Nuove ricerche confermano i bambini teledipendenti diventano adulti aggressivi

VIOLENZA IN TV VIOLENZA IN TV Nuove ricerche confermano i bambini teledipendenti diventano adulti aggressivi UN numero crescente di genitori, educatori e psicologi incomincia a preoccuparsi per il deteriorarsi dei programmi che i bambini vedono in tv. Tutta la violenza cui assistono per ore, ha effetti negativi sul loro sviluppo e i rapporti con gli altri? Il filosofo inglese Karl Popper ha lanciato tempo fa un appello allarmato per la teledipendenza di molti bambini inglesi: ma questa condizione è comune anche a molti bambini italiani. Il giornale dell'Associazione Medica Americana, «Jama», ha recentemente pubblicato uno studio da cui risulterebbe che alla diffusione della violenza contribuisce in modo sostanziale la televisione. Lo studio ha preso in considerazione due casi: quello del Sud Africa e quello degli Stati Uniti. In Sud Africa la tv è stata introdotta soltanto nel 1975, in quanto i bianchi di origine olandese temevano di essere sopraffatti dalla cultura della minoranza di origine inglese. Fino a quella data il tasso di omicidi tra bianchi era rimasto a un livello di 2,5 per 100.000 abitanti bianchi, ma a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta esso è schizzato a 130. Secondo i ricercatori questa impennata di violenza è strettamente legata al fatto che i bambini che avevano assistito alla violenza televisiva per 1015 anni hanno poi cominciato a mettere in pratica i loro apprendimenti, una volta diventati giovani adulti. Sarebbe questa la spiegazione più logica in quanto dopò 10-15 anni si è verificato ciò che era già avvenuto negli Usa sul finire degli Anni 60, quando aumentarono gli omicidi e i delitti commessi da giovani adulti bianchi, esposti al televisore già a partire dagli anni Quaranta. I risultati di questo studio sono interessanti, anche se esso non chiarisce, in realtà, se sono soltanto le scene di violenza osservate in tv a produrre comportamenti antisociali nei giovani o non piuttosto un insieme di condizioni che vanno al di là di esse, né che ruolo hanno i fattori individuali nel predisporre i giovani spettatori a lasciarsi influenzare dalla tv. A queste domande hanno cercato di rispondere alcuni studi condotti su bambini emotivamente disturbati e non (in Journal of Child Psychology and Psychiatry] di età fra i 6 e i 9 anni. In questi studi sono stati messi a confronto gli effetti di spettacoli televisivi basati su storie violente con quelli di spettacoli basati su storie non violente: si trattava, in entrambi i casi, di spettacoli per la tv dedicati ai bambini. Un primo risultato è che, dopo aver visto il programma, potevano comparire comporta- Oltre alla spiegazione biofisica, ce n'è anche una tecnologica. Una parte dell'alterazione della nòstra voce può dipendere infatti dal materiale utilizzato per la registrazione, che dermina la perdita di alcune frequenze o la creazione di un'equaliz- menti agitati o aggressivi che non erano in stretta relazione con gli spettacoli violenti. Anche gli spettacoli non violenti potevano creare uno stato di irritabilità negli spettatori se avevano le seguenti caratteristiche: a) situazioni che creavano una forte suspense e quindi uno stato di eccitazione prolungata; b) programmi noiosi che producevano una sorta di insoddisfazione che in seguito poteva «scaricarsi» in comportamenti antisociali. Infine, certi programmi dal contenuto violento potevano non innalzare i comportamenti aggressivi dei giovani spettatori, in quanto facevano capo (come certi cartoni animati) a situazioni umoristiche o troppo poco realistiche per essere credibili. Ne deriva che non è soltanto la trama o il tema di un programma ad avere rilievo ma il modo in cui vengono rappresentati, nonché la durata del coinvolgimento infantile in questo tipo di spettacoli e situazioni: l'azione, i movimenti rapidi, il gioco continuo dei chiaroscuri, la frammentarietà della narrazione e la suspense possono creare uno stato di intensa tensione. E' il vedere molti programmi più che la loro qualità a esercitare un effetto sull'emotività degli spettatori: se infatti questa viene troppo sollecitata si può creare uno stato di ansia diffuso che non soltanto produce irritazione ma può avere anche effetti cognitivi. Le troppe informazioni non vengono assimilate in modo differenziato dal bambino e la sua capacità simbolica e razionale viene inibita: il che dà luogo a un circolo vizioso. Il giovane spettatore tende ad abbandonarsi sempre più all'ambito che gli è congeniale, quello emotivo, e a entrare quindi in maggior risonanza con le situazioni che nutrono la sua emotività. ..." Questi effetti riguardavano però soprattutto i bambini «emotivamente disturbati», i quali sono anche quelli che vedono un maggior numero di ore la tv, che imitano di più i loro personaggi preferiti e che sono più propensi a credere che il contenuto dei programmi sia realistico. Sebbene esista una diversa reattività tra i bambini agli spettacoli televisivi e sebbene la televisione non possa essere certamente considerata l'unica responsabile dei comportamenti antisociali dei giovani spettatori (molta violenza si apprende nella vita reale), gli autori di questi studi raccomandano di non alterare troppo i ritmi di vita dei bambini con un consumo eccessivo di televisione. Anna Oliverio Ferraris Università «La Sapienza», Roma CHI SA RISPONDERE Chi vuole riprovare con due domande della settimana scorsa? ■ Perché in molte persone barba e capelli diventano bianchi, mentre le sopracciglia restano nere? ■ E' vero che l'energia necessaria per costruire e poi smantellare una centrale nucleare è superiore a quella prodotta? ■ Perché non ci sono campioni di colore nel nuoto? Aldo Benino ■ In quali composti chimici si degradano gli elementi inquinanti emessi dalle automobili ancora prive di marmitta catalitica? Paolo Oddone Risposte a: «La Stampa-Tuttoscienze», via Marenco 32, 10126 Torino. Oppure al fax 011-65.68.688, indicando «TTS» zazione (la voce maschile ha una frequenza che varia tra i 100 e i 125 Hz, quella femminile tra i 200 e i 250 Hz, anche se nel canto un basso può arrivare a 65 e un soprano a 1000). Enrico Eynard Pinerólo (TO)

Persone citate: Anna Oliverio Ferraris, Enrico Eynard, Jama, Karl Popper, Paolo Oddone

Luoghi citati: Roma, Stati Uniti, Sud Africa, Torino, Usa