Firenze alza le vecchie bandiere

Oggi contro il Parma, nell'anticipo della A, i viola si giocano il futuro Oggi contro il Parma, nell'anticipo della A, i viola si giocano il futuro Firenze alza le vecchie bandiere Chiarugi-Antognoni, ultima arma salvezza FIRENZE. Tre uomini per una storia maledetta. Tre uomini diversi, eppure accomunati da paure e speranze. Mario Cecchi Gori, il presidente, che faticosamente sposta i suoi cento chili da Roma a Firenze per dare forza ad una squadra anemica e distratta da agguati e polemiche. Giancarlo Antognoni, ragazzo degli Anni Settanta, bello e sfortunato, bandiera di una città senza vittorie. Infine Luciano Chiarugi, ex sessantottino del pallone, tutto riccioli e presunte bizze, tanto da diventare «cavallo pazzo». Sono gli ultimi baluardi di una Fiorentina disperata, che sente la B alle calcagno, che cerca di fuggire. Erano tutti lì, ieri, accanto alla Fiorentina delle delusioni. Appuntamento nel ritiro del Centro tecnico federale di Coverciano. I tre facevano tenerezza. Il presidente Mario Cecchi Gori con la giacca stazzonata e sformata dal lungo viaggio, il fiato corto, appoggiato ad un palo della porta difesa da Mannini, testimoniava della presenza della società. E' a pezzi il presidente-produttore. Altro che cinema, stelline e celluloide. Il calcio tritatutto lo ha invecchiato di dieci anni. Sta accanto alla squadra, ma è anche infuriato. Ha speso miliardi e rischia la B, aveva portato un allenatore che stimava e i giocatori hanno contribuito a farlo fuori. Prima di una breve conferenza stampa, dalle tasche della giacca fa emergere una lettera spiegazzata, quasi consumata dalla lettura. E' una lettera di Aldo Agroppi: «Caro presidente, la mia tristezza è grande, ma non tanto per l'avvenuto esonero, ma più semplicemente per non averle dato le soddisfazioni che meritava, per lei ho sofferto, pur di vederla sereno avrei fatto qualunque cosa, la porterò sempre nel mio cuore...». Mario Cecchi Gori l'ha portata fino a Firenze e la consegna alla stampa mormorando: «Questa è una lezione di civiltà. Io non sono un mangiaallenatori e volevo bene ad Agroppi. Ma la squadra non lo gradiva. Ora non è il momento della rabbia, ora è il momento di salvarsi. Se i giocatori batteranno il Parma li ringrazierò, ma a fine stagione valuteremo tutto quello che è successo in questo campionato. E qualcosa cambieremo...». Ed aggiunge, come ulteriore monito alla squadra: «Ora tocca a loro. Hanno il futuro nelle mani, anzi, nei piedi». Accanto a lui, Giancarlo Antognoni. Una volta era la bandiera di Firenze, amato dalla gente, ferocemente preso in giro dagli addetti ai lavori che gli sussurravano dietro: «Avesse anche la parola, sarebbe perfetto». Lui ha superato anche questo. E' rimasto a Firenze sino ad essere imposto (dagli ultras) agli stessi Pontello che lo avevano cacciato. Pochi giorni prima, un uomo di calcio come Previdi ci ha confidato: «E' di- ventato un vero dirigente. Forse è troppo buono e la gente lo incastra. Ma quella sua aria da poco vispo diventerà la sua arma vincente. Se diventa un pizzico cattivo, farà grande strada». Ora sa di dover fare il parafulmine, l'ombrello protettivo dei Cecchi Gori. Ha accettato e domani otterà dalle curve un tifo scatenato. I capi tifosi gli hanno gridato: «Con te anche in serie C». Lui ha ringraziato e replicato: «I tifosi sono demoralizzati, ma la squadra reagirà. Effenberg sarà l'uomo-partita. Disputerà una grande gara. Io? Faccio il dirigente, sento questa gara, ma non come quando giocavo. Allora potevo predeterminare un risultato, ora devo aspettare gli altri». Il terzo uomo si chiama Luciano Chiarugi. Impettito, qual¬ che chilo in più, lievita ogni ora vivendo quest'avventura come un sogno. E' ancora il ragazzo della «Fiat 850 coupé» rossa. Ha l'entusiasmo della «Fiorentina yé-ye», e forse una dose d'incoscienza: «Sono più emozionato del giorno del debutto in A. Era il 30 gennaio del 1966, BresciaFiorentina. Finì 2-1 per noi ed io procurai... il mio primo calcio di rigore. Mi marcava Enzo Robotti. Diventai "cavallo pazzo", un soprannome che non amo. Io sono un uomo tranquillo. Ma è anche il giorno in cui finalmente cancellerò quel 1972, quando la Fiorentina mi cedette al Milan. Ero disperato, non mangiavo, solo quel grande uomo che è stato Nereo Rocco seppe recuperarmi al calcio». Sono i tre pilastri sui quali si appoggia questa malferma Fio¬ rentina. Le radici del passato che si conficcano nel presente. Dietro di loro, come un fantasma, un quarto uomo. Aldo Agroppi che da Piombino ha inviato un telegramma proprio a Chiarugi e Antognoni: «A voi e alla squadra tutta un affettuoso in bocca al lupo». Ma il Parma non si farà contagiare da questo clima malinconico.e drammatico. Scala vuole andare in Uefa, non si fa frenare più di tanto dalla finale europea di Wembley. Giocherà con due punte, utilizzando Pizzi in posizione più avanzata. E' un messaggio chiarissimo. Condivide con Chiarugi e Antognoni antichi ricordi comuni. Ma il calcio delle bandiere e dei buoni sentimenti ha già svoltato l'angolo. Alessandro Rialti Commossa lettera di Agroppi a Cecchi Gori: «Lei sarà sempre nel mio cuore» RAI2 ORE 20,25 Fiorentina Parma MANNINI 1 BALLOTTA CARNASCIALI 2 BENARRIVO LUPPI 3 DICHIARA DIMAURO 4 MINOTTI JACHINI 5 APOLLONI PIOLI 6 GRUN EFFENBERG 7 MELLI LAUDRUP 8 ZORATTO BATISTUTA 9 OSIO ORLANDO 10 PIN BAIANO 11 BROUN Arbitro: PAlRETTO LUCI 12 TAFFAREL FACCENDA 13 MATRECANO DELL'OGLIO 14 PULGA CAROBBI 15 FERRANTE BARTOLELU 16 PIZZI Chiarugi e Antognoni, due assi viola dei bei tempi, durante una partita di beneficenza; Cecchi Gori, sotto, spera in loro per la salvezza Classifica: Milan p. 44; Inter 40; Lazio, Juventus e Parma 34; Sampdoria 33; Torino e Atalanta 31 ; Cagliari 30; Roma e Napoli 29; Foggia 28; Fiorentina e Genoa 25; Udinese 24; Brescia 22; Ancona 17; Pescara 12.