Manca accusa Santoro per la lettera di Casserà di Enrico Manca
Gabriele è agro e violento come la terra in cui è nato Polemica subito dopo «Il rosso e il nero». Manca accusa Santoro per la lettera di Casserà Tangenti da un imprenditore mafioso? L'ex presidente Rai: «Una scorrettezza» ROMA DALLA REDAZIONE Rischia di finire in tribunale la polemica tra Enrico Manca e Michele Santoro, già anticipata in diretta durante la trasmissione «Il rosso e il nero» di giovedì sera. L'ex presidente della Rai ha scritto una lettera molto dura al conduttore della terza rete, concludendo che intende rivolgersi alla magistratura dopo aver coinvolto nella vicenda il presidente della commissione di vigilanza, il presidente e il direttore generale Rai. Manca è intenzionato a chiedere un «risarcimento il cui importo sarà devoluto alla scuola di formazione dei giornalisti radio tv di Perugia. Durante la puntata de «Il rosso e il nero» Santoro aveva mostrato un documento, un «appunto» redatto dal vicequestore Ninni Cassare (ucciso dalla mafia nel 1985) nel novembre del 1983. In quell'appunto Cassare riferisce ad un interlocutore sconosciuto (non si sa a chi fosse diretto perché manca il nome del destinatario) i sospetti della magistratura torinese a proposito di una storia di tangenti versate al psi da un imprenditore siciliano in odore di mafia. L'appunto conteneva anche i nomi di alcuni dei beneficiari della ipotetica tangente. Tra questi, quello di Manca come rappresentante della corrente di sinistra del psi, quelli di Signorile e Benvenuto e quello di Craxi. Santoro ha precisato che per nessuno dei politici chiamati Michele Santor in causa i giudici avevano chiesto provvedimenti di alcun genere. Insomma, le indagini condotte dai giudici di Torino si arenarono, anche se la circostanza del pagamento di 120 milioni per il psi sarebbe stata in seguito ammessa dal finanziere Ferdinando Mach di Palmestein. La precisazione di Santoro, tuttavia, non è riuscita a contenere il risentimento di Manca che nella lettera parla di «scorrettezza giornalistica» e specifica che «tutto quanto è avvenuto cozza con la civiltà dell'informazione» oltre che con il «codice deontologico più volte richiamato della tv pubblica». L'appunto - insiste Manca - risale a dieci anni fa e «nel corso di tutto questo tempo non solo non vi è stata alcuna iniziativa della magistratura nei miei confronti ma neanche ho avuto notizia di ciò che ho appreso dalla trasmissione di giovedì sera». Santoro ha risposto con un'altra lettera nella quale afferma che «l'appunto di Ninni Cassare era inedito e conteneva motivi di interesse». Il conduttore rivela che a sollecitare l'interessamento di Cassare per quella vicenda sarebbe stato Giovanni Falcone e ripete che nel corso della trasmissione è stato più volte precisato il risultato negativo di quelle indagini. La lettera si chiude con un invito «ad un chiarimento e le confermo perciò l'invito già rivoltole in trasmissione. A meno che lei non abbia già deciso irrevocabilmente di adire le vie legali». Manca ha accettato l'invito di Santoro: a convincerlo è stata una lunga telefonata con il direttore del Tg3 Curzi. Michele Santoro
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