Lite tra clan regionali Sangue nella caserma

Cosenza, militare ucciso da coetaneo Cosenza, militare ucciso da coetaneo Lite tra clan regionali Sangue nella caserma Giovani bersaglieri siciliani e calabresi protagonisti di un regolamento di conti COSENZA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Sangue in caserma: un giovane è morto con il cuore spaccato da una coltellata, vibratagli da un ragazzo che, come lui, vestiva una divisa. E' accaduto l'altra sera nella caserma del sessantasettesimo battaglione bersaglieri «Fagarè» di stanza a Cosenza. Una morte assurda come epilogo di una serie di contrasti, di dispetti tra militari di leva, dello stesso corpo ma di regioni diverse: Calabria e Sicilia. Tra i due gruppi, ormai da settimane, si erano determinati contrasti, dovuti a quelli che qualcuno dei militari calabresi ora definisce soltanto «sfottò da camerata», ma che i giovani siciliani non gradivano e che sono costati la vita di un giovane. La vittima è Rosario Lo Faro, 19 anni, di Soriano Calabro. Ad ucciderlo è stato Vincenzo De Caro, stessa età, di Licata, in provincia di Agrigento. Il giorno dopo l'assurdo delitto c'è chi sostiene che siano entrambi vittime. Vittime di una rivalità assurda che da alcune settimane regna tra i bersaglieri del 67° battaglione «Fagarè». Tutta colpa della regione di provenienza. «Non si trattava di casi di "nonnismo" vero e proprio», ha detto uno dei funzionari della squadra mobile di Cosenza che ha lavorato alla soluzione del caso. «Piuttosto soltanto di sfottò che qualcuno accettava e qualcun altro meno». Così, quando le cose sono andate oltre, i due gruppi hanno deciso di arrivare ad un chiarimento. Chiarimento che è stato tragico. Il luogo scelto Lite con morto ra bersaglieri dai due gruppi per vedere chi dovesse smetterla è stato il parcheggio sotterraneo della stazione ferroviaria cittadina. Un luogo scelto apposta: pressoché deserto, pochissimo illuminato. Insomma il luogo adatto dove poter arrivare magari ad una scazzottata. Ma niente di più, almeno nelle intenzioni. Gli schieramenti si sono subito fronteggiati. E' volato il primo insulto, poi un altro ed un altro ancora. Lo scontro - al quale hanno preso parte tre giovani, con gli altri pronti a intervenire - è stato brevissimo, ma cruento. De Caro, anziché con i pugni, ha deciso di farsi giustizia a colpi di coltello. Il primo ha trapassato la mano di Rosario Lo Faro, tesa in un disperato tentativo di difesa; l'altro ha raggiunto il cuore, uccidendolo. Quando è stato trovato dagli agenti della squadra mobile Vincenzo De Caro ha dapprima cercato di negare tutto. Ma addosso gli agenti gli hanno trovato il coltello ancora sporco di sangue. Al giovane bersagliere non è rimasto altro che confessare: «Sì, l'ho colpito io. Ma non lo volevo ammazzare, è stata una disgrazia». Il giovane, dopo essere stato sentito dal sostituto procuratore della Repubblica Mario Spagnuolo, è stato portato nel carcere di Cosenza. La mobile ha potuto ricostruire l'accaduto, sulla base dell'interrogatorio cui è stato sottoposto l'omicida e delle deposizioni rese da altri militari di leva, coinvolti nelle vicenda. Poche ore per ricostruire il puzzle di un delitto assurdo. Diego Minuti Lite con morto tra bersaglieri

Persone citate: De Caro, Diego Minuti, Mario Spagnuolo, Rosario Lo Faro, Vincenzo De Caro

Luoghi citati: Agrigento, Calabria, Cosenza, Licata, Sicilia, Soriano Calabro