Senato si allarga il fronte delle astensioni: a pri e pds potrebbero aggiungersi i liberali Al Senato si allarga il fronte delle astensioni: a pri e pds potrebbero aggiungersi i liberali Sul governo l'incubo del «non velo» E trenta democristiani si tirano indietro ROMA. Era proprio vero che la minaccia liberale di non votare la fiducia a Ciampi al Senato era il segno di un più diffuso mugugno. Difatti, anche una pattuglia di trenta senatori democristiani, seguendo l'esempio dei senatori liberali, ha minacciato a sua volta di non dare oggi la fiducia al governo se Ciampi non darà ascolto alle loro richieste «in campo sociale». Scoperta la strada, c'è ormai la fila per imbucare minacce di astensione. Lo fanno anche i due senatori sudtirolesi che, dopo aver votato sempre la fiducia ai vari governi, ora avvisano che si asterranno perché non vogliono l'autostrada che dovrebbe collegare il Veneto alla Baviera. E si asterrà anche il senatore Cossiga perché questo «sembra un governo a termine». Non si astengono i socialisti, ma anche loro si agitano e Cicchino chiede a Ciampi di non impegnarsi solo per la riforma elettorale. Intanto, i libe1 rali tengono in sospeso la loro decisione in attesa della replica di Ciampi perché sono pronti a dare «fiducia morale» ma non a stabilire «un vincolo di maggiore coesione politica». Sembra quasi che ci stiano prendendo gusto i senatori a bersagliare il non-parlamentare Ciampi di ammonimenti e minacce. Come se avessero capito che, malgrado le assicurazioni ufficiali dei capigruppo di de, psi, psdi e pli, è in realtà ammessa una sotterranea apertura di contenzioso tale da tenere sulla corda il nuovo presidente del Consiglio. E ieri Ciampi ha dovuto sottostare al cerimoniale degli incontri e delle promesse che aveva voluto evitare al momento di formare il governo. I 30 democristiani ribelli lo hanno preoccupato più di tutti e a sera ha ricevuto una loro delegazione per avere chiarimenti. Aveva detto, polemico, il senatore De Matteo: «Se il primo ministro ama le astensioni, potrebbe astenersi anche la de». Invano il senatore de Franco Mazzola aveva avvisato che se i ribelli si astenessero veramente cadrebbe il governo e si andrebbe immediatamente a votare. Loro hanno voluto avere la soddisfazione di una «consultazione» con Ciampi al quale hanno chiesto anche «un attivo e trasparente rapporto con il Parlamento». Come a dire: speriamo che hai capito la lezione vistò che i voti te li diamo noi. .Con la facile previsione di tranelli e imboscate si awierà oggi, dopo il votò di fiducia del Senato, la vita di questo governo anomalo più figlio del Presidente della Repùbblica che delle segreterie dei partiti. Tranelli tanto probabili che i repubblicani (che si asterranno) han¬ no promesso a Ciampi che saranno la sua «maggioranza di riserva». «Le guarderemo le spalle e Dio sa quanto ne ha bisogno» ha detto il capogruppo Gualtieri. E anche i senatori del pds, pur decisi per l'astensione, sono mobilitati per impedire che al governo manchi la fiducia a causa di eventuali tradimenti di de e liberali. Il capogruppo del pds, Chiarante, farà in modo di dosare in aula presenze e astensioni dei suoi «in modo da evitare sorprese negative a Ciampi». Tanto agitarsi dei de mette in imbarazzo il segretario Mino Martinazzoli, anche lui senato- re, impegnato invece a dimostrare che questo governò è soprattutto figlio del senso di responsabilità del suo partito. Così Martinazzoli, intervenendo ieri nel dibattito, ha assicurato che il sostegno della de «non la fiducia di un momento ma la continuità di un impegno convinto e generoso fin quando sarà possibile e, cioè, necessario». «Non abbiamo il minimo dubbio - ha aggiunto Martinazzoli respingendo i timori di tanti suoi compagni di partito - che la vita del governo sia primariamente legata al traguardo della riforma elettorale». Alberto Rapisarda Martinazzoli getta acqua sul fuoco «Sostégno assicurato» A sinistra il presidente del Consiglio Carlo Azeglio Ciampi Sopra il segretario de Mino Martinazzoli

Luoghi citati: Baviera, Roma, Veneto