Basket e volley 2 scudetti all'Emilia

35 Undicesimo titolo per Bologna, ottavo per Parma (che batte la Misura di Berlusconi) Basket e volley, 2 scudetti all'Emilia La Knorr travolge la Benetton: una festa annunciata BOLOGNA DAL NOSTRO INVIATO La partita-scudetto di Bologna, o piuttosto la gita sociale di fine stagione del dopolavoro trevigiano, è finita dopo appena 5': alle 18 Stefano Rusconi, o la sua controfigura, si era già staccato dalla maglia il triangolino tricolore per consegnarlo a Flavio «Macigno» Carerà, stoicamente in campo nonostante una caviglia in disordine, per conquistare quel titolo che Milano e gli arbitri, anni fa, gli avevano tolto mentre già esultava nello spogliatoio di Livorno. Cinque minuti erano bastati per superare il nervosismo dettato da un pronostico a senso unico e da una festa annunciata: proprio Carerà, un simbolo di questa Knorr che ha fatto dell'umiltà e del collettivo il suo credo, aveva stampato quattro canestri di fila in testa al pivot azzurro. E su quel 16-6, un vantaggio incolmabile per una Benetton che aveva ormai abdicato, la gara si è chiusa. La Knorr voleva azzannare quell' 110 scudetto inseguito per 9 anni, Treviso sognava soltanto le vacanze, chiudere il libro mastro di una stagione in cui le sconfitte cocenti nelle finali europea e tricolore non possono essere certo compensate dalla conquista della Coppa Italia. Chiudere e dimenticare le delusioni, le incomprensioni. In altri sport i due pessimi arbitri avrebbero dovuto interrompere per manifesta inferiorità; qui si è dovuto andare avanti, alla ricerca di recite individuali: il gran bottino dello scatenato Danilovic (11/15) che affondava incontrastato nella difesa veneta; lo strapotere di Carerà (13 rimbalzi) sotto i tabelloni, dove la Knorr faceva il bello e il cattivo tempo (41 a 28 il totale) grazie anche alle 9 palle catturate da Binelli; la prestazione da autentico uomo-squadra di Morandotti (6/7 al tiro, 6 rimbalzi e 5 palle recuperate); la lotta di Brunamonti per mettere anche il suo sigillo sul tabellino, e ci riusciva nel finale; la grintosa tecnica di Coldebella; e Wennington capace persino d'infilare una bomba. E Messina? Implacabile, sempre concentrato, anche quando (un caso?) sembrava far le prove da et schierando per alcuni minuti un quintetto made in Italy, con Brunamonti (ma non è il caso che il capitano ripensi al suo addio all'azzurro?), Coldebella, Moretti, Morandotti e Carerà. Dieci metri più in là Skansi assisteva al tracollo e pareva quasi voler punire i suoi uomini. Stanchi? Primo cambio solo dopo 12' : Pellacani usciva, e per sempre. L'unico a non gradire la gita era Ragazzi: beccava un tecnico per una manata in faccia a Danilovic e anche lui era invitato a non rovinare l'atmosfera. E allora avanti, 30 punti e più sul groppone, fino al 117-83, uno scarto di 34 punti, il più alto mai registrato in una finale scudetto. Ma è un trionfo sacrosanto per la Knorr che eguaglia il record della Simac di Carroll con uno scudetto senza sconfitte nei playoff; per i tifosi (Lucio Dalla in testa) che impazzano per la città; per Messina che ieri ha voluto lasciar la gloria ai suoi meravigliosi giocatori e da oggi dovrà pensare a trasferire il carattere di questa squadra nella sua Nazionale; per il presidente Cazzola che nella bolgia fa un nome su tutti, «Brunamonti», e giura di voler vincere anche in Europa: «Il nucleo base c'è, fortissimo. Per tre o quattro stagioni questi giocatori ci danno una garanzia, ma siamo pronti a consolidare la squadra, a rinforzarla». Ci penserà da oggi, con Bucci. Guido Ercole Knorr-Benetton 117-83. Knorr (ti 22/26): Brunamonti 8 (voto 7), Danilovic 28 (7), Coldebella 14 (7,5), Diacci 2 (sv), Moretti 6 (6), Binelli 8 (7), Wennington 18 (7), Morandotti 18 (7,5), Carerà 13 (8), Brigo 2 (sv). Ali. Messina (9). Benetton (ti 21/29): Mian (5), Iacopini 18 (4), Kukoc 21 (5,5), Ragazzi 8 (6), Pellacani 4 (5), Vianini 8 (4,5), Rusconi 9 (5), Corchiani 15 (5). Ali. Skansi (5). Arbitri: Grossi e Colucci (5).