Maxicono, un Bracci in più

Maxicono, un Bracci in più Maxicono, un Bracci in più E stato lui a fare la differenza Deludenti i «centrali» milanesi PARMA DAL NOSTRO INVIATO E' stato Marco Bracci a suggellare, con l'ennesima schiacciata che il muro della Misura ha respinto fuori, l'ottavo scudetto della storia pallavolistica di Parma: e questo dopo due ore di battaglia perché Milano, pur perdendo 3-0, ha dato fondo alle sue risorse fino all'ultimo per cercare di rinviare il verdetto di questo playoff-scudetto. La Maxicono, conscia che una 4a partita avrebbe potuto rimettere in discussione l'assegnazione del tricolore, ha cercato di sferrare il colpo del ko subito, con un avvio molto determinato, in cui Bracci era per l'ennesima volta d'esempio ai compagni. Ma la squadra di Berlusconi, con Stork in regia nonostante i suoi spostamenti a tratti apparissero impacciati, ha superato il difficile avvio con le battute (ben 5 vincenti sul parziale favorevole di 8-7 nel primo set) indirizzate soprattutto su Giani. Parma ha vacillato, perché per fare punti continuava a spremersi. La Misura però non ha saputo approfittarne, neppure quando si è ritrovata avanti 117. La giornataccia dei suoi centrali l'ha privata dell'arma con cui aveva messo maggiormente in difficoltà gli avversari nella gara-due, ossia gli attacchi in veloce. E proprio con una serie di errori (due di Galli e uno di Lucchetta) ha consentito la rimonta, cui ha dato una mano anche l'arbitro Porcari battezzando fuori una schiacciata di Zorzi (sarebbe stato il 12-11 per Milano) che pure il giudice di linea aveva giustamente indicato in campo. Un parziale di 8-0 ha consegnato il primo set alla Maxicono e da quel momento Milano ha continuato a lottare con la disperata rassegnazione di chi è convinto alla fine di perdere, mentre Parma con rabbiosa forza di volontà cercava di scaricare in attacco le insidie distraenti di uno scudetto che sentiva sempre più vicino. L'andamento dei set, d'altronde, testimonia come sia stato un gigantesco Bracci a spezzare gli equilibri. Suoi i punti più importanti, così come decisivo è stato nei cambi-palla il giovane Giretto, uno dei pochi giocatori in campo a dar l'impressione di avere ancora energie, non soltanto nervose, da spendere. Lo scudetto rimane dunque a Parma e, nonostante la buona sorte abbia accompagnato la Maxicono nelle fasi decisive (restando ai match di finale basta pensare all'infortunio che ha tolto di scena Stork nella prima partita costringendolo a saltare anche la seconda e al febbrone che ha debilitato Vergnaghi), è vittoria più che legittima, con una nota di merito in più, oltre che per lo strepitoso Bracci, per Bebeto, capace di ovviare alla cessione di Dal Zotto, inventando a turno Giretto, Coreano o Michieletto come sesto uomo spesso decisivo ai fini del risul tato. Giorgio Barberis Maxicono-Misura 3-0 (15-11, 15-8, 15-12). Maxicono (ali. Bebeto): Blangé 2 punti + 3 cambi palla, Bracci 14+18, Giani 4 + 20, Carlao 9 + 16, Giretto 4+17, Gravina 1 + 15; Coreano, Michieletto. Misura (ali. Loza no): Stork 1+3, Tande 7 + 20, Lucchetta 2 + 6, Zorzi 6 + 22, Bertoli 1 + 11, Galli6+ll; Montagnani, Vergnaghi, Pezzullo 2+4, Egeste. Durata set: 39', 33', 47'. Errori battuta: Maxicono 23, Misura 13. Spettatori 6200, incasso 105 milioni.

Luoghi citati: Milano, Parma