TG Sette E «Vietato Vietare» solo mille adesioni di Curzio Maltese

E «Vietato Vietare» solo mille adesioni TG E «Vietato Vietare» solo mille adesioni CostanzHE fine ha fatto «Vietato vietare»? A un mese dal drammatico appello lanciato dall'adunata di miliardari al Costanzo Show («sommergete il ministro Pagani con i vostri telegrammi: vietato vietare») una nube di silenzio ha inghiottito il finale. Misteri del villaggio elettronico. Venerdì pomeriggio un gentile funzionario delle Poste mi svela l'enigma: la poderosa campagna «prò telepromozioni», strombazzata da tre reti e cento divi, ha prodotto in tutto mille adesioni. Per essere precisi, 420 telegrammi e 600 cartoline. Una collinetta di buste accatastate sulla scrivania d'un ufficio, in attesa di ordine. Un'inezia se paragonata alla valanga cartacea - migliaia e migliaia di fax - che gli italiani hanno rovesciato in un solo giorno su ministeri e giornali per protestare contro l'assoluzione di Craxi alla Camera. Siamo o non siamo un grande popolo? Il fallimento del '68 prosciuttaro ponzato dai maoisti di Segrate può indurre a varie riflessioni. Michele Serra ha scritto che Berlusconi è una tigre di carta. Può darsi addirittura che le masse televisive non coincidano con le pecore dell'Intervallo, come da anni credono gli esperti di marketing. Di certo, alla Fininvest ci penseranno bene prima di avventurarsi in altri guizzi da quinto potere. Eppure, i conti non tornano. Berlusconi sarà anche una tigre di carta, ma intanto dispone di un potere reale, enorme e incontrollato. Non deve risponderne più ai vecchi partiti che gliel'hanno concesso, né ai nuovi che fanno la fila davanti alle telecamere. E non uno, tra i cosiddetti volti nuovi, sempre pronti ad attaccare la tiritera del «tutti a casa» e «morte alla partitocrazia», che accenni sia pure di sfuggita alla necessità di una riforma del sistema televisivo, creatura prediletta dei partiti. Non uno storico da talk show che infili, tra una chiacchiera e l'altra, la banale verità che la lottizzazione in Italia ha fatto più danni delle tangenti. Non un politologo, di quelli impegnati in furiose diatribe sull'uninominale «secca» o a due turni, che mediti su quale gigantesco «mercato delle vacche» sia diventata già oggi la video-politica. E chissà, infine, se dopo averci fatto votare sul ministero dell'Agricoltura e la caccia alla cinciallegra, nFerrara ni qualche club referendario ci darà l'opportunità di abrogare anche l'inutile tripartizione della Rai e gli sprechi conseguenti, l'assurda legge Mammì, il finanziamento pùbblico a Toto Cutugno e di stabilire la reintroduzione della modica quantità di reti per Silvio Berlusconi, vero titolare del Ministero dello Spettacolo. Nel silenzio degli intellettuali che da decenni si pongono il tragico dilemma se sia giusto o meno per loro guardare la tv e magari farsi invitare per presentare il libro come se ce ne fregasse qualcosa - la televisione è diventata l'ago della bussola democratica. C'è da fidarsi? La Rai, se ancora esiste, è ormai un guazzabuglio di province in guerra, rette da satrapi rissosi. Berlusconi è un esempio unico al mondo di autocrate dell'etere. Con l'eccezione forse del brasiliano Marinilo (Rede Globo), quello che un giorno s'è inventato l'indilllk. menticabile presidente Collor de Mel lo. L'Italia non è il Brasile, Berlusconi non sarà Marinho. Da quando non segue più il Caf (Craxi, Andreotti, Forlani), non ha sbagliato una mossa. Il Tg5 è il migliore dei tiggì, il più vivace. Ha sorpassato il Tgl perché ha frenato di meno sui dossi di Tangentopoli: tanta cronaca, pochi commenti. Gli opinionisti di corte, Sgarbi, Ferrara o Damato, ingaggiati per liberare Mentana dal «lavoro sporco» e impopolare (insulto ai giudici, difesa a oltranza di Craxi e amici), sono abbandonati a se stessi. Parlano da soli, come dalla cassetta di verdura dell'Hyde Park Corner. I più rapidi di riflessi, come Costanzo, hanno da tempo cambiato lo spartito. Berlusconi forse è contento così. Gli può bastare d'aver demolito in un anno l'eterno primato delle news di Stato, facendo di Canale 5 una grande rete di informazione. Nessuno dei suoi nemici, spesso annebbiati dal livore, l'avrebbe creduto capace di tanto. Può fermarsi e stare a guardare il nuovo che avanza, senza cullare sogni pericolosi. Ma il potere se uno ce l'ha, prima o poi lo usa. Chissà di che cosa parlano in questi giorni ad Arcore, chissà se guardando fuori vedono soltanto i prati della Brianza, o non s'immaginano, come il Gadda della Cognizione, che sia una foresta sudamericana. Curzio Maltese sse^J lllk. ni Costanzo Ferrara

Luoghi citati: Arcore, Brasile, Italia, Mel, Mentana, Segrate