L'Italia si mette in coda per parlare con l'aldilà

Ascoltare i morti: boom di tecniche paranormali, psicofonia e scrittura ispirata Ascoltare i morti: boom di tecniche paranormali, psicofonia e scrittura ispirata L'Italia si mette in coda per parlare con l'aldilà Niente tavolini, nessun medium in trance. Solo un registratore e una radio, oppure una penna e un foglio di carta. In termini tecnici si chiamano psicofonia (o metafonia) e scrittura automatica. Una signora quasi settantenne sostiene di ricevere tutte le notti messaggi via etere dal primo grande amore della sua vita, morto in Indocina nel 1951: agli scettici risponde che l'esperienza le è costata la separazione dal marito, troppo geloso per dividere il suo affetto con il fantasma. Ma c'è anche una coppia di cinquantenni che racconta di comunicare con i rispettivi suoceri da 15 anni, e una vedova che dice di vivere con il marito scomparso: «Quando vuole parlarmi sento un richiamo perentorio e la mia mano si mette a scrivere automaticamente, ovunque io sia». Testimonianze, «Noi parliamo con l'aldilà». «Gente Mese» di maggio ne ha fatto un numero monografico, col sottotitolo «potete parlarci anche voi, i numeri di telefono, gli indirizzi». Non che componendo uno dei numeri consigliati dal giornale risponda la nonna morta nel 1974: rispondono le persone che in Italia si occupano di psicofonia e scrittura ispirata. E sono migliaia i sostenitori di queste tecniche, riuniti in gruppi, con un convegno annuale che li raduna tutti a Cattolica. Là si raccontano «contatti», accolgono «nella certezza della vita eterna nuovi fedeli, distrutti per la scomparsa di una persona cara». Con il dolore della gente non si deve scherzare, dice Mario Mancigotti, 70 anni, pensionato Sip che ha perso la figlia ventenne nel 1983 e da allora è animatore del gruppo «Movimento per la speranza». Spiega Mancigotti che a lui si rivolgono genitori dispe- rati: «Ho conosciuto le mamme delle vittime della Moby Prince, quelle di ragazzi morti dopo la discoteca, padri che non si rassegnavano al suicidio dei figli. E' vero, non si può escludere che in certi casi l'esperienza del dialogo con una persona scomparsa sia suggestione. Ma io dico che l'albero si giudica dai frutti, e se la suggestione serve a lenire il dolore tanto mi basta». L'interesse per il mondo occulto è tanto più presente quanto più un individuo subisce prevaricazioni nella vita reale: in quel mondo nascosto si annida la possibilità di una giustizia maggiore. Lo spiega lo psicoanalista, il professor Aldo Carotenuto: «Ci si rivolge ai morti come a un rifugio. Dal punto di vista psicologico, il fare domande a un morto significa fare domande a se stessi. E le risposte sono quelle che i soggetti si danno. I dialoghi con "entità ultraterrene" non esistono dal punto di vista razionale, ma esistono come verità psicologiche. Da che mondo e mondo l'uomo dialoga con gli spiriti. E la cosa è spiegabile in funzione dell'ipotesi del subconscio: il subconscio è il demone, o l'angelo, che detta i messaggi. Non sono miracoli le registrazioni di voci su nastro o la scrittura automatica: la doppia personalità, conscia e inconscia, vive su livelli simultanei». A questa tesi razionale Mario Mancigotti contrappone «la storia». E racconta di padre Agostino Gemelli, fondatore dell'Università cattolica del Sacro Cuore di Milano, che durante le sue sperimentazioni di oscillografia con un magnetofono «Geloso» registrò casualmente la voce di suo padre defunto da anni. E che cosa gli disse, Mancigotti? «E' agli atti. Gli disse: "Aggiusta quel filo, testone". Era il 17 settembre 1952, e il nastro fu ascoltato in udienza privata anche dal papa Pio XII. Eppure certi sacerdoti continuano a credere che le voci che sentiamo siano quelle dei demoni. Purtroppo, non esistono prove scientifiche sull'autenticità di quanto affermiamo». Il professor Carotenuto dice che chi pratica il paranormale rifiuta le verifiche. E' vero, signor Mancigotti? «Prove non ne avremo mai in senso assoluto, altrimenti non ci sarebbe bisogno della fede. Ma anche la fede a volte da sola non basta a superare certi momenti, al contrario di quanto sostiene la Chiesa. E poi si può non averla, oppure perderla travolti dal dolore. Molte delle persone che si sono accostate a noi l'hanno trovata, ritrovata, raffo»zata. La nostra è una specie di missione. C'è bisogno di segni per credere, Gesù Cristo a San Tommaso ha concesso di toccare con mano». I suoi segni sono i dialoghi con sua figlia? «Certo, dialoghi veri, la sua voce mi arriva attraverso la radio, che è un apparecchio ricevente. Non è il mio subconscio, è lei a parlarmi». Plausibile? Cecilia Gatto Tracchi, docente di antropologia culturale a Perugia, dice che i trobiandesi (abitanti di un arcipelago-delia Nuova Guinea) credono che siano gli spiriti degli antenati a fecondare le donne, e questo «significa sentire vivi i morti, con una presenza tangibile». La qual cosa è diritto sacrosanto di chi ha subito l'insulto di perdere una persona amata: «Solo noi occidentali la risolviamo con un bel funerale. Ben venga chi non dimentica e non perde il contatto». Contatto? Vuole dire che le voci sono realmente quelle dei morti? «Realmente? Che cosa è reale?». Eva Ferrerò Le voci arrivano via radio «E' opera del subconscio» Un momento di una seduta spiritica e, a destra, Mario Mancigotti animatore di uno dei gruppi che praticano la psicofonia e la scrittura automatica

Persone citate: Agostino Gemelli, Aldo Carotenuto, Carotenuto, Cecilia Gatto Tracchi, Gesù, Mario Mancigotti, Pio Xii

Luoghi citati: Cattolica, Indocina, Italia, Milano, Nuova Guinea, Perugia, San Tommaso