Agnelli :«L'informazione ormai è un supermercato»

Il presidente della Fiat: si amplifica l'aspetto spettacolare delle notizie per suscitare emozioni Il presidente della Fiat: si amplifica l'aspetto spettacolare delle notizie per suscitare emozioni Agnelli: «L'informazione ormai e un supermercato» VENEZIA. «La corsa alla notizia nella sua forma più immediata e grezza implica il rischio che il mondo dell'informazione si trasformi in un grande supermercato delle notizie, in cui il giornalista ha un ruolo sempre più limitato e marginale: il ruolo di chi si limita ad esporre ed ordinare, in tempi sempre più rapidi e concitati, i prodotti negli scaffali». Il senatore a vita Giovanni Agnelli, presidente della Fiat, espone il suo pensiero dalla tribuna dell'Intérnational Press Instituté, a convegno sull'isola di San Giorgio, ospite della Fondazione Cini: un discorso in difesa della libertà di stampa, ma soprattutto di un certo modo di fare informazione. «Accando alla tempestività, l'informazione tende sempre più a caratterizzarsi per l'originalità delle sue proposte: si va alla ricerca dell'effetto spettacolare, che assume connotazioni via via sempre più forti fino ad arrivare alle liti e all'aggressione fisica - continua il senatore -. Allora, in questi casi, il sistema dell'informazione sembra tendere più a suscitare emozioni che ragionamenti, a semplificare piuttosto che a dar conto della complessa e spesso difficile realtà». Una nostalgia di un giornalismo diverso, la sua, forse di altri tempi, con altre purezze ed altro spessore; ma sicuramente anche una previsione per il futuro della comunicazione di massa, che deve imprimere a se stessa una svolta: «Di fronte alla crescente complessità della società in rapida trasformazione - dice Agnelli - la mediazione del giornalista diventa più essenziale e naturalmente più difficile. Più difficile è resistere alla tentazione di comunicare qualunque cosa nel dubbio che qualunque còsa possa essere importante. E più difficile è fornire non solo una fotografia più o meno a fuoco di ciò che avviene, ma anche e soprattutto chiavi di lettura per comprenderlo. Spesso i mass media si limitano ad amplificare i fat¬ ti. Non sempre riescono ad inserirsi nelle correnti di fondo, laddove nascono le idee o le emozioni della gente». Sta parlando a direttori di giornali «mitici», come il Washington Post, che dell'orientamento del lettore e dell'approfondimento della notizia ha fatto il proprio credo; o come l'inglese Sunday Times, lo spagnolo El Pafs, il francese Le Monde, l'altro americano New York Times; ai giornali «liberati» dell'Est e a quelli del Sud del mondo. Spiega la sua idea sulla sfida che da essi deve arrivare in quest'epoca di straordinari mutamenti: la sfida di «fare informazione di massa ed allo stesso tempo di qualità. La sfida di dare più valore aggiunto informativo, e non solo spettacolare, alle notizie. Un valore aggiunto che implica approfondimento, interpretazione, critica dei fatti. Implica libertà, scelta, creatività e non certo autocensura, conformismo, acquiescenza. Certamente una professionalità sempre più grande». «La professionalità - ha aggiunto - deve impegnarsi in primo luogo nella ricostruzione esatta e completa di ciò che è avvenuto; e poi deve andare a caccia del nuovo, a esplorare la realtà nei suoi territori ancora sconosciuti». Fare informazione oggi «significa soprattutto approfondire i grandi fenomeni in atto per individuare le coordinate che permettano a tutti di orientarsi». Di più: «Il ruolo centrale dei mass media nella società contemporanea dipende anche dalla loro capacità di influenzare in misura crescente il corso degli eventi». Per questo, occorre un alto senso del proprio ruolo, di chi diventa fiduciario della gente, punto di riferimento, «àncora» come direbbero gli americani: e dunque deve ripagarla con la massima correttezza. «Più stretto e decisivo diventa il legame tra qualità della democrazia e qualità dell'informazione - insiste il senatore -, la libertà di informazione può dare delusioni a chi talvolta assume il ruolo di protagonista dei fatti politici e sociali, così come può sembrare in certi casi esagerata o inutile ai lettori. E' certo però che apparirebbe a tutti indispensabile se fosse minacciata o, peggio, soppressa. Soprattutto dobbiamo ad essa se è stato possibile evitare abusi nella gestione del potere». Come dicono le cronache di questi tempi. La tv cancellerà la carta stampata? «Non mi sembano fondati i timori di un potere soverchiarne della televisione. In realtà esistono grandi spazi per la carta stampata, che può non solo mantenere, ma anzi incrementare il proprio ruolo». La proprietà pubblica tutela di più i cittadini? «Non necessariamente. L'esperienza ci ha dimostrato che la proprietà pubblica dei mezzi informativi può anche aprire la porta all'invadenza dei partiti; e lo scopo di tutela dei cittadini può anche trasformarsi in pura propaganda di parte. Non c'è dubbio che la concorrenza sia la migliore garanzia di efficienza, di pluralismo, di completezza dell'informazione». Naturalmente con regole precise, che assicurino parità tra i vari attori del mercato, sulla base di valori etici e professionali riconosciuti. Mario Lollo Il senatore Giovanni Agnelli ha parlato ieri all'lnternational Press Instituté

Persone citate: Agnelli, Giovanni Agnelli, Mario Lollo, Sunday Times

Luoghi citati: Venezia